Inquisizione di Stato

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Inquisizione di Stato ed Inquisizione ecclesiastica nella Repubblica di Venezia

DA VENERDI' 7 MARZO 2003 A VENERDI' 28 MARZO 2003 - ORE 21.00 (Palazzo Maggi)
INQUISIZIONE DI STATO 
INQUISIZIONE ECCLESIASTICA
nella
Repubblica di Venezia

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VENERDI' 7 MARZO 2003 - ORE 21.00 * Inquisizione di Stato ed Inquisizione ecclesiastica nella Repubblica di Venezia. RELATORE: Prof. Leonida Tedoldi - Università degli Studi di Verona.

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VENERDI' 14 MARZO 2003 - ORE 21.00 * "Diaboliche operazioni". La figura del nobile tiranno nelle carte processuali della seconda metà del XVI secolo. RELATORE: Dott. Mauro Vigato - Ricercatore.

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VENERDI' 21 MARZO 2003 - ORE 21.00 * Inquisitori, streghe e libri di magia nelle Repubblica di Venezia tra Seicento e Settecento. RELATORE: Dott. Federico Barbierato - Università degli Studi di Padova - Redazione di http://www.storiadivenezia.it

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VENERDI' 28 MARZO 2003 - ORE 21.00 * Artisti inquisiti: dall'eresia all'eversione nei secoli XVII - XVIII. RELATORE: Prof.ssa Loredana Olivato - Università degli Studi di Verona.

A cura di Leonida Tedoldi (Università degli Studi di Verona)
A tutti i partecipanti sarà rilasciato, su richiesta, l'attestato di partecipazione.

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LEONIDA TEDOLDI

Leonida Tedoldi (Brescia, 1965), insegna Storia delle Istituzioni politiche e sociali all'Università di Verona ed è dottore di ricerca in Storia sociale europea all'Università di "Ca' Foscari" di Venezia. Ha frequentato l'Università di Lovanio in Belgio ed è stato visiting fellow al Departamento de Historia moderna y contemparanea dell'Università di Málaga (Spagna) e al Centre for Urban History dell'Università di Leicester (UK). E' socio del Centre for Urban History di Leicester e della Society for Spanish and Portugeuse Historical Studies.

Articoli più recenti

- Tra immigrazione e integrazione sociale. La cittadinanza "creata" a Brescia in età veneta (secc. XVI-XVIII), in "Società e storia", 93, 2001, pp. 439-462.

- "Occhiali pei litiganti". Un primo profilo istituzionale e normativo delle professioni legali dagli antichi stati italiani al Regno d'Italia napoleonico (1750-1815), in "Le carte e la storia", 2/2001, pp. 35-53.

- Secrecy, Justice and Courts: Venetian Inquisitorial System of the 'Council of Ten' (centuries XVI-XVIII), in Das Geheimnis am Beginn der europäischen Moderne, hrsg. von Gisela Engel, Brita Rang, Klaus Reichert und Heide Wunder in Zusammenarbeit mit Jonathan Elukin, V. Klostermann, Frankfurt am Mein, 2002, pp. 101-116.

- La Casa di Dio, in I ricoveri della città. Storia delle istituzioni di assistenza e beneficenza a Brescia (secoli XVI-XX), a cura di Daniele Montanari e Sergio Onger, Brescia, Grafo, 2002, pp. 97-116.

Monografie

1) Diritto di "terra". Statuti, istituzioni e società a Brescia in epoca veneta (con riproduzione anastatica dell'edizione statutaria bresciana del 1722), Cooperativa Libraria Universitaria Bresciana editrice, Brescia, 1997.

2) Del Difendere. Avvocati e procuratori a Brescia e Verona tra la Repubblica di Venezia e l'età napoleonica, F. Angeli editore, Milano, 1999.

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MAURO VIGATO

"Diaboliche operationi". La figura del nobile tiranno nelle carte processuali della seconda metà del XVI secolo

A partire dagli anni '70 del XVI secolo le fonti giudiziarie iniziano a segnalare l'emergere della figura del nobile "tiranno", accusato o riconosciuto colpevole di stupri, omicidi, bastonate, furti ai danni di singoli e di intere collettività. Sovente le gesta di tali personaggi vengono alla luce solo dopo lunghe e reiterate violenze grazie ad una supplica delle parti offese che avvia il meccanismo giudiziario che porta al processo. Pur nelle specifiche peculiarità e contesti, queste figure sembrano caratterizzate da alcuni tratti comuni quali l'appartenenza aristocratica e cittadina, la ricchezza, una solida rete di alleanze e parentele; ma anche la costante presenza, al loro fianco, di uomini armati, di "bravi" pronti ad eseguire qualsiasi ordine venisse loro impartito. Ne emergono situazioni permeate da forme estreme di violenza e prevaricazione, dalla paura degli offesi a presentare le denuncie e dei testi a fornire le testimonianze, dalle difficoltà a far procedere l'iter giudiziario presso i tribunali cittadini per la grande influenza che costoro vi potevano esercitare. L'intervento delle magistrature centrali, alle quali sovente le vittime si rivolgevano, attraverso i meccanismi della delega dei processi alle corti pretorie di Terraferma consentivano di superare questi ostacoli: ecco allora emergere, dalle deposizioni dei testi, anche il contesto sociale e antropologico che faceva da sfondo a queste vicende. Le "diaboliche operationi" di questi personaggi appaiono spesso correlate a fenomeni di più ampio impatto sociale quali il banditismo - in forte espansione in questi decenni - e l'incremento numerico di personaggi disposti a servire "manu armata" in qualità di "bravi".  In certi casi sono il segno tangibile dell'irrequietezza "eversiva" che serpeggiava in alcuni settori della nobiltà di Terraferma nei confronti dei tentativi delle autorità veneziane di limitarne o circoscriverne il potere. Più spesso, questi tentativi di imporre con la violenza bruta il proprio dominio appaiono come una "risposta" estrema alle trasformazioni del tessuto socio economico di quei decenni, per l'ascesa di nuove famiglie e per il costituirsi, nell'ambito delle stesse comunità rurali, di gruppi dirigenti meno disposti a subire il tradizionale "controllo" su base clientelare imposto fino a quel momento dall'aristocrazia al mondo rurale. 

Curriculum

MAURO VIGATO si è laureato in Storia a Venezia. Ha pubblicato diversi articoli tra i quali Gli estimi padovani tra XVI e XVII secolo ("Società e Storia", 3, 1989); La guerra veneto-arciducale di Gradisca (1615-1617) ("Ce fastu?", LXX - 1994/2); Una donna "di cattivo concetto". Processo a Gasparina Collavich (1768-1771) ("Acta Histriae", IV (1996); Il "tiranno" di Tribano. Onore famigliare e onore individuale da un processo padovano di fine '500 ("Acta Histriae", X (2000).

Ha inoltre pubblicato i volumi Il monastero di S. Maria delle Carceri, i comuni di Gazzo e Vighizzolo, la comunità atestina. Trasformazioni ambientali e dinamiche socio-economiche in un'area del basso Padovano tra medioevo ed età moderna (Comune di Carceri 1997), e Castelfranco. Società, ambiente, economia dalle fonti fiscali di una podesteria trevigiana tra XV e XVI secolo (Ed. Fondazione Benetton Studi Ricerche / Canova, Treviso 2001). 

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FEDERICO BARBIERATO

Inquisitori, streghe e libri di magia nella Repubblica di Venezia tra Seicento e Settecento

Streghe e stregoni si radunavano di notte, generalmente in luoghi solitari, nei campi o sui monti. Talvolta arrivavano volando, dopo essersi spalmato il corpo di unguenti, a cavallo di bastoni o di manici di scopa; talvolta invece in groppa ad animali, o trasformati in animali essi stessi. Coloro che venivano ai raduni per la prima volta dovevano rinunciare alla fede cristiana, profanare i sacramenti e prestare omaggio al diavolo, presente in forma umana oppure (più spesso) in forma animale o semi-animale. Seguivano banchetti, danze, orge sessuali. Prima di tornare alle proprie case streghe e stregoni ricevevano ingredienti malefici, confezionati con grasso di bambino e altri elementi. 

E' con queste parole che Carlo Ginzburg, - probabilmente il maggior studioso di questi fenomeni - descrive il Sabba e, di riflesso, il "mondo delle streghe". 
Un ambito indefinito, inafferrabile e oscuro e pertanto inquietante per le autorità e per le stesse popolazioni: il timore dell'onnipresenza del diavolo e la paura della sua azione diretta in questo mondo tramite le streghe, sue intermediarie e schiave, rimasero a lungo fra le principali ossessioni dell'Europa cristiana, cattolica o riformata che fosse. La credenza nel Sabba - "Sinagoga delle streghe" o "strighezzo" sono solo due dei tanti nomi alternativi con cui se ne parlava - rappresentò il punto centrale e il motivo scatenante di una caccia alle streghe che si trascinò con improvvise impennate in Europa dal XIV al XVIII secolo, portando al massacro di almeno trecentomila persone, soprattutto donne, che spesso pensarono realmente di aver raggiunto volando quei raduni diabolici. Vittime e persecutori si trovarono accanto nel vedere nel "mondo delle streghe" quasi un'idea distillata del rifiuto di Dio in favore di Satana, del rovesciamento dei codici morali e della sovversione rispetto all'ordine costituito. 
In Italia la credenza nel Sabba corre sotterranea e solo talvolta emerge, spesso in contesti particolarmente legati a tradizioni millenarie: nelle vallate alpine e nell'area friulana sopravvissero a lungo tradizioni che in qualche modo confluirono nello stereotipo del banchetto blasfemo e apostatico. Anche grazie a questa presenza marginale, a differenza di quanto sostiene una tradizione consolidata, l'Inquisizione romana operante nel territorio italiano e nella stessa Repubblica di Venezia non si distinse per cieco furore repressivo. Proprio le sue caratteristiche istituzionali inserirono un elemento di rigidità di fronte al meccanismo perverso di accusa e punizione, che ebbe modo al contrario di manifestarsi in tutta la sua sanguinaria portata soprattutto in territori nei quali questo filtro istituzionale era assente o almeno più defilato, e dove l'iniziativa della punizione venne spesso intrapresa dalle stesse comunità contro i membri che apparvero di volta in volta "devianti" o pericolosi: l'Inghilterra, la Francia, l'Europa centro-orientale in primo luogo. Persino la stessa inquisizione spagnola, anche se per motivi affatto diversi, non vide nella repressione della stregoneria il proprio principale obiettivo. 
La relazione prenderà in esame alcuni aspetti delle manifestazioni stregoniche e magiche nel territorio italiano e soprattutto in quello della Repubblica di Venezia fra XVII e XVIII secolo, un contesto in cui magia e stregoneria rappresentarono l'assoluta quotidianità piuttosto che assumere la drammatica rilevanza di episodi eclatanti registrati altrove. Qui la stregoneria esistette perché molte persone si ritennero in grado - o spesso per motivi professionali e di guadagno finsero di essere in grado - di mobilitare forze oscure e invisibili, di mettersi in contatto con un regno invisibile e grazie a queste capacità credettero e fecero credere di poter migliorare la propria vita e, sovente, di peggiorare o far finire quella degli altri. Si trattò di una quotidianità legata a tradizioni antiche ma progressivamente e incessantemente modificate, condivise da persone appartenenti a tutte le fasce sociali. Un sapere modulato a diversi livelli e proprio per questo alla portata di chiunque, un patrimonio di conoscenze e di tecniche che rappresentò per secoli uno degli strumenti principali per rappresentarsi il mondo e aver l'illusione di poter agire su di esso.
Particolare attenzione sarà posta all'atteggiamento del Sant'Uffizio nei confronti dei crimini legati alla magia, alle interferenze coi tribunali laici e al ruolo del libro come veicolo e strumento di operazioni magiche, ma anche di diffusione e contaminazione di livelli culturali diversi. 

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LOREDANA OLIVATO

Laureata a Padova nel luglio 1970, con una tesi in Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica, ha conseguito, nello stesso Ateneo, il Diploma di Perfezionamento in Storia dell'Arte (indirizzo scientifico) con una tesi dedicata alla storia del restauro pittorico veneziano. Dopo aver goduto di numerose borse di studio ha ricoperto, presso il Dipartimento di Storia delle Arti Visive e della Musica della medesima Università, l'ufficio di ricercatore, essendo poi incaricata, presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell'Arte, dell'insegnamento di Storia delle tecniche artistiche e del restauro. Nel settembre 1987 ha vinto il concorso di Professore Associato per Storia dell'Architettura, venendo chiamata dall'Università degli Abruzzi (sede di Pescara) a ricoprire l'insegnamento di Letteratura Artistica. Nel marzo 1998, in quanto vincitrice del concorso di Professore Ordinario, ha assunto la titolarità della cattedra di Storia dell'Arte Medioevale e Moderna presso l'Università di Ferrara. Dall'anno acc.1997-98 insegna - in qualità di professore ordinario - Storia dell'Arte Moderna presso il Dipartimento di Discipline Storiche Artistiche Geografiche nell'Università di Verona.

Dall'anno acc. 2001-2002 è Presidente di Consiglio di Corso di Laurea per il corso di Beni Culturali attivato nell'Università di Verona. 

Nella sua attività di ricerca, concretata in circa duecento pubblicazioni (tra monografie, saggi, interventi a convegni, schede di catalogo, recensioni ecc.), si è occupata soprattutto di problemi attinenti alla storia e alla critica d'arte e dell'architettura fra XV e XIX secolo: dal dibattito sulla Città Ideale nel secondo '500 (Giorgio Vasari il Giovane) a Mauro Codussi, dai rapporti tra Sebastiano Serlio e Giulio Camillo Delminio alle questioni del collezionismo e della conservazione del patrimonio artistico nel Veneto fra XVII e XVIII secolo, da Ottavio Bertotti Scamozzi, erede della tradizione palladiana nel '700, all'edizione critica dei Discorsi sopra l'antichità di Roma (1582) del più famoso Vincenzo.

Ha fatto parte dei gruppi di lavoro (o del comitato scientifico) di numerose esposizioni: fra queste ricordiamo "Dopo Mantegna", "Architettura e utopia nella Venezia del Cinquecento", "Alvise Cornaro e il suo tempo", "Andrea Palladio. Il testo, l'immagine, la città", "Un santo guerriero. San Giorgio tra Ferrara e Praga", "I Tiepolo e il Settecento Vicentino", "Alessandro Turchi detto l'Orbetto".

E' stata visiting professor in università e istituzioni americane come la New Mexico State University di Las Cruces, la Montreal University a Montreal, la UCLA di Los Angeles, il Paul G. Getty Museum di Malibu.

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L'ARENA - Venerdì 28 Febbraio 2003. Il «boia» di Sanguinetto. Il racconto dell’esecuzione di tre assassini giustiziati nel ’700. Gli anni cupi dell'inquisizione saranno i protagonisti di una serie di quattro incontri che si terranno nelle sale della biblioteca comunale a partire da venerdì prossimo alle 21. «Inquisizione di stato: inquisizione ecclesiastica nella Repubblica di Venezia», è questo il titolo della rassegna culturale voluta dall'assessorato alla Cultura e dal gruppo di lavoro della biblioteca, che cercherà di offrire al pubblico una visione storica del fenomeno dell'inquisizione nel nostro territorio, attingendo a fonti certe come i documenti storici conservati negli archivi. Leonida Tedoldi, curatore dell'intera iniziativa, docente dell'Università di Verona, aprirà gli incontri spiegando in dettaglio come è nata e poi si è sviluppata nel Veneto l'inquisizione, soffermandosi soprattutto sulle cause religiose, culturali e politiche che hanno portato a perseguire eretici, uomini di cultura, artisti, filosofi o semplici cittadini. L'argomento della seconda serata (venerdì 14 marzo alle 21) sarà interamente dedicato a presunti fatti demoniaci e avrà come titolo «Diaboliche operazioni. La figura del nobile tiranno nelle carte processuali della seconda metà del XVI secolo»: relatore Mauro Vigato, ricercatore all'Università di Verona. Il 21 marzo l'argomento si sposterà sulle streghe e sulle arti magiche oggetto di credulità popolare, con Federico Barbierato, docente all'Università di Padova, tratterà di «Inquisitori, streghe e libri di magia nella Repubblica di Venezia tra seicento e settecento». L'ultima serata (venerdì 28 marzo) sarà dedicata all'inquisizione nel mondo della cultura, raccontata da Loredana Olivato, docente all'Università di Verona. Nei primi anni del ’700 le cronache del tempo narrano di un processo per omicidio conclusosi con la condanna a morte di tre imputati, giustiziati dopo atroci torture paragonabili a quelle inflitte dal tribunale dell'inquisizione. Il fatto è riportato nel libro «Corti Rurali tra Menago e Tregnon» dallo storico Remo Scola Gagliardi. Nel 1726 la nobile famiglia Lion Cavazza conservava ancora in paese la giurisdizione criminale «usque ad effusionem sanguinis», cioè fino alla pena capitale preceduta da torture. Le cronache narrano, infatti, che tre malviventi si erano introdotti in casa di Giuseppe Dal Corno con lo scopo di commettere un furto. Il malcapitato, nel disperato tentativo di difendere la propria proprietà, era stato ucciso con un'arma da fuoco dai tre banditi. Episodi come questo riempiono anche oggi le cronache dei giornali, ma la narrazione della sentenza del processo tenutosi a Sanguinetto nel marzo 1726 lascerebbe oggi inorriditi. Il Vicario di Sanguinetto, sentite le testimonianze del massaro della comunità e dei parenti della vittima, ha condannato in contumacia i tre imputati alla pena di morte in nome della Repubblica di Venezia, raccomandando anche le modalità dell'esecuzione. I tre banditi dovevano essere trascinati legati dietro un cavallo fin sul luogo dove avevano commesso l'omicidio, per essere poi torturati con una tenaglia infuocata. Il ministro della Giustizia doveva far loro tagliare la mano «più valida, sì che si separi dal braccio», e con l'arto amputato appeso al collo con una corda dovevano essere portati in piazza per l'esecuzione capitale. Per i tre delinquenti del ’700 il tribunale aveva disposto l'impiccagione e, quindi, che i cadaveri fossero «divisi in quattro parti e appesi ai luoghi ordinari per dover ivi pendere fino all'intera consumazione». I corpi martoriati dei tre assassini erano quindi stati esposti sulla pubblica piazza di Sanguinetto in modo tale che tutti potessero vedere la condanna esemplare inflitta e quindi servissero da monito. Lo squartamento dei corpi dei condannati era infatti una pratica diffusissima soprattutto nel periodo dell'Inquisizione, ma era riservata quasi esclusivamente agli uomini. Per le donne, invece, la condanna più praticata era quella del rogo pubblico. In molti casi la clemenza del tribunale arrivava a commutare la pena delle condannate, evitando le tribolazioni del rogo, per sottoporle all'impiccagione sempre sulla pubblica piazza in modo tale che tutto il popolo potesse ammirare il macabro spettacolo. 

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AGENZIA GIORNALISTICA EUROPA - (AGE) NOGARA, Verona - Iniziativa culturale sul tema “Inquisizione di Stato, Inquisizione Ecclesiastica nella Repubblica di Venezia”, che si svolgerà a Palazzo Maggi a Nogara, organizzata dalla Biblioteca “Masini” in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune. Il primo appuntamento è fissato per venerdì 7 marzo, alle 21 “Inquisizione di Stato e Inquisizione ecclesiastica nella Repubblica di Venezia”, a cura di Leonida Tedoldi dell’Università degli studi di Verona. Venerdì 14 marzo, alle 21, sarà la volta del ricercatore Mauro Vigato, che parlerà di “Diaboliche operazioni. La figura del nobile tiranno nelle carte processuali della seconda metà del XVI secolo”. Si prosegue venerdì 21, alle 21, sul tema: “Inquisitori, streghe e libri di magia nella Repubblica di Venezia tra Seicento e Settecento, con relatore, Federico Barbierato dell’Università degli studi di Padova - redazione di www.storiadivenezia.it. Infine, la conclusione dell’iniziativa avrà luogo venerdì 28 marzo, alle 21, sull’argomento relativo agli “Artisti inquisiti: dall’eresia all’evasione nei secoli XVII-XVIII” con la relatrice, Loredana Olivato dell’Università degli Studi di Verona. A tutti i partecipanti, sarà rilasciato, su richiesta, l’attestato di partecipazione a cura di Leonida Tedoldi.

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