Comitato Tecnico Scientifico
del Parco Regionale del Delta del
Po
dell'Emilia-Romagna
Osservazioni al progetto Enel di adeguamento
della CentraleTermoelettrica di Porto Tolle
da www.parks.it/parco.delta.po.er
L'elevato valore ambientale del Delta del Po non ha ovviamente bisogno di
essere sottolineato così come indiscutibile è la sua valenza complessiva che
travalica qualsivoglia artificioso limite amministrativo, non riferibile cioè alla
intrinseca dinamicità del "Sistema Delta" nel suo insieme e nei suoi rapporti con i
quelli circostanti. "Sistema Delta" che, comunque, è in parte anche il prodotto
della calibrata ed attenta azione regolatrice e trasformatrice condotta dell'uomo nel più
recente passato.
In proposito vale però ricordare che, per evidenziare e riconoscere la peculiarità e
la relativa fragilità fisico- ecologica di un simile sistema in risposta ad eventuali
aumenti dei carichi antropici possibili, non solo parte di esso è attualmente sottoposto
a regime di tutela, sia a carattere nazionale che regionali (Parchi del Veneto
e dell'Emilia- Romagna, aree di protezione istituite con DMAF, ecc ), ma, a seguito
della Direttiva CEE92/43 recepita poi dal DPR 357 dell'8/9/1997, i suoi rami fluviali (IT3270012) e molteplici aree con scanni, bonelli e sacche, tra cui quelle
dell'area compresa tra il Po di Maistra e quello di Tolle (IT 3270011) e, quindi, a
diretto contatto con la centrale, rientrano tra le aree SIC/ ZPS (Siti
Importanza Comunitaria / Zone Protezione Speciale).
Aree naturali e seminaturali cioè con habitat di particolare interesse e di cui si
deve particolarmente tener conto nella pianificazione e programmazione territoriale al
fine di assicurare un loro soddisfacente mantenimento o ripristino.Di conseguenza, così come previsto dalla direttiva CEE92/43 e successivo DPR, "...qualsiasi piano o programma che possa avere incidenze significative sugli obbiettivi
di conservazione di un sito già designato deve formare oggetto di una
valutazione appropriata... Nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tener
conto della valenza naturalistico-ambientale dei Siti di Importanza Comunitaria" .
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Per altro la stessa direttiva stabilisce che: " ... qualsiasi piano o progetto
non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito ma che possa
avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani
e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul
sito, tenendo conto degli obbiettivi di conservazione del
medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione di incidenza sul sito... le autorità
nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto solo dopo aver avuto
la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso,
previo parere dell'opinione pubblica". E tutto ciò ad integrazione della corrente normativa in tema di studi e valutazioni
di impatto ambientale, qualità dell'aria e delle acque, ecc.
In particolare tali considerazioni, oltre a serie perplessità sul tipo di
combustibile scelto e le conseguenti logistiche, fasi operative e gestionali (comprese
quelle relative ai materiali da smaltire derivanti dai processi di combustione), portano
a valutare in maniera decisamente critica i contenuti dello Studio di
Impatto Ambientale predisposto da Enel-Produzione per "L'aggiornamento del progetto
di adeguamento ambientale" della centrale termoelettrica di Porto
Tolle. Studio che, in generale, presenta innanzitutto un approccio al problema che non
pone come elemento centrale dell'analisi la peculiarità del "Sistema Delta" e la
sua conservazione in un'ottica di sviluppo sostenibile. Al contrario esso si basa esclusivamente su valutazioni puramente economiche e
di mercato funzionali solo alla stessa Enel (certamente importanti ma sicuramente
non prioritarie e/o proprie rispetto al sistema ambientale in gioco) ed
all'obbligatorio adeguamento richiesto per i valori delle emissioni (in atmosfera ed acqua) rispetto
alla normativa esistente; normativa che, per altro, prevede per la fine del 2002
la sostanziale riduzione delle attuali emissioni in atmosfera.Una chiara conferma a questo tipo di approccio si può immediatamente rilevare
nelle motivazioni di supporto al progetto, riportate come introduzione allo studio, in cui si
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precisa: "In tale contesto (DL n. 79 del 16/3/99 in tema di "concorrenza nelle fasi
di produzione e vendita di energia elettrica) ogni società di produzione
elettrica compete sul mercato cercando di minimizzare i costi industriali, puntando su
impianti che, avendo costi variabili più bassi, sono utilizzati per soddisfare la domanda di
base. Come si può facilmente comprendere, occorre o meglio diventa necessario,
migliorare il parco attuale al fine di renderlo idoneo al nuovo contesto di mercato. Nel caso
della centrale di P.to Tolle, si intende conseguire tale miglioramento attraverso l'utilizzo
di un combustibile meno costoso, l'Orimulsion, con l'impiego di adeguate tecnologie
di abbattimento delle emissioni che garantiscano ampiamente il rispetto delle
normative ambientali e che, unite a modifiche impiantistiche, consentano rendimenti
termici superiori al 40%... Grazie all'utilizzo di tecnologie innovative, e per le
motivazioni strategiche esposte, le centrali alimentate a carbone ed Orimulsion offriranno
dunque un contributo importante al recupero di efficienza e competitività nella produzione
di energia elettrica in Italia". Nessun, seppur breve, accenno viene invece fatto in merito alla collocazione
della centrale in un'area così altamente sensibile come quella del "Sistema Delta"
e, soprattutto, sulla peculiarità di questo sistema che non può essere "considerato
ed analizzato" come un sito qualunque, ma innanzitutto come un'area di
straordinario valore ambientale, presidiata oggi da due Parchi
regionali.
Questa pressoché totale sottovalutazione delle caratteristiche dell'area presenta
poi ben più gravi implicazioni nel momento in cui lo Studio di Impatto Ambientale
proposto non le prende in nessuna considerazione. Tanto che l'argomento non viene mai citato e, di conseguenza, trattato (ad
esempio, nel caso Cap. 2 - Quadro di riferimento Programmatico: Stato attuale e
tendenze evolutive della pianificazione territoriale e di settore; § 2.1.1.4.
Parchi e Riserve Naturali) nell'ottica della direttiva comunitaria CEE92/43 e successivo DPR 357dell'8/9/1997 in tema di SIC esistenti in zona.
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Sottovalutazione e disattenzione che nel valutare (Cfr 2.2 dello studio "Eventuali
disarmonie tra progetto e piani") porta a concludere: " La centrale Polesine-Camerini
è insediata nel territorio del Comune di Porto Tolle, in Provincia di Rovigo, alla foce
del fiume PO e nelle immediate vicinanze dell'area del Parco Regionale del Delta del
Po, dunque è rispetto alle indicazioni programmatiche e normative dei suddetti
Enti Locali, oltre che della Regione Veneto e dello Stato Italiano, che sono state verificatele rispondenze e le eventuali interferenze delle programmate azioni di
modifica, oggetto del presente studio di impatto ambientale... L'esame degli strumenti e
degli indirizzi programmatori a livello regionale, provinciale e
locale (ma non SIC!)... evidenzia, in generale, una sostanziale congruenza con gli interventi proposti...
In estrema sintesi l'aggiornamento del progetto di adeguamento ambientale
della centrale assicura, con certezza (??), un complessivo miglioramento dal punto di
vista dell'inquinamento dell'aria e delle acque e delle soluzioni architettoniche
dei manufatti...".E non altro!!, quando, in realtà, la centrale investe almeno 2 zone SIC, la IT 3270012e la IT 3270012, completamente
ignorate.
Entrando poi più nello specifico dello studio va innanzitutto evidenziato che l'unico
punto di forza su cui si basa tutto il progetto è rappresentato dalla
sostanziale riduzione prevista per le emissioni in atmosfera (Anidride solforosa, Polveri,
Ossidi d'azoto, ecc). Emissioni per le quali si delineano, almeno potenzialmente, valori addirittura inferiori
a quelli previsti dalla recente normativa in tema di qualità dell'aria ( che
obbliga comunque Enel, per rientrare nei limiti stabiliti, ad adeguare i suoi impianti - 3 sui
4 esistenti - entro la fine 2002). In proposito vale per altro ricordare che già la legge regionale istitutiva del
Parco Veneto del Delta del Po focalizzava proprio l'attenzione sul problema
riportando chiaramente l'indicazione di una riconversione della centrale stessa a gas metano.
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Questo abbattimento delle emissioni viene però raggiunto, rimandando agli esperti
di settore (dell'ARPA, USL, ecc) che hanno affrontato l'argomento per più
precise valutazioni sugli indotti/impatti dei singoli prodotti emessi sia a livello ambientale
che sulla salute umana, attraverso:
1) l'utilizzo di un combustibile fossile, l'Orimulsion
400, prodotto in Venezuela (che ne detiene il monopolio attraverso la Società "PDVSA Bitor" e la consociata Bitor
Italia s.r.l, non esistendo in sostanza altri giacimenti economicamente sfruttati) e
derivante dalla emulsione di bitume naturale (circa 70%) con acqua (circa il 30%) mantenuta
in emulsione da un tensioattivo non ionico stabilizzato. L'EPA (oltre ad altre realtà, quali, ad esempio, il Progetto UE-ExternE/Externatilitiesof Energy: A research project of the European Comunity) sottolineano come "..Comparasion of the results with those for the other fossil fuel cycle shows
the impacts from the orimulsion fuel cycle are similar to those from the oil cycle
but smaller than those arising in the coal fuel cycle".
Attualmente l'Orimulsion viene utilizzato ( o si prevede di utilizzarlo) in
alcune centrali canadesi, danesi, tedesche e lituane mentre il alcuni altri Paesi ( Florida
ed Inghilterra, ad esempio) la riconversione di centrali simili è stata bloccata
per considerazioni di opportunità ambientale. In Italia, al momento, sono attive due centrali di questo tipo (Brindisi Sud
e Fiumesanto in Sardegna) anche se il loro consumo di orimulsion è di molto inferiore
a quello previsto per Tolle. In particolare, contro i 5 milioni di tons previsti per Porto Tolle la centrale
di Fiumesanto si assesta intorno ai 400kT e Brindisi ai 1,5 MT
circa. Enel, per altro, risulta essere oggi il maggior utilizzatore al mondo di
questo combustibile ed ipotizza un raddoppio di tale quantità nel prossimo
decennio (Comunicato Stampa Bitor America Corporation, 11/08/99);
Si tratta in sostanza di un combustibile a basso costo con potere
calorifico relativamente modesto a fronte di un contenuto in zolfo di circa il 2,7 %, valore del
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tutto comparabile con quello degli oli e decisamente superiore a quello del metano (circa nullo) e del carbone (circa 1,6%); elevate anche le concentrazioni di
metalli pesanti e, in particolare, di nikel e vanadio. Non secondarie poi le implicazioni dovute a suoi eventuali sversamenti accidentali
in acqua tanto che l'EPA sottolinea come, per le sue intrinseche caratteristiche fisico-chimiche: "Orimulsion spills are differently than most other liquid fossil fuel, in
that it tends to disperse rather than float. Appropriate equipment ( previsti nello StudioEnel solo per le fasi di scarico dalle petroliere) is required to effectively contain
and recover Orimulsion spill in salt water". In particolare: "... spill of Orimulsion are
likely to be more difficult to contain and recover than are spill of heavy fuel oil,
especially in fresh water. Additional study is needed before adeguate containment and
response approaches can be developed. Little, if any, work has been conducted by the
fuel producer or the scientific community to address the remaining spill-related issues"(EPA Report 600/R-01-056a, July
2001). Sia l'EPA statunitense che il DPCM 2 ottobre 1995 ( che disciplina le
caratteristiche merceologiche dei combustibili ai fini delle emissioni in atmosfera)
consentono comunque l'uso di tale combustibile. Un suo utilizzo non sembra dunque risolvere sostanzialmente i problemi che già gli
oli in uso presentano; anzi, proprio in base alle considerazioni EPA, l'orimulsion
potrebbe aggravare o, comunque, non fornire ancora sufficienti certezze, circa gli effetti
legati alla pericolosità derivante da possibili sversamenti accidentali (per altro un
incidente simile si è recentemente verificato nella centrale sarda di Fiumesanto,
funzionante proprio a Orimulsion). Possibilità quest'ultima non certo aleatoria, se si considera, ad esempio, che il
consumo di Orimulsion previsto per P.to Tolle è di circa 770ton/ora, pari a circa 5 milioni
di ton/anno; cioè almeno 125 milioni di tons movimentate nei 25 anni di prevista durata
in esercizio della centrale. Quantità che raggiungeranno la centrale, a partire
dallo scarico al terminal petrolifero marino di Ravenna ( circa 80 petroliere da 80,000 tons
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circa previste per anno), mediante un oleodotto della lunghezza di circa 94 km -
che per lunghi tratti attraversa importanti aree umide del Parco dell'Emilia-Romagna.
2) l' abbattimento delle emissioni in atmosfera derivanti dalla combustione diorimulsion avviene attraverso processi di desolforazione e/o quant'altro che
implicano il massiccio utilizzo di calcare ( circa 500,000 t/anno importate dall'Istria, sbarcate
a S. Leonardo- Mestre e trasferite alla centrale per idrovia) ed urea (circa 20,000 t/a
trasferita per idrovia da Ferrara) che porterà, complessivamente, alla produzione
e conseguente smaltimento di circa 860,000 tons di gessi, 20,000 tons di ceneri
arricchite in vanadio e nikel, aumento dalle attuali 5,000 a 10,000 t/anno dei
fanghi. Ovviamente la lavorazione / trasformazione di tali materiali implicherà un
riassetto delle strutture di supporto della centrale attraverso la costruzione di nuovi
manufatti (tra cui un serbatoio di stoccaggio per il combustibile della capacità di circa
20,000m3 ed il consistente ampliamento della attuale darsena oltre ai silos per lo
stoccaggio degli altri materiali, all'impianto di desolforazione, ecc) che incrementeranno l'area
costruita di ulteriori 53,000 m2 circa. In particolare, per lo smaltimento della notevole quantità di gessi prodotti si
ipotizza un loro parziale riutilizzo industriale attraverso un trasferimento all'estero (USA
ed Inghilterra) per circa 460,000 t/a ed un uso nei cementifici esistenti in zona
per circa 150,000 t/a; per le restanti 250,000 t/a circa si ipotizza la costruzione di
un nuovo stabilimento in una non ben definita zona "limitrofa" (?) alla
centrale. Sempre all'estero (USA ed Inghilterra) andrebbero poi smaltite tutte le
ceneri prodotte dalla combustione dell'Orimulsion ( il contratto di fornitura del
combustibile prevede il ritiro dell'intero quantitativo da parte del fornitore del
combustibile stesso); polveri da cui si prevede di ricavare sia nikel che vanadio. Per i fanghi, infine,è previsto un loro parziale possibile riutilizzo nei cementifici o nell'industria dei
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laterizi e dell'argilla espansa, parte (ma non vengono indicate quantità e/opercentuali) verrà invece smaltita in discarica
autorizzata. In proposito vale però sottolineare come queste teoriche ed efficiente
ipotesi presentino numerosi elementi di incertezza, oltre che di non completa definizione
dei livelli di interazione con le circostanti zone SIC. Non viene infatti delineata alcuna possibile e valida alternativa alle ipotesi di
base assunte. A solo titolo di esempio, per la destinazione di questi sottoprodotti
non vengono delineate alternative, né luoghi di stoccaggio, per il caso non improbabile
che, per ragioni di mercato o altro, i "riutilizzatori" considerati dovessero in
futuro interrompere il loro assorbimento (o se, al limite, dovesse chiudere la
centrale stessa). Considerazioni del tutto simili valgono anche per gli altri
materiali. Molto allarmanti in tal senso risultano per altro le notizie recentemente apparse
sulla stampa a proposito della centrale di Brindisi. Sembra infatti che nel gennaio 2001
i carabinieri abbiano individuato in Puglia "... tre discariche abusive nelle quali
sarebbero stati smaltiti enormi quantitativi di ceneri derivanti da processi di
combustione industriale... gli investigatori ritengono che le ceneri possano provenire dall'
impianto termoelettrico brindisino dal quale ogni giorno escono per lo smaltimento decine
di autocarri carichi di ceneri, fanghi e gessi" (Quotidiano.net).
Da non sottovalutare poi il fatto che la movimentazione di simili quantità di
materiale, sia in entrata che in uscita dalla centrale, implicherà un significativo aumento
nei livelli di traffico con eventuali impatti, non valutati quantomeno in termini
di interferenza con le esistenti zone SIC. Desta inoltre preoccupazione la movimentazione di simili quantità di materiale, sia
in entrata che in uscita dalla centrale, che implicherà un significativo aumento nei
livelli di traffico con un sicuro impatto, non valutato quantomeno in termini di
interferenza con le esistenti zone SIC. Per quanto il progetto preveda infatti una
consistente movimentazione idroviaria (almeno 4 chiatte da 1200 tons al giorno più ulteriori
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quattro chiatte al mese) è anche previsto un incremento del traffico su
strada (indicato in almeno 23 trasporti su camion al giorno). Né va trascurato il fatto che a questo aumento del traffico e in generale a
questi impatti sul territorio per la fase in esercizio della centrale vanno aggiunti gli
impatti relativi ai 4 anni richiesti dai lavori di adeguamento.
Del resto lo stesso studio di impatto in merito a tali problemi riporta
testualmente come già il Ministero dell'Ambiente: "... con comunicazione del Servizio VIA del
9 febbraio 2001... (oltre a comunicare che il progetto doveva esser sottoposto
a procedura di VIA) riteneva insufficienti gli elementi forniti riguardo la
logistica connessa al funzionamento dei sistemi di desolforazione, in particolare in
relazione alla fornitura di calcare ed al conferimento del gesso. Riguardo i problemi
connessi alla movimentazione dei combustibili verso Porto Tolle si chiedevano maggiori
elementi in merito all'organizzazione del Porto di Ravenna, alle rotte di avvicinamento ed all'uso
della darsena di centrale per i rifornimenti in emergenza".
In merito ad entrambi i problemi, lo studio di impatto, elaborato successivamente non fornisce
risposte esaustive, sufficientemente articolate e, soprattutto, la richiesta certezza che
il progetto non pregiudicherà i siti SIC in discussione.
3) un ulteriore macroscopico elemento di indeterminazione è infine dato dalla
scarsa attenzione che lo studio esprime in merito alla perturbazione termica ed
alla dispersione dei residui ( soprattutto cloruro di sodio) presenti negli
effluenti neutralizzati delle rigenerazioni degli impianti di produzione dell'acqua
demineralizzata. Dispersioni che implicano comunque indotti ed
interferenze quantomeno sulla qualità floro-faunistica delle zone SIC se non, come elemento
di perturbazione, nello sviluppo delle associazioni bentoniche, fito-zooplanctoniche,
ecc di base del sistema acquatico, sia fluviale che marino. Per la parte marina le considerazioni effettuate (allegato 4.2.2.1/I) risultano
infatti del tutto insufficienti (ad esempio, procedure di acquisizione dati che non hanno
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contemplato, in concomitanza delle misure termiche, l'acquisizione di dati
mareografici e di flusso; mancanza di modelli di dispersione 2 e 3D; ecc) ed ampiamente
parziali (misurazioni effettuate in alcuni giorni di fine gennaio
- primi di febbraio 1997!). Relativamente migliori, seppur riferite a campagne di misura effettuate tra il 1988
ed il 1991 poi più ripetute, possono essere considerate le informazioni relative
alle dispersioni in ambiente fluviale. Anche in questo caso si rileva comunque una oggettiva e grave
incompletezza (mancanza di concomitanti misure di flusso e livello, modelli dispersivi,
ecc), soprattutto in considerazione del fatto che proprio queste zone costituiscono
in buona parte Siti di Importanza Comunitaria. Per non parlare, infine, della più grave provocazione contenuta nel progetto
di ambientalizzazione della centrale di Porto Tolle, laddove (Cfr. 3.6, p.119), con
assoluta mancanza del senso del tragicomico, parlando di un'area costiera, si esalta
il "potenziale attrattivo di un grande impianto industriale e la spettacolarità
intrinseca alle sue dimensioni e al suo funzionamento". Nemmeno i Futuristi avrebbero
osato tanto. In conclusione, il Comitato Tecnico Scientifico del Parco Regionale del Delta del
Po dell'Emilia-Romagna, nell' esprimere parere negativo alla realizzazione del progetto
in oggetto , caldeggia, proprio per le osservazioni sopra riportate, la riconversione
della Centrale Termoelettrica di Porto Tolle a gas metano, così come
correttamente previsto dalla legge regionale istitutiva del Parco Veneto del Delta del
Po.
Comacchio, 12 marzo 2002
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