Cronaca

La Repubblica scrive un articolo su Crevalcore e la centrale

 

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sull'argomento (23 luglio 2000)

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22 luglio 2000
Pagina 5

Crevalcore si scalda contro la centrale
Il sindaco dice sì al maxi impianto termoelettrico degli americani, ma duemila cittadini lo contestano

FERNANDO PELLERANO


Mamma, a Crevalcore arrivano gli americani. Sì, stavolta però non distribuiranno caramelle e chewin um. La calata degli yankee nella bassa bolognese ha come obiettivo l’installazione di una grande centrale termoelettrica, di ultima generazione, con Ciclo Combinato di gas metano. Installazione possibile grazie al decreto Bersani (febbraio ‘99) che ha posto fine al monopolio dell’Enel, e che ha interessato anche il comune di Finale Emilia. Insomma questa zona, ai nuovi soggetti produttori di energia, piace, soprattutto per la presenza della conduttura principale del metanodotto della Snam.
A Crevalcore però esultano in pochi. Anzi, è nato subito il Comitato «Centrale No Grazie» che ha depositato sul tavolo del sindaco Novello Lodi 2600 firme contrarie all’operazione. Un bel ‘partito’, considerato che i votanti in paese sono poco più di 7 mila.
Giunta e consiglio comunale sta ora esaminando la proposta giunta 4 mesi fa dalla multinazionale statunitense Southern Company, non si sbilancia. Il vice sindaco Bruno Romagnoli rassicura: «Esprimeremo il nostro gradimento alla compagnia di Atlanta solo dopo aver considerato pro e contro che la centrale determinerà sul nostro territorio. E lo faremo insieme a tutte le istituzioni interessate: comuni limitrofi, provincia, regione e certamente i cittadini. L’importante adesso è che non si crei una situazione di panico, bisogna lavorare sul fronte dell’informazione e della conoscenza».
Di dati certi però dagli States per ora ne sono arrivati pochi.
Gli emissari italiani della Southern Company (in joint venture con Southern Energy Italy & Techint), che hanno già incontrato più volte sindaco e consiglieri, hanno consegnato solo una ‘brossure’ pubblicitaria. L’Arpa deve ancora ricevere una più completa documentazione tecnica e quindi iniziare lo studio che servirà al sindaco Lodi per esprimere o meno il gradimento alla multinazionale statunitense. Il tutto non prima di settembre. La vera e propria valutazione d’impatto ambientale sarà invece di competenza interministeriale e si farà solo dopo il primo sì di Crevalcore.
Intanto si ragiona su numeri e grandezze della centrale. L’impianto, della potenza di 370 MW, dovrebbe sorgere a 2 km dal paese, nella frazione Beni Comunali, proprio nella zona interessata che il nuovo prg ha previsto di sviluppare come importante sito artigianale, «una variante al piano, se fosse necessaria, è sempre possibile» dice con prudenza Romagnoli.
La centrale occuperebbe 114 mila mq, brucerebbe 69 mila metri cubi di metano ogni ora e la canna fumaria sarebbe alta 60 metri (il doppio del campanile della chiesa del paese). L’investimento, come spiega la brossure si aggira sui 350 mld. Tempi di costruzione 30 mesi con 300 addetti. Posti di lavoro: 30 operai e circa altri 45 di indotto (mensa, sorveglianza ecc.). Altro vantaggio: tariffa elettrica ridotta nel raggio di 40 km. Tenuto conto che la multinazionale farà di tutto «per raggiungere gli obbiettivi di Kyoto sulla riduzione della CO2», come biglietto di presentazione non c’è male. Manca però il capitoletto sugli svantaggi. A quello ci ha pensato il Comitato e, con maggior prudenza, anche l’amministrazione: «ogni decisione sarà presa nell’interesse della collettività».

 

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