Si tratta del complesso cinquecentesco più importante di tutta la Bassa, ricostruito su edifici preesistenti nel 1548, come ricorda un'iscrizione e attribuito alla mano di Michele Sanmicheli. Alla grande corte antistante la villa si accede da un monumentale portale a bugnato, ricavato sotto una torre colombara coronata da cuspidi e raccordata da volute e cuspidi alle adiacenze laterali. Grandi edifici rustici a portico circondano due lati della corte e si concludono con una torre colombara simile a quella d'ingresso.

L'edificio padronale è segnato al pianterreno da un portico a tre fornici accostato da due piccole finestre. Dopo due fasce marcapiano si eleva il piano nobile, segnato da quattro finestre architravate con una pronunciata cornice. Al di sopra di una terza fascia marcapiano si aprono i quattro finestrini dei solai. Quattro mascheroni attribuiti a Bartolomeo Ridolfi segnano gli spigoli del palazzo nel terzo piano, sormontato da quattro pesanti cuspidi agli angoli. Più semplice la facciata che guarda verso il giardino, con un semplice portale ad arco terreno sormontato da balcone. Tutti e quattro i lati della villa erano un tempo decorati da affreschi a monocromo con soggetto mitologico dipinti da Domenico Brusasorzi.

Anche all'interno il salone centrale e le sale laterali con volta a vela recano fasce affrescate cinquecentesche, fortemente riprese dal restauro eseguito all'inizio del Novecento quando fu costruito anche l'attuale salone. Due cariatidi che ornano il pozzo e due singolari sculture che formano l'accesso al giardino segreto, a sinistra della villa, provengono probabilmente da camini smontati nel restauro novecentesco, quando la villa dai conti Marogna passò alla famiglia Romani.

Da "GUIDA DEMETRA ALLE VILLE VENETE" (Francesco Monicelli - Sonia Montagner) - Edizioni DEMETRA.