Grillo Parlante 67/2002

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Grillo Parlante 67/2002
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SENSO DI RESPONSABILITA'
«La luna rischiara bene, ma lascia al buio certi luoghi» 
(Proverbio: Vai - Nazione: Liberia) 
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APPUNTAMENTI DA NON PERDERE
Inviaci gli appuntamenti organizzati dalle associazioni del tuo paese!
grilloparlante@mbservice.it

bullet06/05/2002 - Verona - Sostegno a distanza e alle persone detenute 
SOSTEGNO A DISTANZA BAMBINI del mondo impoverito E PERSONE DETENUTE nelle nostre carceri. Presentazione e dibattito con la partecipazione di Don Agostino Nguyen Van Du, sacerdote vietnamita. Lunedì 6 maggio 2002 ore 20,45 presso Sala conferenze del Convento San Bernardino (P.zza San Francesco – Verona). L’Associazione La Fraternità di Verona e l’Associazione Promozione Infanzia Bisognosa del Mondo Impoverito (A.P.I.Bi.M.I.) di Volano (TN) hanno avviato un progetto congiunto. L’iniziativa prevede il sostegno a distanza di un bambino bisognoso unitamente al sostegno morale di una persona detenuta. Il bambino in difficoltà può essere anche nella nostra società.
bullet06/05/2002 - Vicenza - In cammino da Porto Alegre a Vicenza... 
«In cammino da Porto Alegre a Vicenza… » è il titolo dell'incontro che si terrà a Vicenza lunedì 6 Maggio 2002, alle ore 20:30 presso i Carmini, in corso Fogazzaro 254. Non ci saranno ospiti d'eccezione, ma sarà l'occasione per riflettere in maniera "casalinga" su questo tema. Abbiamo pensato ad una sorta di tavola rotonda cui parteciperanno persone rappresentative di diverse aree in movimento (senza, però, che le stesse siano considerate dei "portavoce ufficiali"). Si tratta di esponenti dell'associazionismo impegnato sulle problematiche Nord/Sud, dell'ambiente, della pace, della giustizia, del mondo del lavoro, di tutti quei temi, insomma, che sono di casa al pldm. Ad essi, abbiamo dato il compito di introdurre la serata, fornendo spunti alla discussione. Che vorremmo la più partecipata possibile
bullet07/05/2002 - Bussolengo (VR) - Popolinfesta: «David Maria Turoldo POETA DELLA PACE» 
MARTEDI’ 7 MAGGIO - Chiesa di S. Valentino (Bussolengo) - ore 20,45, «David Maria Turoldo POETA DELLA PACE». ”Io voglio sapere se la Pace è possibile / se la giustizia è possibile se l’Idea è più forte della forza” . Testimonianza di don Luigi Adami - Poesie – Musiche del quartetto d’archi “Boggian”
bullet07- 09/05/2002 - Verona - Convegno promosso dalla Fesmi 
La non violenza possibile: una sfida per la missione’. È il tema del convegno promosso dalla Fesmi (Federazione della stampa missionaria italiana) che si svolgerà a Verona, presso il Centro unitario missionario (Cum), dal 7al 9 maggio prossimi. L’iniziativa è un’occasione privilegiata per riflettere sul tema della ‘non violenza’, con l’aiuto di esperti i cui apporti saranno elaborati ed arricchiti in un’attività di dibattito e di laboratorio. “L’escalation bellica afgana, che ha fatto seguito alla tragedia delle ‘Twin Towers’ e del Pentagono, come anche i numerosi focolai di tensione in numerosi Paesi del Sud del mondo, esige da parte dei missionari un’attenzione privilegiata per un rinnovato annuncio del Vangelo della Pace”, ha commentato padre Ottavio Raimondo, segretario nazionale della Fesmi. Tra i partecipanti al convegno figurano i teologi Tissa Balasuriya dello Sri Lanka e don Gianni Colzani. Per ulteriori informazioni: raggio@rivistaraggio.org - sermis@emi.it 
bullet09/05/2002 - Cologna Veneta (VR) - Essere Cittadini Oggi / 1 - Giustizia e Responsabilità: «I Cento Passi» e relazione di G. Guarienti.
GIOVEDI' 9 MAGGIO - ore 20.30 presso il Teatro «Ferrini» di Cologna Veneta (VR): "Giustizia e responsabilità", con proiezione del film " I Cento Passi" di M.T.Giordana. Relatore: Dott. Guariente Guarienti - avvocato penalista. La conferenza è organizzata dal gruppo di opinione "Cologna per tutti" e dall'Assessorato alla Cultura dell'Amministrazione Comunale di Cologna Veneta. Incontro che rientra all'interno del ciclo dal titolo "Essere cittadini oggi", finalizzato a suscitare riflessione e dibattito, particolarmente, ma non solo, tra i giovani, su come ciascuno di noi può esercitare consapevolmente i propri diritti e le proprie responsabilità di cittadino, contribuendo alla costruzione di una società in cui ci sia sempre meno spazio per la corruzione, il clientelismo, il privilegio e sempre più per la partecipazione, la trasparenza, il rispetto della legalità.
bullet09/05/2002 - Sona (VR) - Presentazione del romanzo «Allearsi con vento» 
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio, autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Giovedì 9 maggio, Comune di Sona, Sala Consiliare, ore 20,30, nell’ambito del progetto “Leggere 2002.
bullet10/05/2002 - Verona - Mostra fotografica, Fiaccolata e Concerto per la Pace 
CONTRO LA GUERRA INFINITA, COSTRUIAMO LA PACE IN ISRAELE E PALESTINA. MANIFESTAZIONE A VERONA, VENERDÌ 10 MAGGIO 2002, ORE 17 PIAZZA BRÀ, PRESIDIO CON MOSTRA FOTOGRAFICA; ORE 21 - FIACCOLATA DA PIAZZA BRÀ A PIAZZA DANTE. CONCERTO PIAZZA DANTE. Promuovono: Associazione per la Pace, ATTAC, AUSER, Centro informazione maternità Il Melograno, CESTIM, Chiesa Valdese di Verona, Comunità La Madonnina, Donne Città Futura, Donne in Nero, Filo d’Arianna, LOC, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Rete Lilliput, Proutist Universal, Rete Radiè Resch, , Verona Social Forum. Coordinamento Comitati Ulivo, Coordinamento Donne D.S., Federazione D.S., Giovani Comunisti, La Margherita, Movimento Cristiano Sociali, Partito dei Comunisti italiani, Partito della Rifondazione Comunista, S.D.I., Sinistra Giovanile, Verdi, Verdi della Colomba. CGIL, CISL, UIL
bullet10/05/2002 - Verona - Gaetano Bellorio: «Allearsi con vento» 
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio, autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Venerdì 10 maggio, ore 18.00, Cisl Scuola, sala Pastore, in Lungadige Galtarossa presso la sede provinciale della Cisl di Verona. (Questo incontro è rivolto, in modo particolare, ai docenti). Coadiuveranno l’autore i lettori del progetto “Leggere in famiglia” ed Elisa Zoppei.
bullet10/05/2002 - Milano - Non è giustizia rispondere con il male al male
L'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Dip. Scienze Religiose) organizza una giornata di convegno (inizio ore 9, presso l'Aula Pio XI, Largo Gemelli 1, Milano) sul tema: «Non è giustizia rispondere con il male al male. Un punto d'incontro fra le tradizioni religiose?». Per informazioni: 02 72342287 dipscire@mi.unicatt.it 
bullet11/05/2002 - Verona - LE FOIBE: LA VERITA' STORICA - LA PROPAGANDA FASCISTA
«LE FOIBE: LA VERITA' STORICA - LA PROPAGANDA FASCISTA» è il tema dell'incontro organizzato dal Partito della Rifondazione Comunista Federazione di Verona (via Frangini 9/a - tel. 0458013200) SABATO 11 MAGGIO, ore 15, Verona - presso SALA LUCCHI (Palazzina Servizi dello Stadio). Ospite dell'INCONTRO sarà CLAUDIA CERNIGOI, giornalista pubblicista, autrice del libro "Operazione foibe a Trieste".
bullet11/05/2002 - Verona - La Rondine... in Festa
In occasione della Giornata Europea delle Botteghe del Mondo, la Cooperativa "La Rondine" di Verona organizza una grande festa, con la straordinaria esibizione dei «La va tuto band». La serata proseguirà ballando con DJ Leo. Spaghetti e Sangria a Mezzanotte. La bella iniziativa si terrà presso la parrocchia "Sacra Famiglia", Piazzale Sforni 1 (Genovesa) Verona.
bullet12/05/2002 - Quinzano (VR) - MARCIA PER LA PACE... A VERONA
In concomitanza con la Marcia straordinaria per la Pace che si terrà il 12 maggio a Perugia-Assisi, sulle colline a ridosso della città di Verona cammineremo percorrendo luoghi naturali ed intercalando momenti di sosta riempiti dell'ascolto di alcune testimonianze e messaggi di pace. L'evento è nato per iniziativa di una piccola realtà, ma potrebbe essere un'occasione splendida per trovarci uniti nel segno della Pace che ogni uomo e donna di buona volontà ricerca. 12 maggio - Marcia per la Pace a Verona - IL GRUPPO "DON TONINO BELLO" IN COLLABORAZIONE CON LA PARROCCHIA DI QUINZANO (VR) ORGANIZZA DOMENICA 12 MAGGIO 2002 LA MARCIA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE, IN CONTEMPORANEA CON LA MARCIA DI ASSISI. Programma: alle ore 10,30: Partenza dalla piazza di Quinzano, per Canova, Ronchi e Conca. Il percorso sarà intervallato da soste per ascoltare testimonianze e messaggi di pace; ore 11,45 Arrivo a S. Rocchetto per la celebrazione Eucaristica; ore 15,00 a S.Rocchetto, don Marco Campedelli presenterà con i burattini "LA PARABOLA DEL BUON SAMARITANO". Saranno presenti, in permesso giornaliero, alcuni detenuti della Casa Circondariale di Montorio che porteranno riflessioni e messaggi di pace dall'interno del carcere. N.B. In caso di maltempo, alle ore 10,30, ci sarà una veglia di preghiera per la pace nella chiesa di S. Rocchetto. (Gruppo Don Tonino Bello - Eremo San Rocchetto, fraz. Quinzano - 37125 Verona - tel. 045-8301114 resp.: Don Mario Luciano Ferrari, e-mail: elleffe54@libero.it )
bullet12/05/2002 - Monteforte d'Alpone (VR) - Montefortland... per i bambini 
Domenica 12 maggio: MONTEFORTLAND - UN POMERIGGIO DI GIOCHI. Dalle ore 14 alle 19 siete tutti invitati al cortile delle scuole Elementari di Monteforte. Un'iniziativa della “Città dei Bambini” con il Consiglio dei Bambini. (Info: ciandre@libero.it )
bullet12/05/2002 - Padova - Carcere: salviamo gli affetti 
GIORNATA DI STUDI sul tema “Carcere: Salviamo gli affetti”. L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute. L’incontro si terrà presso la Casa di Reclusione di Padova – Venerdì 10 maggio 2002. Inizio ore 9,30. Per prenotarsi: ornif@iol.it . Informazioni: www.ristretti.it
bullet12/05/2002 - Bussolengo (VR) - Popolinfesta: «RASSEGNA DI CORI AFRICANI» 
DOMENICA 12 MAGGIO Anniversario del Gruppo cattolico ghanese “S. Valentino”. S. Messa nella parrocchiale di S.Maria Maggiore (Bussolengo) ore 12,15. “RASSEGNA DI CORI AFRICANI” Piazza 26 Aprile ore 16,00 [In caso di maltempo presso il teatro di S.Maria Maggiore].
bullet13/05/2002 - Mestre (VE) - Zanotelli e... quale futuro? 
Lunedì 13 maggio - ore 20.30, presso l'Istituto Salesiano San Marco (Mestre - VE) p. ALEX ZANOTELLI parlerà sul tema: "Quale futuro? Risorse e rischi del nostro domani". Ingresso libero - infoline 041 5498111
bullet14/05/2002 - Verona - Le amiche di Dio 
Il Circolo della Rosa (Via S.ta Felicita 13, Verona) organizza per martedì 14 maggio, ore 18, un incontro animato da Erminia Macola e Luisa Muraro nel corso del quale verrà presentato il libro di Luisa Muraro " Le amiche di Dio" D'Auria Napoli 2001.
bullet16/05/02 - Torino - LA GUERRA E LA POLITICA INTERNAZIONALE 
Vi comunichiamo cha la CGIL scuola di Verona ha organizzato un incontro con Isidoro Mortellaro, docente di Storia delle Istituzioni Politiche dell'Università di Bari, sul tema LA GUERRA E LA POLITICA INTERNAZIONALE, Scuola Media Statale PACINOTTI di Verona, il 16 maggio dalle ore 16.30 alle 19.30. L'incontro è aperto a tutti.
bullet16 - 20/05/02 - Torino - Salone del libro 
Salone del Libro di Torino, dal 16 al 20 maggio 2002.
bullet17/05/02 - Sommacampagna (VR) - Riflessi di Pace/4 
Il Comitato per l'Educazione alla Mondialità, l'Università del tempo libero, la Biblioteca comunale, il Gruppo teatrale "L'Incontro" e l'Associazione Culturale "Lanternamagica" sono i promotori dell'ultimo appuntamento inserito all'interno del palinsesto "Riflessi di Pace". Presso il Cinema Teatro "Virtus", alle ore 21, il Gruppo Teatrale "L'Incontro" metterà in scena "Dirittidiversinversi". Ingresso a pagamento.
bullet17/05/02 - Verona - Crescere dentro più lingue 
Venerdì 17 maggio, ore 18, «Ishtar», Associazione Donne italiane e Straniere, promuove un incontro sul tema "Crescere dentro più lingue. Bambine e bambini nei passaggi linguistici della migrazione" . Introducono Federica Marchesini e Silvana Minozzi. L'incontro di terrà presso il Circolo della Rosa, Via S.ta Felicita 13, Verona.
bullet17/05/2002 - Cologna Veneta (VR) - Essere Cittadini Oggi / 2 - Gli Statuti di Cologna Veneta
VENERDI' 17 MAGGIO - ore 21 presso il Teatro Comunale di Cologna Veneta: "Gli Statuti di Cologna Veneta nel XV secolo tra consuetudini locali e principi giuridici generali". Relatore: Prof. G. M. Varanini - docente di Storia Medievale all'Università di Trento. La conferenza è organizzata dal gruppo di opinione "Cologna per tutti" e dall'Assessorato alla Cultura dell'Amministrazione Comunale comunale di Cologna Veneta. Incontro che rientra all'interno del ciclo dal titolo "Essere cittadini oggi", finalizzato a suscitare riflessione e dibattito, particolarmente, ma non solo, tra i giovani, su come ciascuno di noi può esercitare consapevolmente i propri diritti e le proprie responsabilità di cittadino, contribuendo alla costruzione di una società in cui ci sia sempre meno spazio per la corruzione, il clientelismo, il privilegio e sempre più per la partecipazione, la trasparenza, il rispetto della legalità.
bullet19/05/02 - Quinzano (VR) - BAMBINI SENZA SBARRE
Domenica 19 maggio ore 16,00 - 18,00 presso l'Eremo San Rocchetto (Quinzano - VR) verrà presentato e commentato il progetto: "BAMBINI SENZA SBARRE" realizzato da volontari nel carcere di San Vittore (MI). Questo incontro pone l'attenzione non tanto al detenuto, ma a piccole creature che si trovano a vivere la vita penitenziaria senza averne nessuna colpa ne possibilità di sfuggirne. Parlo di quei bambini molto piccoli che ancora vivono in carcere vicino alla propria mamma e a quelli che insieme a genitori e parenti vanno a visitare i propri cari detenuti. E' un argomento che stringe il cuore solo a pensarci ma bisogna trovare anche il coraggio di discuterne per cercare soluzioni possibili e sensibilità nell'opinione pubblica e nelle istituzioni. Queste e probabilmente molte altre ragioni emergeranno dall'incontro.
bullet20/05/02 - San Zeno di Colognola ai Colli (VR) - Ricordo di Ernesto Balducci 
Desideriamo ricordare padre Ernesto Balducci, nel decimo anniversario della morte. Abbiamo pensato di trovarci lunedì 20 maggio 2002, alle ore 21.00, a San Zeno di Colognola ai Colli (sala parrocchiale). Rileggeremo la riflessione-meditazione "Credo nel Dio di Gesù Cristo" proposta da padre Balducci il 15 settembre 1982 nella chiesa di San Zeno di Colognola ai Colli gremita di gente. Ci aiuteranno nella rilettura Letizia Tomassone, teologa pastora della Chiesa valdese di Verona, e Roberto Vinco, filosofo e parroco di San Nicolò all'Arena. (Luigi Adami)
bullet24/05/02 - Verona - Incontro con il prof. Eusebi: «Quale riforma penale, quale idea di politica criminale e quale ruolo del volontariato» 
L'Associazione "La Fraternità" di Verona organizza un importante incontro-dibattito animato dal prof. Luciano Eusebi (Docente di Diritto Penale - Università Cattolica di Milano). Il tema dell'incontro sarà: «Quale riforma penale, quale idea di politica criminale e quale ruolo del volontariato». L'appuntamento si terrà venerdì 24 maggio presso la Sala Conferenze del Convento di San Bernardino (Piazza S.Francesco - Verona), alle ore 21.
bullet24/05/2002 - Cologna Veneta (VR) - Essere Cittadini Oggi / 3 - Cultura della legalità: norma o eccezione?
VENERDI' 24 MAGGIO ore 21 presso il Teatro Comunale di Cologna Veneta (VR) "Cultura della legalità:norma o eccezione?" - Relatore: Dott. Guido Papalia - Procuratore della Repubblica di Verona. La conferenza è organizzata dal gruppo di opinione "Cologna per tutti" e dall'Assessorato alla Cultura dell'Amministrazione Comunale comunale di Cologna Veneta. Incontro che rientra all'interno del ciclo dal titolo "Essere cittadini oggi", finalizzato a suscitare riflessione e dibattito, particolarmente, ma non solo, tra i giovani, su come ciascuno di noi può esercitare consapevolmente i propri diritti e le proprie responsabilità di cittadino, contribuendo alla costruzione di una società in cui ci sia sempre meno spazio per la corruzione, il clientelismo, il privilegio e sempre più per la partecipazione, la trasparenza, il rispetto della legalità.
bullet24/05/02 - Colognola ai Colli (VR) - UnderVillage 2002
Venerdi 24 maggio, presso Villa Vanzetti (Colognola ai Colli – Verona) si terrà UnderVillage 2002, organizzato dalla locale associazione giovanile Underforum. Questo il Programma: Prima parte (ore 20.30) Nel portico della villa verrà proposto dell’ottimo jazz dal vivo; il trio sarà formato da Francesco Casale, Luca Boscagin e Paolo Andriolo. Saranno nostri ospiti alcuni calciatori dell’Hellas Verona, introdotti dal giornalista de “L’Arena” Raffaele Tomelleri. Ricchissimo buffet. Madrina della serata la modella Emanuela Morini. Ingresso su prenotazione 18,00€ incluso l’ingresso alla seconda parte. I posti sono limitati, affrettatevi a prenotare!! Seconda parte (ore 22.30) Nella “pineta sotto le stelle” la migliore musica è proposta da Dino Tronconi e Mr. Tex.; Animazione; Drink bar & cocktail. Ingresso 10,00€ inclusa una consumazione. Con questa iniziativa contribuiremo tutti insieme ad acquistare un defibrillatore per il reparto trapianti midollo osseo dell’ospedale di Borgo Roma. Informazioni, prenotazioni e quant’altro: Mirco 347-0583179 (dalle 13 alle 14 o dopo le 17.30); Simone 349-8766507 Underforum_it@yahoo.it , Biblioteca di Colognola ai Colli.
bullet24/05/02 - Verona - Ida Dominjanni a Verona
Venerdì 24 maggio, ore 18, presso il Circolo della Rosa, Via S.ta Felicita 13, Verona, Diana Sartori e Ida Dominjanni presentano il libro "Motivi della libertà" a cura di Ida Domonjanni (Franco Angeli Ed. - Milano 2001)
bullet31 maggio - 1 giugno 2002 - Vago di Lavagno (VR) - 1° Meeting "Regnum Dei" 
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1° Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti, sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il “Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli (autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori. Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo “Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente), Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno – Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it
bullet31/05/2002 - Cologna Veneta (VR) - Essere Cittadini Oggi / 4 - Cittadinanza consapevole e diritti
VENERDI' 31 MAGGIO ore 21 presso il Teatro Comunale di Cologna Veneta (VR)- "Cittadinanza consapevole e diritti" - Relatore: Prof. Lucio Strumendo - Docente di diritto all'Università di Padova. La conferenza è organizzata dal gruppo di opinione "Cologna per tutti" e dall'Assessorato alla Cultura dell'Amministrazione Comunale comunale di Cologna Veneta. Incontro che rientra all'interno del ciclo dal titolo "Essere cittadini oggi", finalizzato a suscitare riflessione e dibattito, particolarmente, ma non solo, tra i giovani, su come ciascuno di noi può esercitare consapevolmente i propri diritti e le proprie responsabilità di cittadino, contribuendo alla costruzione di una società in cui ci sia sempre meno spazio per la corruzione, il clientelismo, il privilegio e sempre più per la partecipazione, la trasparenza, il rispetto della legalità.
bullet16/06/2002 - Rosate - Terzo incontro di «Noi siamo Chiesa» 
Siamo giunti al terzo incontro di NOI SIAMO CHIESA del Piemonte, della Lombardia e di altre regioni del Nord. L’appuntamento è per DOMENICA 16 GIUGNO 2002 ALLA "CASCINA CONTINA" NEL COMUNE DI ROSATE, TRA MILANO E PAVIA (per arrivare alla cascina uscita al casello di Binasco dell'autostrada Milano- Genova, prendere la direzione di Abbiategrasso, dopo 9 chilometri c'è il paese di Rosate, chiedere della scuola media davanti alla quale c'è un incrocio con semaforo dove è segnalata con indicatore stradale la direzione per la cascina che dista circa un chilometro) comoda per i milanesi ma anche abbastanza per i piemontesi. Un incontro annuale voluto per ascoltarci tra fratelli e sorelle in Cristo che si confrontano in un momento difficile e doloroso per la nostra società, per il mondo e per la Chiesa. Una comunità "imperfetta", laica, quel popolo di Dio chiamato a realizzare quell’ "altro mondo possibile" fatto di giustizia, di pace e di solidarietà. Per l'ordine dei lavori, oltre alla liturgia, lo svolgimento della giornata non dovrebbe scostarsi molto da quelle già realizzate negli anni precedenti. Si darà uno spazio particolare alla nostra presenza nella nuova situazione che ci coinvolge (Genova, Porto Alegre ecc....prossimo Forum Sociale Europeo) ed alle iniziative concrete (esempio: la nuova Costituzione europea con la linea del Vaticano che vuole spazi e ruoli per la Chiesa e per le cosiddette matrici cristiane dell'Europa). Cambia solo il luogo di ritrovo che, come avete visto, non è più Albugnano in Piemonte dove siamo stati ospiti per ben due anni. L’orario di ritrovo sarà presso la "Cascina Contina" alle ore 9.30 ed inizio dei lavori verso le ore 10.00 del mattino. Il pranzo comunitario sarà attorno alle ore 12.30 e sarà fornito dalla comunità che ci ospita. Nel pomeriggio i lavori riprenderanno attorno alle ore 14.00 e si concluderanno alle ore 17.00 circa con l’Eucarestia. PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI (entro e non oltre il 13 Giugno 2002) : VITTORIO BELLAVITE – tel. 02/2664753 – e-mail: vi.bel@iol.it

IN PRIMO PIANO 

ALEX È TORNATO/1
Padre Zanotelli è tornato. Alex contro la Chiesa del potere
Il grido di padre Alex: "Chiesa berlusconizzata"

Zanotelli è tornato in Trentino: resterà definitivamente in Italia a fare il missionario. Dopo più di 12 anni in Africa, il comboniano ha lasciato Korogocho. "La tragedia di avere eletto Berlusconi è che ai giovani è stato messo a modello uno che predica il successo dei soldi". "Purtroppo la Chiesa non è più coscienza critica della società. È diventata parte del sistema". Andrà tra gli emarginati di Palermo. "Voglio essere tra gli ultimi". Lancia l´accusa: "Trentino materialista ha perso se stesso"

di PIERANGELO GIOVANETTI (l'Adige 20/04/02)
Sull´aereo che lo riportava in Italia dopo il suo addio a Korogocho, ha preso in mano la Bibbia e s´è messo a rileggere l´Apocalisse: "Allora la terra intera, presa d´ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia... L´adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita dell´agnello immolato".
"Vedi - dice padre Alex -, la Bestia è l´Impero, il Faraone, la potenza demoniaca che opprime e schiaccia i più deboli. I cristiani sono quelli che resistono alla Bestia, mentre gli altri si identificano con il sistema. Purtroppo oggi la Chiesa in Italia si è berlusconizzata, e non ha più voce nel denunciare la Bestia. Ha perso la profezia. Non ci si deve meravigliare se oggi non ci sono più vocazioni. Se i valori dominanti sono il denaro, il successo, l´edonismo, non ci possono essere preti. Perché la missione del
prete è quella di donare la vita". Alex Zanotelli ha lasciato l´Africa ed è tornato a fare il missionario in Italia. Andrà probabilmente a Palermo, in una periferia tra gli emarginati. "Per dare un segno concreto che la Chiesa è dalla parte degli ultimi, anche in Italia".
Padre Alex, ora che hai lasciato l´Africa cosa farai?
"Andrò tra gli emarginati di una grande città del Sud, probabilmente Palermo. Stiamo definendo con i miei superiori comboniani cosa è meglio fare. Comunque starò con la gente. Anche per richiamare la Chiesa italiana a stare dalla parte degli emarginati. Per me è elemento fondante. Altrimenti si rischia di diventare dei burocrati. Poi mi impegnerò a livello europeo, a Bruxelles, in attività di lobbying, per far pesare la forza dei movimenti di base italiana lì dove si prendono le decisioni economiche".
Che impressione hai, venendo dalle baraccopoli di Nairobi e dalla tua montagna di immondizie di Korogocho, a ritornare in Italia?
"Provo un grande malessere per l´assurdità di un sistema che permette a pochi di avere tutto e alla maggior parte di non avere niente. Dobbiamo smetterla di pensare che questa gente è così perché vuole essere così. È così perché c´è un sistema politico-economico che li riduce così. La mia rabbia, in senso evangelico, è quella di vedere il grande peccato, di vedere infranto il sogno di Dio. Se non ci fossero le possibilità, uno direbbe: vabbè, non si può. Quello che fa male è che abbiamo un mondo mal spartito.
Basterebbe che fosse spartito un po´ più equamente".
Padre Gheddo, missionario del Pime, oggi a Trento, nel suo ultimo libro "Davide e Golia", sostiene una tesi opposta. Dice che la causa del sottosviluppo dell´Africa non è la diseguaglianza Nord-Sud ma sta nelle dirigenze dei Paesi africani che non sono state in grado di garantire lo sviluppo al continente nero. Chi ha ragione?
"È vero che le dirigenze africane hanno tradito i loro popoli. Riconosco anch´io che non ci sono solo ragioni esterne ma anche interne nella miseria degli africani. È di una gravità estrema però, dire come fa padre Gheddo che il sottosviluppo è legato al fatto religioso. Cioè affermare che è il cristianesimo che porta lo sviluppo, mentre le altre religioni fermano al sottosviluppo. Questa mentalità, tipica dell´Occidente, è alla base del colonialismo e tutt´oggi dell´imperialismo. Alois Pieris, teologo asiatico dello Sri Lanka, con i suoi libri ha smentito pesantemente questa tesi di Gheddo, che è gravissima. L´esperienza cristiana è motivante per un cammino di liberazione. Ma non è detto che ciò ci sia solo nel cristianesimo. Altrimenti significa negare che Dio lavora anche attraverso le altre religioni. Del resto Gheddo è convinto che occorre ricolonizzare l´Africa. Un discorso di un razzismo che mi spaventa".
Padre Gheddo smentisce anche la tesi terzomondista secondo cui occorre cancellare il debito come prima risposta all´emergenza dei Paesi poveri. Gheddo dice che la prima emergenza è quella educativa e culturale e chiama in causa l´Occidente.
"Padre Gheddo non legge in chiave economica la situazione globale. Gli Stati Uniti andranno a spendere quest´ anno 500 miliardi di dollari in armamenti. Con i 250 miliardi che l´Europa spendereà quest´anno, fanno 750 miliardi che potrebbero essere investiti in vita e invece sono usati per difendere il sistema, quello che vede il 20% del mondo consumare l´83% delle risorse. Questo ce lo possiamo permettere alla stessa maniera per cui in Sudafrica 5 milioni di bianchi tenevano in scacco 30 milioni di neri, pappandosi il 90% delle risorse. Cosa glielo permetteva? Le armi. La stessa cosa che facciamo noi oggi con i poveri del Sud del mondo. Spendiamo 750 miliardi di dollari quando la banca mondiale dice che con 13 miliardi di dollari risolveremmo il problema fame e sanità".
Però se oggi in Italia un politico si presentasse alle elezioni dicendo di voler ridurre i consumi del 10% lo prenderebbero per pazzo. Perchè ridurre del 10% i consumi vuol dire centinaia di migliaia di disoccupati, crollo della crescita economica, recessione, ccetera eccetera. Per certi versi il sistema è diventato irreversibile.
"Irreversibile verso la morte. Se andiamo avanti in questa maniera, si va verso la morte. Dobbiamo esserne consapevoli, però. Se, per esempio, il miliardo e 400 milioni di cinesi si dotano di un´automobile ciascuno, come abbiamo noi, chi potrà più vivere in questo mondo? Siamo arrivati ad un punto in cui non è possibile andare avanti con un sistema che spinge a produrre sempre di più. Gli scienziati ci danno il tempo limite di cinquant´anni per cambiare. Se entro quella data non c´è mutamento di rotta, saranno intaccate per sempre le radici ecologiche che permettono alle generazioni future di sopravvivere".
Una soluzione forse qualcuno l´ha pensata: congeliamo il sistema com´ è. Noi pochi ricchi restiamo ricchi, e impediamo ai poveri di diventare ricchi come noi.
"Va bene, basta dirlo. Diciamolo anche a Gheddo. Teniamo il 20% della popolazione che sta benissimo e lasciamo l´80% nella fame. Io, come credente, proprio perché appartengo alla tradizione biblica di un Dio che sogna per l´umanità un´economia di eguaglianza, non lo posso accettare. Devo gridare".
Non sono molti a gridare. Perchè, per esempio, secondo te oggi non c´è più nessuno che vuole fare il prete?
"I soldi, il successo, il vivere bene non si conciliano con la vita del prete. Perché la vocazione del prete è quella di donare la vita. Sono due mentalità che non si conciliano. Se nella società sono questi i valori dominanti, è chiaro che non ci sono più vocazioni. Martin Luther King diceva che la Chiesa è chiamata ad essere non il termometro della società, ma il termostato. Oggi invece abbiamo una chiesa che è il termometro: misura quelli che sono i valori di questa società. Invece dovrebbe cambiarli. Dovrebbe essere coscienza critica. Purtroppo non ci siamo. Oggi la Chiesa italiana si è berlusconizzata. È diventata parte del sistema".
Quale dovrebbe essere il compito della Chiesa oggi, anche in Trentino?
"Essere coscienza critica della società: una critica chiara, sociale economica politica, senza mezzi termini. Secondo, deve proporre dei valori, ma con gioia di vivere. La vita è bella, ha ragione Benigni. Dà gioia molto di più che arrabattarsi per quattro soldi. La Chiesa dovrebbe offrire questa alternatività".
Come si può invertire l´atrofia della Chiesa di oggi?
"Partendo dalla base, da comunità che vivono questo. Dall´alto, dalla gerarchia, non mi aspetto grandi cambiamenti. Oggi alla maggior parte dei vescovi italiani basta avere i soldi per le scuole private. Un invischiamento che ti lega. La Chiesa ha bisogno di libertà, di spaccare con questi sistemi. E invece con due soldi ti imbrigliano le mani".
Come hai trovato il Trentino di ritorno da Korogocho?
"Chiuso nel suo materialismo. È questo il degrado. Oggi girando il Trentino avverto il senso totale della disgregazione sociale, della atomizzazione, in cui ognuno è per sè a fare i propri affari. Il materialismo porta all´edonismo: si fa solo quello che riempie la pancia. È la violazione delle nostre radici storiche. Basta vedere a come abbiamo ridotto l´esperienza religiosa. Non ha più niente di vitale, non ti tocca, non ti entra con la famiglia. Al massimo è qualcosa di individualistico. La dinamica religiosa delle nostre comunità è stata stravolta. Fondante in Trentino può essere ripartire dalla montagna, il ritorno alla montagna vissuta come momento di trascendenza, di spiritualità, di andare oltre. Non dobbiamo inventare niente: solo ritornare al cordone ombelicale che abbiamo reciso".
Troppi soldi?
"Sì, il materialismo dominate è il degrado. Pensate alla tragedia di avere eletto Berlusconi, di avere messo come modello per i nostri giovani uno che dice che bisogna far fortuna coi soldi, farli come si vuole, ma farli".
In cosa hanno sbagliato le due generazioni precedenti, se i giovani sono intrisi di materialismo?
"Credo bisogna risalire agli anni del Dopoguerra, quando abbiamo imboccato la via americana del consumismo. È la svolta, la spaccatura, che ha portato Dossetti, Carretto, Lazzati a lasciare la politica. Siamo entrati nel sistema. L´America ha aperto i rubinetti, e via... La Chiesa però dovrebbe avere un´altra visione. Io sono legato ad una tradizione biblica che vive il sogno di Dio, quello che affida a Mosè di uscire dall´Impero del Faraone, di imboccare un´economia di eguaglianza, che a sua volta chiede una politica di giustizia, e richiede un´esperienza religiosa. Anche chi si definisce ateo o agnostico in fondo cerca Dio, ma non si ritrova in questa immagine di Dio che forniamo loro".
Giancarlo Innocenzi, sottosegretario del governo Berlusconi, ha accusato la Chiesa trentina di fare politica e di stare dalla parte dei noglobal.
"Innocenzi dovrebbe andare a leggersi la Bibbia. Troverebbe un Dio che chiede una politica di eguaglianza, una politica di giustizia. Non è il dio del faraone, il dio di Berlusconi. È il Dio delle vittime di questo sistema. Questo ci dice la Bibbia".

ALEX È TORNATO/2
Ha rimesso piede, alla chetichella, in Italia. Con il cuore ancora gonfio per il distacco dalla sua Korogocho. Ha affidato a Nigrizia le sue emozioni nell'intervallo tra una missione e l'altra. Ed è già in cammino sulle strade d'Italia. 
Padre Zanotelli ha rimesso piede, alla chetichella, nella serata di giovedì 18 aprile, sul suolo italiano. Con il cuore ancora gonfio di emozione per il distacco dalla sua Korogocho. L'ultima sera trascorsa nella bidonville che ha abitato e animato per dodici anni, l'ha vissuta con una celebrazione. "Vi hanno preso parte non solo i leader delle nostre piccole comunità cattoliche, ma anche delle altre chiese", ricorda commosso, magro e vestito più che mai a casaccio. E si stupisce di quanto i giorni del commiato gli hanno fatto toccare con mano: l'atteggiamento di vicinanza e di considerazione da parte di tanti da cui non è scontato meritarsela. "…E non è facile essere bianchi oggi in Africa, in Kenya", commenta Alex. (Il bianco – si intenda – è visto come erede diretto, se non ancora protagonista, di un atteggiamento coloniale oggi non più tollerato). Mentre volta pagina, padre Zanotelli già pensa al prossimo inserimento. Vede Palermo, ma potrebbe essere Napoli o altrove, sempre come un luogo appropriato, in continuità con il suo stile di missione. Che soprattutto non vuole vedere "burocratizzarsi" davanti a un computer. Appena messo piede in Italia, ha affidato a Nigrizia – a voce come faceva telefonicamente da Nairobi – il testo della rubrica che tiene sulla rivista. Risponde a un lettore che gli esprime perplessità a proposito delle sue affermazioni sul "Vaticano prigioniero della diplomazia" e la "chiesa… prigioniera di Berlusconi". "Io non ce l’ho con i potenti della terra – dice Zanotelli nel suo intervento che apparirà su Nigrizia di maggio - e credo che pur essendo l’autogovernarsi dal basso qualcosa di profondamente evangelico, questo non significa che non abbiamo bisogno di vescovi; anzi le guide sono fondamentali. Però rimane il fatto che il Vaticano è prigioniero di un tipo di diplomazia; che il Vaticano è uno stato che poteva andare bene il secolo scorso, ma oggi penso che una religione che ha un miliardo di adepti non ha bisogno di uno stato. Un conto è la diplomazia evangelica, un altro la diplomazia del potere e del rapporto tra gli stati". "La chiesa italiana, poi – e qui padre Alex cita Martin Luther King – oggi "è un termometro della società italiana, non un termostato" che la trasforma. E noi cattolici ci siamo adeguati, perché non abbiamo più nulla da dire. Mentre la chiesa sarebbe chiamata ad essere coscienza critica". Al ritorno da quasi quindici anni "nei sotterranei della storia", le provocazioni di Alex appaiono sempre meno urlate, ma lanciate con crescente pacatezza e autorevolezza. Per questo più penetranti. 

INFORMAZIONI E RIFLESSIONI (NAZIONALE) 

Etimos, microfinanza no-profit
Con pochi spiccioli è possibile rispondere ai bisogni di chi ha meno. Anche in Italia e dall’Italia. È la filosofia di Etimos (Piazza dei Signori 1 - 35139 Padova, tel. 049.87.55.116 - fax 049. 87.55.714 - www.etimos.it, e-mail:etimos@etimos.it), un consorzio non profit di microfinanza composto da cooperative del commercio equo e solidale, ong, associazioni, fondazioni ed enti religiosi. L’idea è semplice ma efficace: raccogliere il risparmio solidale e, attraverso i propri partner nei Sud del mondo (Bolivia, Benin, Brasile, Costa d’Avorio, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Nicaragua, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay), investire in programmi di microcredito. L’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto (non assistenza passiva) a donne e uomini che vogliono creare microimprese e cooperative, per assicurare un futuro sostenibile alle loro famiglie. Tra le realtà che Etimos sostiene ci sono cooperative sociali (anche in Italia), consorzi di produttori di caffè biologico, di artigianato e di servizi, banche popolari e di villaggio. I destinatari sono donne e uomini, spesso organizzati in piccoli gruppi, protagonisti di quell’economia sociale e popolare dalla quale dipendono le sorti di interi Paesi. Ma per quale motivo dei risparmiatori italiani dovrebbero ‘investire’ in progetti di microcredito? “Sostenere le comunità nel Sud del mondo, ma anche le cooperative che lavorano da noi per il reinserimento sociale - spiega Irene Gatti, presidente del consorzio - significa restituire a milioni di persone dignità e giustizia, migliorando la qualità di vita delle nazioni più povere nel pieno rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e delle tradizioni locali. In 13 anni sono stati erogati oltre 60 miliardi di lire in crediti per sostenere la rete dell’economia sociale e solidale in Italia e nei Paesi dei Sud del mondo”. Quello che più conta in un progetto di microcredito - fanno notare quelli di Etimos - è il legame di fiducia instaurato con i beneficiari dei prestiti che diventano così i veri protagonisti del proprio riscatto dall’emarginazione, dall’esclusione sociale ed economica. “Fondamentale a questo proposito – prosegue la presidente – è la costituzione di una vera e propria rete di soggetti solidali nei Paesi del Nord (istituzioni, associazioni, singoli risparmiatori consapevoli) con l’obiettivo di creare una vera e propria globalizzazione della solidarietà. I finanziamenti erogati ai propri partner (Istituzioni di microfinanza, banche popolari e di villaggio, gruppi di risparmio e credito) raggiungono per il 56 per cento donne e per il 46 per cento persone che vivono sotto la soglia di povertà (con meno di un dollaro al giorno)”. Insomma, attraverso lo strumento del microcredito, è possibile lottare per una maggior giustizia sociale, sostenendo la partecipazione ai processi economici e sociali delle donne e degli uomini esclusi dai meccanismi dell’economia di profitto che allarga il divario tra i Nord ed i Sud del mondo e genera sempre più povertà. (di Giuseppe Caffulli - MONDO E MISSIONE)

IN MERITO ALL'EXA BRESCIANA: IL DITO E LA LUNA
Gli organizzatori dell’Exa 2002 (13-16 aprile) – la fiera bresciana nella quale annualmente viene esposto un ricco campionario della produzione armiera locale e non – alla vigilia di ogni edizione aprono un fuoco di sbarramento a sostegno della legittimità di tale manifestazione: si tratterebbe, a parer loro, semplicemente di una "vetrina" in cui sono esposte armi sportive e da difesa. D’altro canto, anche una parte di coloro che manifestano una critica nei confronti della produzione di armi da guerra, non avrebbero nulla da eccepire se in occasione di tale appuntamento commerciale fossero esposte solo quelle "da difesa", oltre che quelle impiegate per l’attività venatoria e del tempo libero. Quindi, il punto del contendere è proprio questo: le armi da difesa e sportive vanno bene, le altre no. Che significato può avere oggi la parola "difesa"? Nel senso comune essa evoca un sentimento positivo, rassicurante: difendendo, o difendendomi, preservo uno stato di integrità fisica o territoriale, individuale o collettiva. Allontano il "male", ciò che mi può ferire o privare di qualcosa che mi appartiene. Se poi coniughiamo tale parola ad un oggetto che viene rappresentato come lo strumento per eccellenza che permette di conservare tale stato di sicurezza (una pistola, un fucile), si finisce per "leggerlo" secondo i codici che ci vengono offerti dalla nostra cultura o dal senso comune che permea la società a cui apparteniamo. Nulla ci è più estraneo dell’idea che ciò che ammiriamo all’interno di una teca di cristallo visitando l’Exa, sia strumento che dà morte, anche perché siamo ancora abituati a pensare alla guerra come ad un evento apocalittico, smisuratamente violento, ed alle armi come a dei manufatti giganteschi: carri armati, aerei, sommergibili, missili. E siamo tanto più convinti della congruità di tale comune percezione proprio in quanto ogni giorno leggiamo articoli od ascoltiamo frasi che parlano di "difesa contro il terrorismo", "difesa delle vittime delle pulizie etniche", "diritto all’autodifesa", eccetera. Ciò che una volta era definito "guerra", oggi viene chiamato "difesa": l’occupazione di un territorio, la repressione e l’uso del terrorismo di stato pianificato (Israele contro i palestinesi) diventa un’azione di "difesa"; i bombardamenti su un altro paese (Serbia) sono stati un’operazione di "difesa avanzata"; il "diritto all’autodifesa" viene esercitato da una potenza militare (Usa o Russia) colpendo un altro popolo (afgani o ceceni); "l’eccesso di difesa" che causa i "danni collaterali" (vittime civili, obiettivi non militari) si ha quando esiste uno squilibrio tra la potenza di fuoco utilizzata ed il grado di pericolosità presunta o di offesa che il "nemico" di turno può esercitare contro l’attaccante (Kosovo). Tutto è "difesa". La "guerra" è scomparsa dal vocabolario dei paesi che si ritengono democratici. Non è mai dichiarata, quindi non esiste come tale. Essa appartiene a quegli stati che volta per volta entrano nella lista nera ("paesi canaglia"), così come la violenza armata è propria delle persone o dei popoli in-civili. La "difesa" invece viene esercitata da quelli ricchi e perciò civili. Per questa ragione l’idea di "difesa" evoca un senso di opportunità oltre che di legittimità. Non turba le coscienze, anzi. Comunica sicurezza oltre che forza. Si tratta di una forza lecita, controllata, limitata nei suoi effetti distruttivi, giustificata dal fine buono: la libertà, la pace, il benessere. Questo è quanto noi vediamo o riusciamo ad immaginare. Ma se, invece, facessimo lo sforzo di pensarci dall’altra parte, dalla parte delle vittime, se ci immedesimassimo in chi subisce ogni giorno la nostra "difesa"? Tutto cambierebbe. O dovrebbe. Pensiamo per un solo istante quell’arma che fa bella mostra di sé in uno degli stand dell’Exa, impugnata da un poliziotto brasiliano mentre abbatte in una strada di San Paulo un menino de rua ("difesa" della quiete pubblica) o colpisce a morte un bracciante sem terra che sta occupando un latifondo incolto ("difesa" della proprietà privata). Osserviamo il graduato che punta la sua pistola sul clandestino che sta attraversando la terra di nessuno che separa il Messico dagli States ("difesa" delle leggi sull’immigrazione) o il militare che scarica il suo revolver contro una folla di manifestanti di Buenos Aires ("difesa" dell’ordine pubblico). Immaginiamoci un ragazzino della Sierra Leone che spara per "difendere" la miniera di quei diamanti che verranno venduti a qualche multinazionale e che finiranno in una luccicante vetrina di una gioielleria della nostra città; o a quella mitraglietta, pistola o fucile imbracciato da un militare cileno, brasiliano, argentino, paraguaiano, venezuelano, guatemalteco o honduregno ai tempi delle dittature militari ("difesa" della patria contro la sovversione). Concentriamo il nostro occhio interiore sull’immagine di un militare algerino, libico, del Camerun o della Costa d’Avorio, egiziano o marocchino, nigeriano, zairese, del Sudafrica, del Togo e del Niger, ma anche giordano, iraniano o iracheno, yemenita, cinese o indonesiano. Ma probabilmente anche dell’Uganda, del Perù, del Libano, della Tailandia, della Turchia, delle Filippine, della Colombia e del Burkina Faso*. Anche questi, quasi sempre "difensori" di qualcuno e di qualcosa: di regimi non democratici, di corrotte satrapie statali, volta per volta "amiche o "nemiche", secondo le convenienze, dell’Occidente e non certo dei diritti umani. Anzi, armi spianate contro di essi, per soffocarli, reprimerli, letteralmente "ucciderli". Pistole, mitragliette, piccole armi: niente di più, niente di meno. Anche le mine antipersona erano, sono definite "armi da difesa". Certo, non sono state mai esposte all’Exa. Ma ciò non vuol dire che la Valsella, o la Misar o la Sei non facessero parte del made in Brescia e non contribuissero alla sua ricchezza economica e finanziaria. Come oggi la Beretta o, la "turca" Bernardelli. Eppure sono state causa di un vero e proprio "stermino di massa" ben maggiore di Hiroshima e Nagasaki. E continuano ad esserlo, anche se non si vuol vedere. Quelle stesse armi "da difesa" che causano ogni anno nel mondo la morte di 500 mila persone. Le più adatte a condurre una nuova ed inedita "guerra civile planetaria". Perché nel tempo della globalizzazione, non ci potrà essere che questo tipo di conflitto: sia esso nelle periferie del Sud tra forze paramilitari, piuttosto che nelle megalopoli post-moderne tra "onesti cittadini" che eseguono direttamente la sentenza di morte su un loro simile (35 mila ogni anno negli Usa, 42 mila in Brasile); tra forze di polizia e chi si ribella con disperata violenza alla violenza strutturale di un sistema che esclude ed uccide i corpi ma anche i sogni. Ecco, la differenza è tutta qui. Come nel vecchio adagio, quando il saggio indica la luna, lo sciocco, l’ingenuo o il distratto guarda il suo dito. Egli può anche distorcere il suo sguardo miope dagli effetti delle sue "opere". Noi continueremo a guardare la luna.

Pace, giustizia e democrazia - La difesa dei diritti umani in Italia 
di Sergio Paronetto (Pax Christi Verona) 
Si stanno addensando ombre nere sulla democrazia italiana. Da tempo anche "Pax Christi" lo sta evidenziando. Nel gennaio scorso, durante un seminario sui "diritti minacciati", l'associazione ha inviato la sua solidarietà alla Magistratura affermando che "la nostra giustizia ha bisogno di essere più celere, ma con regole che valgano per tutti" e che è urgente "riscoprire il valore della legalità e del bene comune, che è garanzia di democrazia così come ci veniva a suo tempo autorevolmente chiesto dal documento dei vescovi italiani 'Educare alla legalità'". Nel testo si parlava anche di "coincidenze" tra alcune proposte governative e il Piano della loggia massonica P2. Oggi, la violenza dell'attacco governativo alla Magistratura si accompagna a iniziative legislative e mediatiche segnate da un enorme accumulo di interessi che inquina la libertà e la trasparenza della vita politica e i suoi rapporti con la comunità internazionale. A causa del cattivo esempio che viene dall'alto, si diffonde un clima di confusione istituzionale, di insicurezza sociale, di degrado civile. "Non sfugge a nessuno -scriveva don Ciotti nel dicembre 2001- che i provvedimenti presi o le proposte sul tappeto in materia di giustizia e di processo sono obiettivamente tesi a salvaguardare posizioni e poteri eccellenti dagli obblighi della legge. Legge che, a differenza di quanto sta scritto (forse ancora per poco) sulle pareti delle aule di tribunale, è sempre meno uguale per tutti". L'intervento continuo di esponenti del governo e della maggioranza su vicende giudiziarie riguardanti la corruzione politico-economica o le manifestazioni di Milano, Napoli e Genova, non esprime solo una pregiudiziale ostilità verso i magistrati ma una palese violazione dei principi dello "stato di diritto" (tra i quali la divisione dei poteri, l'indipendenza della Magistratura, l'obbligo di esercitare l'azione penale, la presunzione di innocenza). In molti casi, la presunzione di innocenza sembra diventare presunzione di impunità (per gli arrestati o indagati) e certezza di colpa per i magistrati. Il comportamento della parte più aggressiva della maggioranza diventa un grave atto di intimidazione verso chi sta compiendo il proprio dovere. Alimenta divisioni tra gli organi dello stato. Semina sospetti di complotti ovunque. Sembra proteggere persone e gruppi "intoccabili". Umilia e condiziona l'informazione. Scredita il movimento sindacale e giovanile. Limita lo spirito critico. Involgarisce la sensibilità civile. Tende ad annullare la ragione e a spegnere il desiderio. Occorre impedire la deriva! Tenere desto il variopinto girotondo civile perché. non caschi il mondo (della democrazia). Rilanciare l'allarme democratico di Giuseppe Dossetti, ripreso più volte in questo periodo da Caponnetto e da Borrelli, da Scalfaro e da Bobbio, da autorevoli esponenti della Comunità europea e da alcune Procure d'Europa. Anche l'ONU, con la sua Commissione per i diritti dell'uomo di Ginevra, sta interessandosi al nodo giustizia-politica in Italia. L'azione per la pace (rivolta alla riduzione del commercio delle armi, alla tassazione delle speculazioni finanziarie, alla difesa dei diritti umani in Medio Oriente, in Sud America e nell'Africa centrale, alla prevenzione delle guerre, al dialogo tra culture e religioni) si sposa oggi con la lotta nonviolenta per la democrazia, la giustizia e lo sviluppo dei diritti umani anche in Italia. Occorre sviluppare progetti di educazione alla legalità e alla democrazia e favorire l'abrogazione di alcune leggi lesive della legalità costituzionale. In prospettiva, bisogna pensare alla nascita di un "istituto nazionale per la difesa dei diritti umani" secondo il modello previsto dall'ONU, dalla sua "Carta dei difensori dei diritti umani" varata nel 1998. La pace e la democrazia sono sorelle. Possono fondarsi solo sulla forza della verità, sull'impegno per la giustizia, sull' etica della libertà responsabile.

Anche VERONA aderisce alla «Marcia di Barbiana» del 19 maggio 
L'appropriazione e l'uso distorto del nome di Don Lorenzo Milani da parte degli estensori del documento sul riordino dei cicli scolastici dell'attuale Governo, ha creato una volontà di manifestare, ripartendo da Barbiana, per rilanciare una porposta democratica sul destino della scuola italiana. I nomi dei proponenti che ci invitano a Barbiana, sono la certezza che sarà una grande giornata di passione civile "per la scuola di tutti e di ciascuno". La manifestazione è stata pensata da: i Sindaci del Mugello (Vicchio, San Lorenzo, Barberini, Prato, Calenzano); la Comunità Montana del Mugello; l' Assessore alla cultura e istruzione di Prato; dai Dirigenti Scolastici e insegnanti del Mugello; da 12 ex-allievi di don Lorenzo, fra cui Franco e Michele Gesualdi e Edoardo Martinelli. Aderiscono: Andrea Canevaro, Francesco Tonucci, Roberto Maragliano, Mario Lodi, Paola Rodari, Giancarlo Mori, Nico Danieli, Tullio Ceconi, Marco Masuelli, Mario Ambel, Alberto Alberti, Italo Bassotto, Raffaele Iosa, Aladino Tognon, Massimo Nutini e Albertina Soliani (ex-Sottosegretaria P.I.), Tullio De Mauro e Giovanni Berlinguer (ex-Ministri P.I.). L'iniziativa coinvolge anche il "Centro documentazione e studi su don L. Milani e la scuola di Barbiana" cui fanno riferimento i coordinamenti degli insegnanti milaniani. Informazioni nel sito internet www.barbiana19maggio.it . Se vuoi partecipare dai la tua adesione a: Mariano Mariotto tel. 0457614468. Paolo Veronese tel. 0457820845. Il gruppo di Verona organizza un pullman se verranno raccolte adesioni sufficienti Partenza alle ore 6:30 da San Bonifacio con fermata a Colognola ai Colli, San Martino Buon Albergo e Nogarole Rocca. Arrivo previsto ore 9:30, pranzo al sacco, rientro in serata. Costo circa 10 euro. Manifestazione: la marcia partirà dal ponte alle ore 10:30 e raggiungerà in quattro Km tutti i luoghi della scula di Barbiana. Conclusione della marcia con intervento delle autorità e rappresentanti dei gruppi. Ulteriori informazioni saranno fornite al momento dell'adesione che, per ragioni organizzative, dovrà essere data al più presto.

Appello per la marcia di Barbiana
Ripartiamo insieme da Barbiana, il 19 maggio 2002, con una marcia pacifica per la qualificazione e il rilancio della scuola per tutti e per ciascuno, per la garanzia dei diritti di cittadinanza sociale delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, per un futuro democratico e civile del nostro paese.
Don Lorenzo Milani e la sua scuola di Barbiana rappresentano un punto storico dei nostri valori educativi. A cinquant'anni da quella esperienza il messaggio di fondo che da lì viene, è il nostro messaggio. Una scuola di Socrate che insegni a ragionare e ad essere cittadini sovrani. Una scuola laica e pubblica, preoccupata di garantire ad ognuno la propria realizzazione personale, a partire da chi ha di meno. Una scuola della ricerca, della cooperazione, per l'uguaglianza delle opportunità. La marcia vuol essere un'occasione per dare forza ad un movimento pluralista e democratico che nel paese, nelle scuole, nelle autonomie locali, tra gli studenti, nelle associazioni professionali e sindacali, sviluppi maggiore passione politica e culturale per migliorare il nostro sistema formativo, per una qualificazione professionale degli operatori, per un rapporto più intenso e integrato con il territorio. Il 19 maggio sarà una giornata di proposta e identità, perché si riparta da Barbiana, ridiscutendo quello che negli scorsi anni si era iniziato a realizzare, per migliorare l'autonomia scolastica e la riforma dei cicli. 
Una giornata per dire no alle proposte dell'attuale governo perchè porterebbero alla deriva la scuola pubblica. Diciamo no a provvedimenti che introducono nuova discriminazione e selezione, tagli allo stato sociale, scelte conservatrici sugli insegnamenti, separazione precoce tra percorsi liceali e percorsi professionali, curricoli etnico-regionali, forti limitazioni all'autonomia scolastica. Vogliamo confermare il valore costituzionale e democratico della nostra scuola, nata dalla Liberazione e figlia di valori comuni per tutti: libertà, uguaglianza, pluralismo, solidarietà. 

Legge 185 (Commercio Armi): e-mail dell'on. Valpiana
Cari amici, rispondo collettivamente alle numerosissime e-mail arrivate per chiedere un voto contrario al d.d.l.1927 "Accordo quadro per la ristrutturazione e le attività dell’industria europea per la difesa nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n.185" che recepisce l’accordo di Farnbourgh del 27 luglio 2000, intercorso tra sei paesi dei quindici appartenenti all’Unione europea. L’Italia, purtroppo, era tra questi e l’accordo è stato fatto dall’allora governo di centro-sinistra che ha lasciato questa amara eredità all’attuale Governo di destra che lo recepisce, se possibile, rendendolo ancora più pericoloso. Ringrazio ciascuno di voi per l’impegno e lo stimolo che, mi auguro, avrete inviato anche e soprattutto ai parlamentari di gruppi le cui posizioni ‘pacifiste’ e contro la guerra non sono così scontate come le nostre, assicurandovi una risposta positiva al vostro appello. La 185 è stata ed è condivisa da Rifondazione Comunista perché è ispirata a principi di controllo e trasparenza della produzione bellica, offre la possibilità di monitorare l’esportazione di armi e di controllare le dinamiche dell’industria bellica e del mondo bancario collegato alla produzione di armi. Questo ddl stravolge l’impianto normativo della 185, eliminando, da una parte, il divieto del commercio di armi verso Paesi in guerra o in cui siano violati i diritti umani, limitando, dall’altra, il controllo e la vigilanza del Parlamento su questo settore, con una progressiva autonomizzazione della produzione bellica e una crescente liberalizzazione del commercio delle armi. Assieme agli altri deputati e deputate di Rifondazione Comunista, proporrò e sosterrò tutti gli emendamenti possibili per salvaguardare la legge 185 e contro il meccanismo della "autorizzazione globale". Il mio e nostro voto finale, poi, sarà sicuramente negativo, perché non vogliamo condividere nulla di un’Europa nel segno della guerra. Nella speranza che la nostra comune battaglia possa avere successo (almeno un po’) vi invio i miei migliori saluti. (Tiziana Valpiana, deputata PRC Verona) 

INFORMAZIONI E RIFLESSIONI (INTERNAZIONALE) 

Pax Christi in Terra Santa
Sarà dal 13 al 16 maggio p. v. la visita che Pax Christi Italia porterà ai popoli che abitano la Terra Santa. E' stato deciso nel corso dell'Assemblea nazionale che Pax Christi ha tenuto nei giorni scorsi a Macerata dove ampio spazio è stato dato proprio all'analisi e alla riflessione sul conflitto israelo-palestinese. In questi giorni fervono i preparativi ed i contatti con il Patriarcato Latino, la Custodia di Terra Santa e con i centri interreligiosi impegnati nell'opera di soluzione nonviolenta del conflitto e di riconciliazione tra i due popoli. "Non c'è alcuna pretesa da parte nostra di poter intervenire in maniera risolutiva nel conflitto in atto - ha dichiarato Mons. Diego Bona - ma semplicemente la volontà di farsi prossimi alle genti di quella terra e di pregare per e con loro". A questo scopo si stanno censendo in queste ore le disponibilità di altri vescovi italiani che intendono unirsi a Mons. Diego Bona, vescovo di Saluzzo e presidente di Pax Christi, Mons. Luigi Bettazzi, emerito di Ivrea e Mons. Giancarlo Bregantini, vescovo di Locri - Gerace e presidente della Commissione CEI di Pastorale sociale, lavoro, giustizia e pace, a prendere parte all'iniziativa in rappresentanza delle comunità cristiane locali. "Saranno il silenzio, la preghiera e i sentimenti di amicizia a caratterizzare questa visita" - ha ribadito Tonio Dell'Olio, coordinatore nazionale dello stesso movimento - ricordando la particolare sintonia con S.B. Michael Sabbah, il Patriarca Latino di Gerusalemme che è anche presidente di Pax Christi International. D'altra parte la missione si pone in netta continuità con le azioni già svolte nei giorni scorsi da altre sezioni nazionali e dal livello internazionale dello stesso movimento per la pace. Ci impegnamo ad aggiornare i mezzi di informazione sulla composizione della delegazione man mano che giungeranno le adesioni. Pax Christi Italia, segreteria nazionale, Via Petronelli n.6, 70052 Bisceglie (BA), Tel.: 080/395.35.07, Fax: 080/395.34.50, e-mail: info@paxchristi.it http://www.paxchristi.it )

DAKAR (Senegal)
SI CHIAMA ENDA LA BANCA A MISURA D’AFRICANO

Che sia povera lo si vede. Basta allontanarsi dal centro, dai palazzi dei ministeri e delle banche, degli hotel e delle ambasciate per scoprire immensi quartieri poveri e degradati, dove la popolazione sopravvive a stento. Che sia laboriosa, anche questo è altrettanto evidente. Dakar, la capitale del Senegal, brulica tutto il giorno di gente affaccendata, un via vai di persone che invadono le strade, un turbinio coloratissimo e rumoroso di uomini, donne, bambini indaffarati in mille attività. La strada è il luogo dell’informale, di quell’economia popolare di sussistenza che si regge su piccole attività e inesauribili commerci. È il luogo della fantasia, dell’ingegnosa operosità di chi vive di espedienti, dell’inventiva e della débrouillardise, l’arte di arrangiarsi, che in Africa ha raggiunto le sue migliori espressioni. Che oggi vanno ben al di là della capacità di sopravvivere con “i mezzi di bordo”, come si sente ripetere spesso. L’informale, secondo l’Ufficio internazionale del lavoro, fornisce almeno la metà dei posti di lavoro nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, e arriva a creare il 90 per cento di nuovi impieghi nelle grandi metropoli dell’Africa sub-sahariana. Questo perché risponde con flessibilità ai bisogni dei poveri, dei disoccupati, degli esclusi, ovvero della grande maggioranza della popolazione. Mostrando, tra l’altro, una straordinaria capacità simbiotica, di immedesimazione cioè nella cultura e negli umori della società, nei problemi e nei bisogni della gente, ai quali fornisce risposte pertinenti e articolate. E se lungo le strade del centro prevale l’attenzione per i turisti, con tutti i gadget del caso, tradizionali o pseudo tali, quando ci si allontana di poche centinaia di metri allora si scopre tutta la varietà delle arti e dei mestieri che danno da vivere alle famiglie: meccanici, falegnami, fabbri, sarti, barbieri, elettricisti, muratori, ma anche venditori d’acqua, trasportatori, lustrascarpe, guardiani d’auto, venditori di frittelle… sino alla categoria variegata dei “riciclatori”, coloro che da qualsiasi cosa ne ricavano qualsiasi altra, perché nulla si distrugge in Africa, tutto si trasforma. Anche la capacità di adattarsi ai tempi che cambiano. Nessun problema dunque se si cerca un dischetto per il computer, ma anche una videocassetta o uno schermo; da qualche parte al mercato sicuramente c’è. Per telefonare basta andare al télécentre dell’angolo, ormai ce ne sono dappertutto, alcuni veri e propri sgabuzzini angusti, altri con numerose cabine. Anche per Internet, nessun problema. Ormai tutta la città è branché, connessa, e anche nei quartieri più remoti c’è un cybercafé, luogo di incontro, soprattutto per i giovani, ma anche una finestra su mondi lontani, a portata di mouse. Anche Jérôme vorrebbe aprire un Internet Café nella sua città d’origine; è il business più alla moda oggi in Senegal, insieme a quello dei cellulari. Ma ha un problema di soldi. Jérôme è dipendente di una società privata, ma non per questo ha perso il suo spirito imprenditoriale. Vorrebbe fare qualcosa per realizzare se stesso e migliorare i servizi, soprattutto per giovani e gli studenti, nella città da cui proviene. L’idea di realizzare qualcosa di suo e per il bene della comunità lo sollecita. Ma per un progetto simile occorre un discreto investimento. È un problema condiviso quello di avere un finanziamento per avviare un progetto. A tutti i livelli: dalle maman, che vendono il tè vicino agli uffici, a chi, come Jérôme, ha progetti più ambiziosi. La solidarietà africana, attraverso le tontine, forme di microcredito tradizionale o, piuttosto, casse di solidarietà fondate su legami di vicinanza e di controllo sociale, continua a funzionare. 
Ed è proprio appoggiandosi su questo sistema che Enda-Tiers Monde (Environnement et Développement du Tiers Monde, Ambiente e sviluppo del Terzo Mondo), un’organizzazione non governativa nata a Dakar a metà degli anni Settanta, è riuscita a organizzare e a mettere in rete esperienze spontanee, rendendole più strutturate ed efficaci. Informale e microcredito sono oggi, in molte parti d’Africa, i pilastri di un economia popolare e di un sistema sociale in cui trovano posto anche coloro che sono stati esclusi dal mercato e dalle banche. Quello di Enda-Tiers Monde non è che uno dei moltissimi progetti di microcredito che sono proliferati negli ultimi anni. Con alcune particolarità. “Il microcredito – spiega Taoufik Ben Abdallah, uno dei responsabili dell’ong, che oggi è presente in numerosi Paesi africani – si inserisce in un progetto più ampio di lotta contro la povertà e di sviluppo, sia urbano che rurale, ma anche di promozione della cittadinanza e di partecipazioni ai processi di cambiamento del tessuto economico locale e del sistema delle banche”. È proprio per l’impossibilità di accedere ai prestiti bancari, e per sfuggire alle pratiche usurarie sempre in agguato, che molte persone, soprattutto donne, si sono organizzate spontaneamente, talvolta a livello di famiglia allargata, più spesso di gruppo o di quartiere. Ma in genere queste iniziative risultano inadeguate in termini di capacità economica, tecnica e finanziaria, e sono carenti dal punto di vista delle risorse umane qualificate, in grado di gestirle adeguatamente e di renderle remunerative. Enda aiuta queste donne a creare casse di credito e di risparmio meglio strutturate, «organizza» la solidarietà, attraverso percorsi di formazione e l’uso di nuove tecnologie. Interventi che garantiscono un migliorando complessivo del sistema, che continua ad essere agile, efficace e sicuro, capace di rispondere a tutti i bisogni, a cominciare da quelli quotidiani e familiari. “In genere – spiega Abdallah – nei quartieri c’è una struttura e alcune persone di riferimento di cui la gente si fida. Ci si conosce tutti e questo garantisce il rispetto delle regole e la restituzione dei crediti. Enda si è inserita su questa forma di organizzazione embrionale, fornendo garanzie a livello di prestiti, mettendo a disposizione un fondo di partenza per la costituzione delle casse e facendosi carico dei costi di gestione. Inoltre abbiamo creato un coordinamento tra le casse perché possano nascere legami di solidarietà e di aiuto reciproco anche tra i diversi gruppi. Oggi questo sistema interessa più di 300 mila persone”. Queste micro-economie, gestite soprattutto da donne, sono essenziali per la sopravvivenza delle famiglie più povere, ma rappresentano anche un potenziale punto di partenza per gettare le basi di uno sviluppo locale più strutturato e a lungo termine, promosso e gestito dalla popolazione, che diventa, essa stessa, protagonista della propria auto-promozione. Il principio è semplice ed efficace. Mohamed riconosce che è a “misura di africano”: “È qualcosa che è vicino al nostro modo di sentire e di lavorare, alla nostra mentalità e cultura. I progetti di microcredito sostenuti da Enda funzionano perché si basano sugli stessi principi che animano le tontine tradizionali, ma con l’aggiunta di professionalità, formazione e struttura, e con un sistema di comunicazione e di rete. Non sono progetti che vengono da altrove o sono imposti dall’alto, come ne abbiamo visti molti in Africa. Tutti destinati al fallimento”. “Ma la nostra ambizione – dice Abdallah – va oltre i progetti di microcredito in quanto tali. Vorremmo incidere in maniera più sostanziale sulle politiche nazionali senegalesi, e più in generale africane, affinché si arrivi ad una revisione del sistema bancario e delle logiche finanziarie. Tenendo sempre ben presente – e facendo presente – che lavoriamo in un contesto di lotta contro la povertà, che ci obbliga ad essere vicini alla gente nei loro bisogni e nei loro progetti, ma anche a guardare avanti per costruire tutti insieme un futuro migliore”. (di Anna Pozzi MONDO E MISSIONE)

IL MIO SASSOLINO SARA' ANCHE PER I MORTI DI JENIN
di Gad Lerner (Avvenire, 14/4/02)

Israele sopravvive sull'orlo di un baratro nel quale rischiano di precipitare insieme la sua esistenza fisica e la sua integrità morale, come dimostra la tragedia di Jenin. La supremazia militare che in passato gli ha consentito di resistere ai tentativi di annientamento messi in atto dal mondo arabo, oggi potrebbe sfociare in un delirio di autosufficienza, prolungandone forse l'agonia ma senza impedirne la disfatta. Per questo dobbiamo far sentire la nostra voce agli israeliani, sapendo che la guerra non risolve di per sé alcun problema. Ma deve essere innanzitutto una voce di comprensione per il loro dramma e di sincera partecipazione al loro destino. Nessuno ha il diritto di chiedere loro: smettetela di difendervi dal terrorismo suicida che vuole instaurare uno Stato islamico su tutta la terra di Palestina, provocando una nuova diaspora fra gli israeliani più fortunati (cioè quelli che hanno parenti in Europa, Canada, Stati Uniti) e riservando agli altri (gli orientali, i russi) una sorte ancor più terribile.
A differenza di molti ebrei disperati, continuo a pensare che la salvezza d’Israele dall’annientamento e dalla perdizione resti un obbiettivo condiviso anche da chi ebreo non è. Nego che l’Occidente sia impegnato in una guerra santa con l’Islam e a maggior ragione nego che possa decidere di sacrificare gli ebrei per amor di pace. Siccome però qualcosa di simile è avvenuto non più tardi di sessanta anni fa, sarà bene farci un esame di coscienza supplementare.
Dobbiamo chiedere, innanzitutto a noi stessi, se potremmo mai accettare da un punto di vista etico, religioso, politico, e perfino di convenienza, la cancellazione dello Stato ebraico rinato solo cinquantacinque anni fa nei luoghi della Bibbia, interrompendovi l’omogeneità della presenza islamica. Non è una domanda oziosa, né un tentativo di minimizzare i torti inflitti ai palestinesi dal 1967 in poi. In passato la supremazia militare poteva salvaguardare forse Israele dalle stesse insidie della demografia, ma solo fin tanto che il fondamentalismo islamico non ha assunto un peso decisivo in Medio Oriente, stravolgendo le categorie tradizionali della deterrenza bellica grazie alla pratica sistematica del terrorismo suicida, nobilitato come martirio. Si tratta di una novità sconvolgente ma ancora purtroppo sottovalutata nelle sue potenzialità, nonostante siano già centocinquanta i giovanissimi shahid che hanno eluso gli apparati di sicurezza israeliani facendosi esplodere sugli autobus, nei mercati, nei ristoranti, nelle discoteche.
Celebrati come eroi dalla propaganda araba, beatificati in contraddizione con la stessa dottrina coranica, spesso rispettati come coraggiosi partigiani anche in Occidente, questi martiri assassini non vanno certo all’assalto per costruire uno Stato palestinese accanto allo Stato ebraico. Al contrario, assumono la causa nazionale palestinese come fondamento teologico di una guerra totale all’"empietà" ebraica, cristiana, occidentale. In quanto figli dell’occupazione militare israeliana, non possiamo considerarli semplici emissari di Bin Laden, eppure ne condividono le finalità totalitarie.
Mi stupisce dunque che una cristiana convertita all’Islam come Suha Arafat, moglie del presidente dell’Anp, rivendichi il terrorismo suicida come diritto legittimo di un popolo sottoposto a occupazione. Interrogata dal giornale saudita "al-Majalla" su come reagirebbe se suo figlio commettesse un attentato suicida, risponde: "C’è un onore più grande di quello di essere martire?".
Così l’idea blasfema del sacrificio umano torna ad affiorare dopo millenni, come se l’angelo inviato dal Signore non avesse fermato la mano di Abramo sul monte Moriah, un attimo prima che gli sacrificasse Isacco. E la guerra stessa cambia natura, s’imbarbarisce.
Nei cunicoli del campo profughi di Jenin, i soldati hanno dovuto rinunciare alla protezione dei carri armati, sono caduti nell’agguato degli uomini-bomba e hanno inseguito casa per casa i terroristi annidati fra la popolazione civile, seminandovi la morte. Questa è la sporca guerra del futuro, a meno di ricorrere ai bombardamenti indiscriminati dall’alto.
Ecco perché mi sento di affermare che Israele ha bisogno della nostra solidarietà, nonostante oggi appaia il più forte. Ha bisogno della nostra solidarietà anche per cambiare la sua politica.
Ricordo bene l’indignazione che provai, vent’anni fa, per la strage di Sabra e Chatila perpetrata da falangisti cristiani senza che l’esercito israeliano intervenisse per fermarli. Insieme ad altri ebrei milanesi andai subito a manifestare sotto le finestre del consolato israeliano da cui mi osservava mia madre, disperata quanto me. Lo rifarei. Allora il governo di Begin e Sharon invadeva il territorio libanese e lo Stato ebraico non era direttamente in pericolo. La classe dirigente israeliana si ostinava a negare l’esistenza stessa di un popolo palestinese e i suoi diritti nazionali. In tanti, dentro e fuori Israele, ci battemmo per vincere quella posizione oltranzista, manifestando al fianco dei palestinesi.
Oggi la situazione è molto diversa. I governi di Gerusalemme hanno commesso molti altri errori, in nome di un malinteso primato della sicurezza nazionale. Hanno incoraggiato o tollerato gli insediamenti di coloni, hanno boicottato la cooperazione economica con i palestinesi, li hanno umiliati. E intanto i paesi arabi finanziavano e armavano il fondamentalismo di cui lo stesso Arafat, maestro di doppiezza, sarebbe finito ostaggio. Ma tutto ciò non toglie che adesso Israele è davvero in pericolo e noi siamo chiamati a farci carico del suo destino.
Per questo domani andrò a deporre il mio sassolino e a recitare il mio kaddish per i morti davanti alla sinagoga di Roma. Chiedendomi e ancora chiedendovi: perché Israele deve vivere? Forse per me la risposta è più semplice: perché è la terra in cui sono nati i miei genitori, i miei nonni, i miei avi. Ma per voi? Non mi fiderei, non mi accontenterei di una risposta legata al senso di colpa occidentale per lo sterminio ebraico del secolo scorso: quello è inevitabilmente destinato a scemare. Mi piacerebbe invece che i cristiani dicessero: Israele mi riguarda, è parte di me. Quando Giovanni Paolo II, sovvertendo secoli di dottrina antigiudaica, ha solennemente riaffermato sul monte Sinai e a Gerusalemme l’eterna validità dell’Alleanza stipulata fra il popolo di Mosè e il Signore, assunta dai cristiani stessi come profetico sigillo di fede, egli non ha fatto altro che attribuire significato provvidenziale - non solo storico - alle radici ebraiche del cristianesimo.
Per questo è lecito, certo, criticare la politica e le scelte militari israeliane. Ma non è lecito farci male con assurdi riferimenti allo sterminio e al genocidio. Quello c’è stato, sì, ma nella nostra Europa, dove un’intera civiltà è stata cancellata dopo secoli di antisemitismo cristiano e pagano. Un massacro atroce di musulmani si è consumato, in effetti, ancor più di recente, senza che nessuno muovesse un dito. Ma non in Palestina, in Algeria: oltre centomila morti per mano dei fondamentalisti islamici.
E ancora, ve ne prego, proibitevi ignobili allusioni alla perfidia ebraica, che il beato papa Giovanni cancellò dal vocabolario della liturgia. Non cadete nell’antica tentazione del paternalismo: ma come, voi ebrei ci ripagate così della nostra generosa tolleranza? Gli israeliani, anche sbagliando, stanno lottando per la loro sopravvivenza. Fargli sentire che vi sta a cuore, che partecipate della loro sofferenza, non implica minimamente venire meno alla solidarietà con i palestinesi. Al contrario, significa trattarli da popolo adulto. Dire loro: se volete dare vita a uno Stato, come è giusto, se volete che vi sia restituita la vostra dignità calpestata, ribellatevi all’infamia dei sacrifici umani. Gli shahid non sono la bomba atomica dei poveri ma un nuovo simbolo dell’oppressione cui il fondamentalismo islamico, bestemmiando il Corano, vuole costringervi.
Voi che portate nel cuore la santità dei luoghi in cui visse Gesù; voi che partecipate della sofferenza dei palestinesi e - come me - avete manifestato al loro fianco; fate sentire agli israeliani il legame indissolubile che vi unisce allo Stato ebraico. Fate come il Papa che infilò quel biglietto nella fessura del Muro del Pianto. Portate il vostro sassolino davanti alla sinagoga, da soli o in corteo silenzioso. Noi siamo abituati a deporlo sulle tombe dei congiunti, a testimonianza della nostra visita, prima di recitare il kaddish. Domani, in quel momento, io piangerò anche i morti di Jenin.

La fatica di essere Cuba 
La commissione Onu per i diritti umani approva un documento contro Cuba. Con i voti in offerta speciale di un po' di paesi dalla «fedina penale» tremenda (come Guatemala, Messico, Perù). E ignorando soprusi inauditi commessi in ogni angolo del globo.
di GIANNI MINA'
Come negli ultimi due anni, gli Stati Uniti, pur avendo perso il seggio nella Commissione diritti umani dell'Onu, sono riusciti a far approvare a Ginevra una mozione di censura contro Cuba anche se con il risicato margine di due voti (23 a 21, con 9 astenuti). L'operazione è riuscita alla diplomazia nordamericana comprando il voto di molte delle nazioni sorelle dell'isola caraibica (Uruguay, Argentina, Guatemala, Costarica, Salvador, Perù etc.) prese alla gola e condizionate dalle loro drammatiche situazioni economiche che, in qualche modo, il governo di Washington ha promesso di lenire. Un rito scomposto, basato sui ricatti ai paesi più poveri che aspettano l'elemosina di un prestito e che quindi sono stati obbligati ad esprimere il loro voto contro Cuba, malgrado spesso la situazione interna proprio di questi paesi registri una violazione dei diritti umani e civili enormemente più grande e imbarazzante di quella dell'isola di Fidel Castro. Negli ultimi anni, il ruolo ingrato di presentare la mozione era toccato alla Repubblica Ceca, ma quest'anno, dopo la rinunzia del governo di Vaclav Havel di recitare ancora una volta questa parte, l'ipocrisia messa in atto è stata ancor più grande. Scartata la possibilità di obbligare la disperata Argentina ad assumere l'incarico, perché l'imposizione sarebbe apparsa plateale, la diplomazia Usa ha optato per l'Uruguay, che però, essendo anch'esso un paese sull'orlo del fallimento e con poca credibilità politica, è stato affiancato dal Guatemala. E questo rito ha assunto i caratteri del grottesco. Non solo per le recenti prove sul coinvolgimento della giunta militare uruguayana nell'"operazione Condor" che produsse migliaia di desaparecidos, ma anche perché il Guatemala, salvato negli anni Ottanta tante volte dagli Stati uniti nell'assise di Ginevra, malgrado fosse in corso nel paese un accertato genocidio, ha attualmente come presidente del parlamento il famigerato Efren Rios Montt, uno dei tre generali (con Lucas Garcia e Mejias Victores) responsabili della terribile operazione «terra rasada», la campagna di sterminio messa in atto, fino all'inizio degli anni novanta, contro le popolazioni maya e ogni tipo di avversario politico. I risultati di quella terribile repressione, che avrebbero dovuto obbligare Carla Del Ponte e la corte dell'Aja a giudicarlo prima ancora di Milosevic, sono stati resi noti più volte, ma stranamente elusi o nascosti dai grandi mezzi d'informazione. Nel `98 fu il rapporto della Chiesa cattolica locale a squarciare il velo con il volume Guatemala nunca mas, per il quale il vescovo Juan Gerardi venne assassinato. Nel `99, invece, fu l'Onu a puntare il dito con un documento di tremila pagine che chiamava addirittura in causa come complice dell'ultimo genocidio della storia del Novecento, il governo degli Stati uniti, tanto che Clinton fu costretto a presentare pubbliche scuse agli eredi dei maya.
I dati sono agghiaccianti: duecentomila morti, quasi quarantamila desaparecidos, 627 massacri accertati, quattrocento villaggi indigeni scomparsi dalla carta geografica, quasi tremila cimiteri clandestini. Ma c'è di più: in una recente risoluzione, votata all'unanimità, il parlamento europeo si è dichiarato molto preoccupato per le intimidazioni in atto nel Guatemala del presidente Portillo (un pupazzo nelle mani di Rios Montt) verso tutti coloro che si sforzano di rompere l'impunità ancora vigente dall'epoca del terrore, e verso i sopravvissuti, i testimoni, le ong, i giornalisti, i rappresentanti politici, i religiosi, i leader dei lavoratori agricoli ed in particolare le minacce contro i patologi impegnati nello sforzo di riesumare le fosse comuni per raccogliere prove di futuri giudizi.
E mentre il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù, desolata per l'ignavia di molti tribunali del suo paese, è costretta a presentare in Spagna una denuncia per il genocidio della sua gente rimasto impunito, ancora la comunità europea segnala gli abusi commessi dall'accordo fra molti operatori economici nazionali ed internazionali che controllano industrie illegali o si dedicano ad attività nuove come il traffico della droga, delle armi, al riciclaggio di denaro sporco, al furto di automobili e a sequestri per ottenere spesso l'uso illegale di terre statali.
Che autorità morale può avere il Guatemala quando firma la richiesta di censura di Cuba per violazione di certi diritti? E quale autorità morale hanno gli Stati uniti ridotti a portare avanti la loro inquietante strategia nei confronti Cuba utilizzando metodi così disinvolti e persone così squalificate? E perché i paesi della comunità europea, fra i primi ogni anno in autunno a votare all'Onu contro l'embargo a Cuba (approvato solo da Usa, Israele e Isole Marshall) si dimenticano in primavera di questa realtà?
Queste domande sono ancora più pertinenti se si considera che la richiesta presentata dall'Uruguay con l'appoggio del Guatemala alla Commissione dei diritti umani dell'Onu, ha dovuto dare atto nel primo paragrafo degli sforzi fatti dalla Repubblica di Cuba nell'affermazione dei diritti sociali della popolazione malgrado un contesto internazionale avverso. Traguardi riguardanti educazione, protezione dell'infanzia, sanità, cultura, pratica sportiva, tuttora sconosciuti non solo in Uruguay e Guatemala ma in quasi tutti i paesi dell'America latina, anche se non afflitti come Cuba da un blocco economico antistorico e immorale. Eppure ogni volta che Fidel Castro parla, applauditissimo, a Durban (Sudafrica) lo scorso settembre durante la conferenza Onu sullo schiavismo, o a Monterrey (Messico) il mese scorso per la conferenza sul finanziamento e lo sviluppo dei paesi poveri, c'è chi si adonta. Maître à penser e anche figure preminenti di partiti italiani che si dicono progressisti, non potendo contestare il merito delle sue denunce sullo sfruttamento della maggior parte dell'umanità, gli contestano il diritto a farlo per la discussa questione della violazione dei diritti civili perpetrata dalla rivoluzione nei riguardi di alcuni dissidenti o presunti tali. L'argomento avrebbe una sua legittimità se le nazioni in nome delle quali parlano questi opinionisti non fossero spesso le vere responsabili, con le loro speculazioni economiche, delle tragedie umane sulle spalle delle popolazioni povere. Quelle popolazioni delle quali si parlava a Monterrey e la cui condizione rappresenta una vera e propria violazione di tutti i diritti.
Ma l'opposizione alle parole di Fidel Castro è ancor più sfacciata se a porla sono quei pensatori e quei politici (anche di sinistra) che hanno ignorato e continuano a ignorare, per sopravvenuti rimorsi o realpolitik, soprusi inauditi come quelli commessi dalla Cina ancora adesso o quelli compiuti in Africa dai paesi che si autodefiniscono civili e democratici, magari facendo fare ai bambini le guerre per i diamanti della Sierra Leone. Sono gli stessi censori che, per restare nel continente latinoamericano, ancora adesso ignorano quello che succede in Guatemala, o che in Perù, fino alla recente elezione di Toledo, c'erano più di dodicimila prigionieri politici. E sono gli stessi che fanno finta di non sapere che nel Brasile del presidente sociologo Cardoso vengono assassinati impunemente, ogni anno, centinaia di sindacalisti, seringueiros (estrattori di caucciù) o sem terra, dalle guardie bianche dei terratenientes, o che, nell'attuale Colombia senza legge del presidente Pastrana, molto amico di Bush, ci sono state negli ultimi mesi più di mille crudeli esecuzioni messe in atto dai paramilitari di Carlos Castaño, complici del governo di Bogotà. E infine come vogliamo commentare la notizia di questi giorni riguardante più di duecento arrestati desaparecidos nelle mani della polizia messicana, notizia venuta alla luce per l'impegno di alcuni militanti delle organizzazioni umanitarie che avevano cominciato a indagare dopo l'assassinio dell'avvocato dei diritti umani Digna Ochoa?
Tutto questo, malgrado i suoi limiti, i suoi errori, a volte il suo integralismo ideologico, a Cuba non è mai successo. E di questo dato dovranno cominciare a tener conto tutti coloro che, affrontando i temi dei diritti negati, non vogliono peccare di doppia morale o di ipocrisia. Muoiono più bambini prima del terzo anno di vita nel District of Columbia, quello di Washington, capitale degli Stati uniti, che a Cuba, dovette ammettere Hilary Clinton in campagna elettorale alla vigilia della prima elezione del marito e quando voleva varare una legge sanitaria che le multinazionali dei farmaci boicottarono fino a costringere il presidente a metterla da parte. Dieci anni dopo questo divario è aumentato in favore di Cuba, che ha una media di mortalità di otto bambini su mille, prima del terzo anno di vita. Una media scandinava, malgrado il clima e la penuria di medicine causata dall'embargo nordamericano. Si intuisce chiaramente, allora, che nessuno di questi critici a senso unico della revolucion si è domandato perché, contro ogni previsione, Cuba è ancora lì, un po' affannata e un po' vitale, quasi tredici anni dopo che il comunismo è tramontato e l'Urss, che doveva essere da noi liberata, è ora una nazione sgretolata, a cui il mondo occidentale ha regalato la mafia, la droga, la corruzione ma non la famosa compiuta libertà.
Perché quello della libertà è l'argomento più forte messo in campo da maître à penser come Panebianco, Ronchey, Mieli, quando parlano di Cuba, sorprendentemente dimentichi che nell'area di mondo nella quale Cuba sta, la libertà è soltanto una parola, spesso usata ipocritamente, perché l'avversario politico, nell'America latina neoliberale, non arriva quasi mai a essere un dissidente, viene soppresso prima, come è successo recentemente in Brasile a due sindaci del Partito dei lavoratori di Lula da Silva. E questo anche ora che, come ha spiegato tempo fa la conferenza episcopale guatemalteca, in Europa pensano sia tornata la democrazia da quelle parti solo perché si vota. Per questo è legittimo porre delle domande a questi illustri colleghi. C'è più libertà che a Cuba nel grande Brasile dei dieci milioni di meninhos da rua e dove i medievali terratenientes sono capaci di impedire al presidente Cardoso, dopo un doppio mandato, di varare uno straccio di riforma agraria sul tipo di quelle europee di fine dell'ottocento? C'è più libertà che a Cuba in tanti degli stati del Messico (non solo Chiapas ma anche Guerrero, Puebla, Vera Cruz) dove la repressione strisciante produce continuamente movimenti di disperati in armi e dove durante la presidenza di Ernesto Zedillo, fino alla fine del duemila ci sono stati quattrocento assassini politici di militanti dei partiti progressisti? C'è più libertà che a Cuba in quella macelleria che è diventata la Colombia o nella Bolivia governata fino a qualche mese fa dall'ex dittatore (democraticamente eletto come piace a Panebianco) Hugo Banzer? O c'è più libertà in Guatemala dove, sempre dopo un'elezione "democratica" il presidente del parlamento è un responsabile di delitti di lesa umanità mentre il premio Nobel della pace Rigoberta Menchù ha dovuto nuovamente esiliarsi in Messico? Il mondo che si autodefinisce civile e democratico è stato purtroppo sistematicamente complice di questi ceffi, molti dei quali formati alla ferocia alla Escuela de las Americas a Panama, o a Fort Benning o in altre scuole militari degli Stati uniti. Quale supremazia morale può vantare questo mondo che parla di libertà, si irrita alle denuncie di Fidel Castro, ma ha rinunziato da tempo a spiegare e respingere questi percorsi e queste contraddizioni?

ASSOCIAZIONI & APPELLI 

MARCIA PER LA PACE PERUGIA - ASSISI: NOTE ORGANIZZATIVE
Arci Legnago

Cari amici, finalmente abbiamo definito le questioni tecniche per l'organizzazione del pullman che ci porterà alla Marcia Perugia - Assisi. Ritrovo stazione dei Pullman di Legnago ore 6,30 del 11 maggio; Partenza ore 7,00; Possibile fermata a Verona (in base alle adesioni lo confermeremo telefonicamente agli interessati); Arrivo a Perugia attorno alle 12,00. Visita della città. Uno dei nostri compagni sta costruendo un percorso un po' originale. (facoltativa). Sistemazione in camere doppie o triple Albergo 3 stelle. Cena. 12 MAGGIO, tra le 8,00 - 8,30 ritrovo per la partenza della Marcia. Pullman da Assisi per ritorno. Costo complessivo 60,00 €.. Per inf. chiamate il nostro comitato ai numeri 0442/26053 0442/25044 o mandate una mail a legnago@arci.it

Fagiani nel mondo
Il Circolo “Fagiani nel Mondo” (Legambiente) di VERONA organizza un pullman per partecipare alla Marcia della Pace Perugia - Assisi il 12 maggio 2002. Chi fosse interessato contatti l'indirizzo: fagianinelmondo@libero.it

Rete Lilliput Verona
Rete Lilliput e A.C.L.I. di Verona hanno organizzato il trasporto con pullman per prendere parte alla Marcia PERUGIA – ASSISI del 12 maggio. Due le possibilità: PARTENZA SABATO 11 MAGGIO, nel pomeriggio, pernottamento presso un villaggio turistico nei pressi del Lago Trasimeno, spostamento la mattina della domenica a Perugia, ritorno la domenica sera da Assisi. Quota individuale: € 60; PARTENZA NELLA NOTTE FRA SABATO 11 E DOMENICA 12, ritorno da Assisi la domenica sera. Quota individuale: € 30. ISCRIZIONE PRESSO Segreteria Provinciale A.C.L.I. , interrato dell’Acqua Morta n. 22, VR, Tel. 045/8065531 – LUCIANO FARRIS – ENTRO L’8 MAGGIO. Il versamento delle quote avverrà all’atto dell’iscrizione.

Arci di Verona
MARCIA STRAORDINARIA PERUGIA ASSISI per la pace in Medio Oriente. L'Arci, Comitato di Verona e Associazione per la Pace di Verona organizzano il pullman per partecipare alla Marcia con partenza da Via Città di Nimes alle ore 3 di domenica 12 maggio; l'arrivo é previsto per le ore 9 al Giardino del Frontone oppure per le 9.30-10 a Ponte San Giovanni. Per le persone che non si sentono in grado di percorrere i 25 km, si segnala la possibilità di aspettare il corteo a Bastia Umbra per concludere la marcia ad Assisi. Il ritorno a Verona é previsto per le ore 24. E' necessario iscriversi entro il 9 maggio. Quota individuale € 25 da versarsi all'atto di iscrizione. Per informazioni ARCI n.a. di Verona, Via C.Cattaneo, 14 (in orario d'ufficio) tel. 045 8033589 fax 045 8033757 e-mail verona@arci.it ; per informazioni e documentazione consultare il sito www.arci.verona.it 

EMBARGO IRAQ: APPELLO
Nei prossimi giorni la Camera dei deputati discuterà una mozione per la revoca dell'embargo all'Iraq presentata come primo firmatario dall'Onorevole Bianchi. La mozione chiede tra l'altro lo sblocco dei contratti per generi di prima necessità bloccati alla Commissione per le sanzioni dagli Stati Uniti, la riapertura della ambasciata a Baghdad e impegna il governo a proporre formalmente alle Nazioni Unite la fissazione di una data per la revoca delle sanzioni economiche. Se approvata sarebbe la posizione più avanzata mai presa da un paese europeo sulla questione dell'embargo. L'associazione "Un Ponte per..." ha promosso un appello per fare pressione sui parlamentari italiani e per sollecitare un voto favorevole alla revoca dell'embrago. L'appello può essere firmato collegandosi al sito www.unponteper.it/nontagliolacorda oppure anche dal sito della rete Lilliput www.retelilliput.org

APPELLO A TUTTE LE DONNE E GLI UOMINI SENSIBILI ALLE RAGIONI DELL’AUTO-DETERMINAZIONE FEMMINILE E DI UNO STATO LAICO E DI DIRITTO
Mercoledì 27 marzo u.s. sono stati presentati alla camera dei Deputati, per la discussione sulle linee generali, il progetto di legge unificato sulla procreazione medicalmente assistita - relatrice l'on. Dorina Bianchi (UCD) - e i tre testi di minoranza, firmati da Maura Cossutta (PCDI), Laura Cima (Verdi) e Tiziana Valpiana (PRC). I testi in questione sono reperibili al sito della Camera dei Deputati (progetti di legge - ricerca per numero - inserire numero 47- il testo base della maggioranza è il 47-A, i testi di minoranza dal 47-A-bis al 47-A-quater). Alla ripresa dei lavori dopo la pausa per le elezioni amministrative è calendarizzato il dibattito con voto sugli articoli. La maggioranza preme per concludere la discussione in tempi brevi (il 27 e il 28 maggio) e inviare al più presto il testo approvato al Senato. Penso sia il momento di organizzare assemblee di donne e uomini in cui vagliare e decidere forti e significative prese di posizione contro questo progetto di legge, incontri e discussioni pubbliche al fine di concordare iniziative adeguate alla gravità della situazione, affinché il tema acquisti visibilità pubblica e riesca a incidere sulla travagliata vicenda di questo nefasto progetto di legge. E' perciò della massima importanza aprire un'interlocuzione con tutte quelle voci critiche che nella scorsa legislatura hanno pubblicamente espresso il loro dissenso: operatrici/tori dei centri spesso uniti in associazione con gli stessi utenti, intellettuali, giuriste/i, scienziate/i, ricercatrici/tori e quella stessa parte del mondo cattolico sensibile al principio della laicità dello Stato. Il progetto di legge fermamente sostenuto da una cospicua maggioranza trasversale, riproduce - salvo poche modifiche - il testo affossato al Senato nella scorsa legislatura fondato su pre-giudizi ideologici ed etici di chiara ispirazione confessionale. Vi si ribadisce, in forma persino peggiorativa, il principio della soggettività del "concepito", da cui discendono norme aberranti come l'adottabilità degli embrioni crio-conservati eccedenti non utilizzati, nonché modalità di applicazione delle tecniche altamente nocive per la salute delle donne e dello stesso "nascituro".Il primato femminile in ambito procreativo sancito dalla natura e dalla legge 194/78 viene azzerato, così come norme fondative del Nuovo diritto di famiglia e il principio istitutivo del diritto di accesso alla capacità giuridica enunciato all'art.1 del Codice Civile. Per questo e molti altri motivi il testo da me presentato come relatrice di minoranza sostiene che su tale materia è sufficiente l'emanazione di un regolamento dei centri pubblici e privati da parte del Ministro della Sanità, e che tutt'al più si possa parlare di una legge leggera che rinunci a qualsiasi pretesa di imporre diktat etici sui rapporti affettivi e relazionali e sulle scelte sessuali e procreative delle donne e degli uomini di questo paese. Tutti argomenti che in uno Stato laico di diritto non possono essere oggetto di normazione giuridica. Ma il solo lavoro parlamentare non basta, occorre il lavoro di tante, che ne parlino, che continuino a inondare la Commissione Affari Sociali e il Parlamento tutto (specialmente i e le parlamentari della maggioranza di centro destra) con e-mail che esprimano il rifiuto di una legge così concepita.Non dimentichiamo, tra l'altro, che il Movimento per la Vita ha depositato in Parlamento 500.000 firme a sostegno del riconoscimento giuridico della soggettività dell'embrione. Una ragione in più per attrezzarci a dare una risposta forte, decisa e visibile. (TIZIANA VALPIANA, deputata PRC)

GREENPEACE: L'ITALIA SOSTIENE IL GIAPPONE NELLA CACCIA ALLE BALENE?
Roma, 3 maggio 2002 Mancano solo due settimane alla Conferenza della Commissione Baleniera Internazionale, che si terra' dal 20 al 25 maggio a Shimonoseki, porto baleniero giapponese e l'Italia non ha ancora reso nota la sua posizione. "In questi giorni il ministro Alemanno e' in visita ufficiale in Giappone, dove incontrera' i ministri dell'agricoltura, degli esteri e dell'economia. E' l'occasione per chiarire qual e' la posizione del nostro Paese sulla caccia alle balene ha detto Domitilla Senni, direttore generale di Greenpeace ci aspettiamo una ferma condanna della politica nipponica di acquisto dei voti dei paesi in via di sviluppo". Negli ultimi 10 anni il governo giapponese ha investito piu' di 300 milioni di dollari per promuovere la ripresa della caccia commerciale delle balene. Utilizzando i fondi destinati all'aiuto allo sviluppo nel settore della pesca , il Giappone ha "comprato" il voto di numerosi paesi in via di sviluppo con l'intento di costituire all'interno dell'IWC una nuova maggioranza necessaria per abrogare la moratoria sulla caccia alle balene. Moratoria che, dal 1987, era stata votata dalla Commissione Baleniera Internazionale . Solo nel 2001 il Giappone ha speso qualcosa come 47 milioni di dollari, 41 milioni di euro, per convincere alcuni paesi a votare a favore della ripresa della caccia.
Greenpeace si aspetta dal ministro Alemanno, con il quale ha da tempo chiesto un incontro, una condanna della "politica di consolidamento del voto" come definita dallo stesso governo giapponese.
"Alemanno va in Giappone per promuovere l'esportazione dell'agroalimentare italiano verso il paese del Sol Levante, un settore che e' in continua crescita-continua Senni speriamo che per esportare un po' di grana padano non si accordi per scambiare il proprio voto passando nello schieramento del Giappone all'interno della Commissione Baleniera". Il ministro Gianni Alemanno sara' in Giappone fino al 9 maggio ed incontrera', tra gli altri, il ministro dell'Agricoltura, Tsutomu Takebe, il ministro degli Esteri, Yoriko Kawaguchi, e il ministro dell'Economia, Commercio e Industria, Takeo Hiranuma.
AGISCI ! Scrivi subito al Ministro Alemanno invitando il Governo a prendere una posizione chiara all'interno dell'IWC http://act.greenpeace.it/mail_ruggero.htm 

MassMedi@ 

Le no-news di «CARTA» settimanale, in edicola dal 2 all'8 maggio

Primo Maggio a Parigi 
Tutti vi raccontano le bestialità che dice Le Pen, gli appelli a votare per Chirac, che le strade sono piene di gente che fa "barrage" al fascismo. La non notizia di Carta, il cui prossimo numero va in edicola giovedì 2 maggio e venerdì 3, è la discussione tra associazioni, sindacati, studenti su come rendere permanente la mobilitazione, come trasformare l'opposizione al Fronte nazionale in una duratura rete sociale contro il liberismo. In più, un articolo di Christophe Aguiton sull'analisi del voto e sulle prospettive del movimento. E il Primo maggio sono attese a Parigi un milione di persone.

Microsoft in Israele 
Come mai la multinazionale di Bill Gates ha riempito le strade israeliane di cartelloni pubblicitari in cui si "ringraziano le Forze di sicurezza"? Nel nuovo numero di Carta, un articolo di Marco Trotta su una società, quella israeliana, pienamente integrata nella "net economy" globale, e, come la "net economy" oggi sia in profonda crisi.

Primo Maggio a Napoli 
Che specie di rottura democratica, e quanto profonda, è la rivolta dei poliziotti napoletani all'inchiesta che ha portato all'arresto di otto di loro, e all'incriminazione di altre decine, per le sevizie cui sottoposero gente prelevata dagli ospedali ["sequestrata", dicono i giudici] dopo la manifestazione del marzo del 2001? Dove va la polizia di De Gennaro? E cosa succederà, ora, alle inchiesta genovesi sulle violenze a Bolzaneto e alla Diaz? Nel nuovo numero di Carta, indagini su questi problemi, e molte delle testimonianze che, fin da subito, denunciarono le violenze arbitrarie di quel giorno. E il Primo Maggio in molti, a Napoli, rivendicheranno il diritto a manifestare la propria opinione.

DA LEGGERE

SCHIAVE SULLE NOSTRE STRADE
Il fenomeno della prostituzione, tra conoscenza, denuncie e impegno
a cura dell'Osservatorio delle povertà della Caritas Tarvisina (Tel. 0422 576816)
pagg. 164 - 9,50 euro - Ed.San Liberale

Si intitola "Schiave sulle nostre strade", è curato dall'Osservatorio delle povertà della Chiesa Tarvisina (Treviso), raccoglie alcuni contributi del sociologo Aldo Bonomi, direttore dell'Aaster, di mons. Antonio Marangon, biblista e docente presso lo studio teologico interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto, di Riccardo Tumminia, capo della squadra mobile della Questura di Treviso, di don Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italia e del Vescovo di treviso, mons. Paolo Magnani.
Nasce dall'esperienza maturata in due anni di interventi nell'ambito della tratta delle donne vittime della prostituzione e intende offrire alle comunità cristiane e civili un'occasione per riflettere ed interrogarsi su questa nuova forma di schiavitù. Propone una lettura ampia del fenomeno, valutando i frammenti di dati e mappature del territorio, approfondimenti sulla Parola di Dio, sul Magistero della Chiesa e sulla legislazione, alcune schede di lavoro particolarmente indicate per parrocchie, scuole, associazioni, gruppi di volontariato. Il libro si divide in quattro parti. Nella prima viene proposta una analisi del fenomeno che mira a valutare gli aspetti generali del problema, i significati e i motivi delle migrazioni e della tratta, il traffico di donne su scala mondiale, il ruolo oscuro dei clienti, il mutamento dei rapporti tra uomo e donna nella nostra società, i giovani nel mondo della notte e la richiesta sempre meggiore di sesso a pagamento. Nella seconda sezione vengono presentati, oltre alla riflessione biblica, alcuni studi approfonditi circa la posizione della Chiesa e i principali documenti di questi ultimi decenni nei quali il Magistero ha fatto sentire in modo chiaro la sua voce di condanna al turpe fenomeno della tratta. Ampio spazio è dedicato anche allo status quaestionis normativo nazionale ed internazionale, con particolare riferimento alla difesa dei diritti umani. La terza parte, ampia e dettagliata, propone una attenta lettura della prostituzione nel territorio della Marca, con un occhio critico capace di cogliere le molteplici sfumature del fenomeno: ragazze di strada, ballerine di locali lap dance, cameriere di club privé, intrattenitrici in appartamenti. Le iniziative degli Enti Locali, delle forze di Polizia e il progetto diocesano vengono discussi nel dettaglio. Infine la più importante, la quarta sezione, presenta alcune schede di riflessione e di azione rivolte ai singoli e alle comunità. Le prime tre si muovono attorno al significato dell'informazione ragionata, della formazione e dell'azione politica. La terna successiva riguarda più da vicino l'attività concreta dei percorsi di recupero: l'unità di strada, l'accoglienza in famiglia e il reinserimento sociale delle ex prostitute. Un recente intervento di Caritas italiana e la riflessione del Vescovo di Treviso concludono il libro. In Appendice sono presentati i risultati del questionario che la Caritas parrocchiale di Pederobba ha stilato e distribuito alla popolazione. L'inchiesta nasce dalla considerazione che il fenomeno della prostituzione è esploso vistosamente nella Pedemontana, provocando disagio e molteplici reazioni, anche in seguito a tristi fatti di cronaca. L'intuizione del gruppo Caritas è stata quella di legare la domenda di sesso a pagamento con le fratture dei valori delle famiglie di oggi. É questa la chiave di lettura dell'intero libro; le prostitute altro non sono se non vittime di chi le strumentalizza per rispondere alle richieste dei clienti. Di loro si sa poco e si preferisce accettare cliché tradizionali piuttosto che tentare di capire cosa li spinga a cercare piacere nel sesso a pagamento. Persone normali, integrate nella società, spesso con una posizione lavorativa ben definita. Eppure con le loro richieste aumentano il traffico di donne vittime indifese di violenze infinite. Capire il ruolo fondante della famiglia, del rispettoso rapporto tra uomo e donna, il valore dell'amore sponsale, della dignità della persona umana nella sua interezza, in particolare la formazione dei giovani, la conoscenza del dramma di tante prostitute permetterebbe di diminuire la domanda. E con essa, è probabile, l'offerta.

Leggete «Losservatore»
Losservatore è un giornale letterario indipendente. La pubblicazione è formata da tre parti. Nella prima sono contenute alcune citazioni prese in prestito da romanzi, racconti o poesie di diversi autori per invogliare i nostri lettori a leggere e a scoprire poeti e scrittori nuovi. Nella seconda parte ci sono poesie e racconti scelti che i lettori inviano alla redazione per la pubblicazione. La terza parte è invece riservata ad articoletti di carattere artistico-letterario. Si ricorda però che il giornalino non si occupa di politica o di vicende riguardanti l’attualità. Nei prossimi numeri si cercherà anche di dedicare uno spazio a disegni, vignette e fumetti, ed in più verranno intervistati alcuni significativi personaggi che hanno a che fare con il giornale, o che potranno saziare la curiosità dei lettori. Insomma, lo scopo principale de “Losservatore” è quello di dare spazio a poeti e scrittori, soprattutto a livello locale, per cui chi vuole collaborare e ha del materiale da proporre può liberamente inviarlo mediante posta elettronica a: la_linfa@hotmail.com, o, tramite busta chiusa all’indirizzo: Losservatore, via G. Pascoli 24, 37032 Monteforte d’Alpone(Vr). Inoltre, si ricorda di allegare i propri dati personali e che il materiale spedito non verrà restituito. E’ possibile contattare telefonicamente i redattori ai numeri: 3402456128 (Marco), 3899748642 (Guido). Le copie del giornalino sono reperibili presso l’Informagiovani di San Bonifacio, la biblioteca di San Bonifacio e quella di Monteforte d’Alpone, nonché presso la libreria “La Piramide”, sempre a San Bonifacio. Losservatore in rete si trova navigando all’interno del sito www.stilelibero.org. Potete inoltre richiederlo inviando la vostra richiesta al nostro indirizzo. (Marco Bolla, Guido Bianchini)

LA LETTER@

UN MINUTO DI SILENZIO
Se hai ancora orrore per le scene dell'11settembre approfitta per fare UN MINUTO di silenzio in onore dei circa 5000 americani, per la maggior parte civili, uccisi vigliaccamente per mano di terroristi che ancora non si sa chi siano. E visto che stai in silenzio, continua questo silenzio per altri TRE MINUTI in onore dei 130.000 civili iracheni morti nel 1991 per ordine di Bush padre. Approfitta per ricordare che in quella occasione gli americani fecero festa, come i palestinesi lo hanno fatto dopo gli attentati all'america...e adesso VENTI MINUTI in più per i 200.000 iraniani uccisi dagli iracheni con armi e soldi forniti a Hussein (ancora giovane allora) dagli stessi americani che poi più tardi girarono tutta la loro artiglieria contro di loro... Altri QUINDICI MINUTI per i 150.000 talebani, ugualmente con armi e ordini dagli USA, che crearono la loro organizzazione ed addestrarono con la CIA... in più altri DIECI MINUTI per i 100.000 giapponesi morti direttamente e indirettamente ad Hiroshima e Nagasaki, lo stesso per azione diretta della grande acquila... Se lo hai fatto, sei stato in silenzio UN'ORA (UN MINUTO per tutti gli americani e CINQUANTANOVE MINUTI per TUTTE le loro vittime...). Se sei ancora perplesso, fai un'ora di silenzio per i morti della guerra del Vietnam (1.000.000, si, un milione di vietnamiti morti), cosa che non è molto piacevole da ricordare per gli americani... Speriamo che qualcuno ricordi il “bombardamento” degli USA a Bagdad dove morirono 18.000 persone, non 5.000 come nelle torri; qualcuno lo ha visto alla CNN? o in qualche canale del mondo? qualcuno ha chiesto giustizia? o peggio vendetta? Preghiamo perché gli americani inizino a capire che anche loro sono vulnerabili e che le tragedie che loro provocano sono tanto barbare e vigliacche come quelle degli altri. I morti degli altri paesi fanno soffrire tanto come i loro morti. (di Isabel Corrochano) (Trasmessaci dal Pime di Roncà)

PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous ( vincenzo.andraous@cdg.it - Tel. 0382 3814417) 

Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia; E’ titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans” edito da Ibiskos di Empoli; “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. 

SCUOLA DI PREVENZIONE
A SCUOLA UN'ALTRA VOLTA. Più classi da incontrare, ma con una sola percezione: c’è una distanza siderale tra l’apprendere nozioni trasmesse dai docenti e l’impatto con il reale intorno. C’è davvero distanza tra i ragazzi in fila per tre, e le problematiche più aspre, che compongono le assenze, i vuoti, i disagi del sociale dilagante. Sono andato a incontrare i giovani di un istituto superiore, giovani con gli occhi lucidi di chi disconosce, ma intende prendere parte al gioco intenso di questa vita. Giovani che domani saranno assistenti sociali, studenti dell’ultimo anno, con cui ho parlato e discusso di disagio, trasgressione, devianza, di carcere e di comunità. Giovani che nel bel mezzo dell’incontro mi hanno chiesto: cosa possiamo fare noi? Sono rimasto colpito da questa domanda, non solo perché a porla erano le future figure di riferimento per studiare tempi e modi di un intervento di prevenzione e di un programma educativo. Sono rimasto sorpreso dalle affermazioni di alcuni genitori, che hanno espresso la liceità e legittimità di questa domanda, a tal punto da appropriarsene essi stessi. In un contesto così complesso come quello del disagio, non sempre è facile operare, perché dove questo si espande e corrode, quasi niente è legato da un rapporto causa-effetto, quasi mai esiste una spiegazione lineare: infatti, l’uomo, la persona, l’essere, non è un accadimento meccanico. Mentre alle parole si accompagnavano dati, statistiche, percentuali, mi sono reso conto, di quanto fosse relativo confermare con i numeri, una scelta di politica criminale, lo sbilanciamento tra repressione e prevenzione, tra punizione e rieducazione. Mi sono reso conto che su un principio universale, non esiste veramente mediazione, cioè la centralità della persona, della sua dignità, della sua responsabilità di esistere e vivere nel rispetto di se stesso e degli altri. Proprio per questa premessa inscindibile da qualsiasi costrutto intellettuale, ho sentito il peso del mio bagaglio esperienziale, del mio stesso vissuto per quanto inenarrabile per difetto. La dialettica barocca, figlia di una didattica troppo composta, lascia il campo aperto alle durezze di ciò che ci impaurisce, allora dalle babygang, si corre alla pena di morte, alla richiesta di giustizia, e poco importa, se questa passa da una legge del taglione, che possiede solo la gratificazione del momento. Mi accorgo che non c’è informazione, non c’è conoscenza, né attenzione sensibile. Non c’è informazione sulla pena né sul carcere, se non quella che regalano i films o i romanzi. Non c’è conoscenza di un carcere che non migliora l’uomo detenuto. Non c’è attenzione sensibile che non è un sentimento di pietismo per chi offende, né accompagnamento accudente nei riguardi di chi è offeso. Si rafforza in me la convinzione dell’importanza di un messaggio mediatico che non sposti l’attenzione da un’altra parte, o peggio induca a deleterie ipnosi collettive. Prevenzione non è una convinzione astratta ma un’operazione che va condotta senza tentennamenti, significando che essa non è strumento basato esclusivamente sul fattore “forza”, ma sul fattore “consenso”, consenso alle regole del vivere civile. “Educare alla non superficialità, affinché l’intera società si senta corresponsabile nella prevenzione dei reati”. Occorre diventare protagonisti attivi di questa vita, a tal punto da assumere in prima persona il ruolo di agente sociale, ciò per tentare di spostare l’asse di coordinamento sociale, basata per lo più su un’accettazione di illegalità diffusa. E’ in questo sentire, e nella lettura evangelica, e del vivere con la propria umanità, che può esserci il superamento della difficoltà ad accorciare le distanze, e forse perdonare. Infatti la logica del perdono, può nascere; “non nell’inerzia di acconsentire di scendere sullo stesso piano di chi mi ha fatto del male”, ma deve tradursi anche in istituti giuridici. Una società “tiene” se riesce a interiorizzare qualcosa, ecco l’importanza del consenso delle regole. Pasolini ci ha parlato di forza della ragione, di risposte della ragione con le idee e con i sentimenti. Io nella mia piccolezza, in questa aula gremita di tanti “domani” a consolidare ruoli e competenze, penso che l’eventuale aiuto da affiancare al disagio in cui è piegato l’altro, sta nella mano tesa e aperta di chi nella propria coerenza non desiste mai di credere in una comunità che cambia mentalità, dove tutte le forze e le Istituzioni non possono più fingere di non vedere la svolta di un più ampio processo di mutamento sociale.

Sorrisi & Ceffoni

IL PARACADUTE
C'e' un aereo in volo con a bordo Bush, il Papa, Berlusconi e un Boy Scout. Ad un certo punto l'aereo perde colpi, il motore e' in avaria. Il comandante esce dalla cabina di pilotaggio e dice: "Qui ci sono 4 paracadute, io sono il comandante e decido io. Io ne prendo uno e voi arrangiatevi". Prende un paracadute e si lancia nel vuoto. Interviene Bush: "Io sono l'uomo piu' potente della terra e non posso certo morire." Prende un paracadute e si lancia. Berlusconi si alza: "Io sono l'uomo piu' intelligente e quindi non posso morire!" Prende un paracadute e si lancia. Rimane un paracadute. Il Papa e il Boy scout si guardano indecisi sul da farsi. Interviene il Papa: "Figliolo, io sono il Papa, e' vero che sono a capo della chiesa, cosa molto importante, ma ho anche una certa eta'. Prendi tu il paracadute rimasto e vedrai che Dio mi avra' in Gloria!" Il Boy Scout guarda il Papa e dice:"Santo Padre, prenda pure il suo paracadute che tanto l'uomo piu' intelligente della terra ha preso il mio zaino!"

ALLARME VIRUS!
Attenzione: un pericolosissimo virus è in circolazione dal 14 maggio. Si cela sotto diverse forme e nomi: ad es. silvio.exe fini.zip siamoqui.cdl ma il suo effetto è comunque devastante. Sembra inoltre che siano in circolazione virus simili: ad es. bossi.exe e lega.zip ma al momento sembrano pressoché inoffensivi. Dotato di pochi capelli ma di moltissimi denti esso è pronto a distruggere non solo il contenuto del vostro hard disc, ma anche a rovinare le vostre giornate per una durata (minima) stimata di cinque anni. Non sono ancora stati individuati tutti i suoi effetti, ma i primi di cui si è a conoscenza sono i seguenti: * cancellazione di tutti i brani .mp3 e inserimento di un unico file di questo formato (*.mp3), contenente l'inno di Forza Italia; * cancellazione di tutti i file .wav e sostituzione con la marcetta "Faccetta nera", fischiettata da Maurizio Gasparri, che verrà eseguita all'accensione, allo spegnimento del vostro pc e a ogni azione che prevede l'esecuzione di suoni; * sostituzione delle donnine presenti nei vostri file in formato .jpg e bmp con immagini di Emilio Fede (nelle analoghe pose); * sostituzione delle immagini di fustacchioni presenti nei vostri file in formato .jpg e .bmp con immagini nude e audaci di Claudio Scajola; * cancellazione di tutti i file Excel e inserimento del file *.xls contenente i risultati della tornata elettorale del 13 maggio, completi di grafici esplicativi; * cancellazione di tutti i file Word e inserimento del file *.doc riportante il "Contratto con gli Italiani"; * modifica del dizionario interno di Word, attraverso l'inserimento delle seguenti correzioni automatiche (Termine inserito - Sostituisci con): Comunista = Maledetto bolscevico ; Sinistra = Covo di rivoluzionari ; Assistenza sanitaria = Cavoli vostri ; Sciopero = Intollerabile insubordinazione delle classi inferiori ; Che Guevara = Brigante ; Opposizione = Ostacolo da schiacciare ; Costituzione Italiana = Work in progress ;Giustizia = Impedimento da scavalcare ; Mafioso = Birichino ; Roberto Benigni = Cabarettista poco noto al di fuori dell'ambito famigliare; Dario Fo = Anziano comico insignito, pochi anni addietro di un premio di modesta entità (probabilmente assegnatogli da una giuria bulgara) ; Enzo Biagi = Anziano giornalista ormai privo di credibilità ; Ferilli Sabrina = Donna di malaffare. Inoltre: disattivazione del tasto sinistro del vostro mouse (tutte le funzioni sono demandate al destro); blocco immediato della pallina del mouse se non viene utilizzata, quale mouse pad, la copertina del volume "Una storia italiana"; trasmissione di ogni file creato, modificato, letto o elaborato al sito www.silviotivede.com anche in mancanza di collegamento in rete; blocco immediato dell'abilitazione all'accesso a tutti i siti internet non recanti il bollino "Autorizzato dalla commissione presieduta da Ignazio La Russa"; qualora il pc infettato si trovi a meno di 10 mt da un apparecchio televisivo, su quest'ultimo resteranno visibili esclusivamente le reti Mediaset. Non sono conosciuti antidoti a questo virus. Un noto esperto di informatica, dopo averlo analizzato, ha stilato la seguente lista di consigli per limitarne gli effetti: 1. Spegnere il pc e non accenderlo per almeno cinque anni. 2. Impiegare il tempo lasciato libero in questo periodo per meditare sul voto espresso domenica 13 maggio e fare in modo che per la prossima volta le cose vadano diversamente. 

SITI DA VISITARE 
1) Agenzia di Stampa Missionaria www.misna.org
2) www.altravicenza.it  è il sito di Altravicenza, che ha sede presso la Casa per la Pace di Vicenza.
3) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org 
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
5) Il sito dell'Associazione no profit «Progetti Alternativi per L'energia e l'ambiente» www.paea.it
6) Terre Libere, altre forme di comunicazione www.terrelibere.it
7) Notiziario femminile www.femmis.org
8) Agenzia di stampa: www.consumietici.it
9) Giovani e missione... www.giovaniemissione.it
10) L'importante network italiano dell'informazione ecologica: WWW.PROMISELAND.IT
11) Pedagogisti on line: www.educare.it

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