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Parentele

PARENTELE DEI BARONI GALLELLI DI BADOLATO.


questa la sede per approfondire le parentele dei baroni Gallelli di Badolato.
Il Casato originario nobile di Zara nel corso di ottocento anni si e’ infatti imparentato con diverse famiglie nobili, che hanno nei secoli ulteriormente inalzato il prestigio sociale della stirpe.
Alcune di queste parentele hanno inoltre contribuito ad ingrandire ulteriormente il latifondo del Casato

Storico Prof. Antonio Gesualdo.


NOBILI CAMPISI DI CAULONIA.


obile famiglia originaria di Caulonia.
I baroni Gallelli di Badolato si sono imparentati con questa Casata il 1888 quando il barone cav.della corona d’Italia avv. don Giuseppe Gallelli n. a Badolato il 5 01 1830 sposa la nobile Marianna Campasi di Caulonia.
Questa e’ una delle famiglie piu’importanti e nobili del paese, porta in dote ai baroni Gallelli di Badolato i possedimenti siti a Caulonia, estendendo gli interessi terrieri dei Gallelli anche nel Reggino.



MARCHESI ALEMANNI DI CATANZARO.


baroni Gallelli di Badolato si imparentarono con questa Casata, quando il barone cav. della corona d’Italia, avv. don Giuseppe Gallelli, nato a Badolato il 17.01.1866 dal barone don Giuseppe, cav. avv. e donna Campisi, dei nobili Campasi di Caulonia, sposa il 5.12.1904 donna Lucia Alemanni, n. a Napoli dal marchese Michele Alemanni, e dalla principessa Agata Ruffo della Scaletta.
Nobile e ricca famiglia originaria Germanica, gli Alemanni si stabilirono nel XIV secolo in Toscana, e si diramarono successivamente in Lombardia, Napoli, Calabria, e Sicilia.
Il ramo primogenito si stabili’ inizialmente a Tiriolo (CZ) dove fece edificare un grandioso palazzo, si spostarono poi a Catanzaro alla fine del 1600, e successivamente commissionarono la stessa tipologia stilistica di palazzo gentilizio, allo stesso architetto, che ne ultimo’ i lavori attorno a Catanzaro intorno al 1860.
Aristocrazia illuminata e filantropica, furono dei mecenati del loro tempo, sempre sensibili all’arte e agli artisti, commissionando una quantica enorme di opere d’arte ai talenti del tempo.
tra i loro protetti, vi fu anche il famoso Mattia Preti, il piu’ grande pittore del 600 Calabrese.
Col matrimonio tra il marchese Michele Alemanni di Catanzaro, e la principessa Agata Ruffo della Scaletta, il gia’ grande palazzo di Catanzaro, inizialmente costituito da un unico edificio, in virtu’ di quest’avvenimento, venne ulteriormente ingrandito, si aggiunsero quindi a quello esistente, altri tre grandi corpi.
Il palazzo, i cui lavori terminarono definitivamente il 1865, assunse quindi l’attuale pianta quadrata, con cortile centrale.
Nel grande salone delle feste finemente affrescato da artisti del tempo, sono ancora visibili sul soffitto, lo stemma Ruffo e quello Alemanni, dipinti per suggellare l’unione di queste due dinastie.Magnanimi e fedeli alla corona di Borbone, quella Alemanni fu una Casata politicamente influente.
In Calabria ricoprirono cariche importantissime per la corona, divenentando la famiglia di fiducia dei sovrani di Borbone a Catanzaro, in particolare con don Michele Alemanni, podesta’ della citta’.
Questi fu uomo politico intelligente e buono, chiamato affettuosamente dai Catanzaresi “papa’ Mico”, per via dei suoi interventi politici a favore dei nobili e del popolo.
Si ricorda inafatti che quando vi erano carestie, don Mico non esitava a far aprire i granai di palazzo Alemanni per aiutare i bisognosi, e famosi furono i suoi interventi presso il re, quando si trattava di intercedere per le famiglie nobili di Catanzaro, che avevano avuto guai con la giustizia, a causa di qualche loro congiunto un po’ troppo “turbolento”.
Per il loro operato di giustizia e fedelta’ alla corona del regno delle due Sicilie, lo stesso re combino’ il matrimonio tra il marchese Michele Alemanni, e la principessa Agata Ruffo della Scaletta.


PRINCIPI RUFFO DELLA SCALETTA.


obile, potente e antica famiglia, discendente dalla Jens Rufa, patrizi Romani.
Presenti anche a Napoli, un ramo della famiglia si trasferi’ poi a Roma nel 1530 con Angelo. Secondo alcuni storici i principi Ruffo sono stati la famiglia piu’ importante nel Regno delle due Sicilie, dopo i Borboni.
I baroni Gallelli di Badolato come detto, hanno acquisito questa parentela il 1904, attraverso il matrimonio tra il barone, cav. Pasquale Gallelli, e la marchesa Lucia Alemanni di Catanzaro.


NOBILI de SALAZAR.


ntica e nobile famiglia originaria Spagnola, imparentata col ramo principale Salazar.
Secondo alcuni studiosi Manzoniani, il grande scrittore Milanese avrebbe preso a modello un membro di questa famiglia, per creare il suo don Rodrigo, essendo i Salazar a Milano nel 600 una delle Casate piu’ potenti e ricche, giunte dalla Spagna come luogotenenti del re.
I baroni Gallelli di Badolato si sono imparentati con questa famiglia, attraverso il matrimonio celebrato il 25.06.1938 tra il barone don Giuseppe Gallelli, n. a Badolato dal barone cav. don Pasquale, e dalla marchesa Lucia Alemanni, e la nobile donna Trieste de Salazar,n. a Catanzaro.


MARCHESI de RISO


obile famiglia di Catanzaro
I baroni Gallelli di Badolato hanno acquisito questa parentela, attraverso il matrimonio con i nobili de Salazar di Catanzaro.


NOBILI MARINCOLA CATTANEO E S. FLORO


obile famiglia originaria Calabrese.
I baroni Gallelli di Badolato hanno acquisito questa parentela attraverso il matrimonio con i nobili de Salazar di Catanzaro.



NOBILI SPEDALIERI DI GUARDAVALLE


ntico casato originario di Guardavalle.
I baroni Gallelli di Badolato si sono imparentata con questa famiglia attraverso il matrimonio coi nobili de Salazar di Catanzaro.



BENSO DEI CONTI DI PONTICELLI.


baroni Gallelli, si sono imparentati col ramo dei Benso di Ponticelli, inseguito al matrimonio tra il barone Vittorio e la nobile Daniela Benso, celebrato a Roma il 28 febraio 1973.
Il Benso sono una delle sette famiglie “d’albergo”, famiglie che in epoca tardo medioevale, erano accomunate dalla proprieta’ di una o piu’torri per la difesa del territorio.
Nel 1792 il capo della Casata fu Michele Antonio, terzo marchese di Cavour, conte di Isolabella, signore di Sorveglia, Ponticelli, Chieri, Cellarengo e Manabi, Cereglio, S. Salvatore, Santena, Valfena, Consiglione di Castiglione.
Non e’ molto chiara la discendenza dei Benso, ma alcuni storici ritengono, che possa discendere da S. Benigno Bentio, arcivescovo di Milano nel V secolo.
Di sicuro c’e’ che nell’atto di vendita del feudo di Santena del 1191, Guglielmo Benso e’ uno degli acquirenti.
Nel 1200 Umberto e’ ambasciatore del comune di Asti, mentre invece l’infeudazione del marchesato di Ponticelli, ai Benso avviene nel 1649 quando Emanuele II di Savoia, conferi’ il titolo di marchesato ad Micheleantonio, contro il pagamento di 16.000 lire.
Micheleantonio (1707-1773) ebbe 16 figli tra maschi e femmine.
Il primogenito pero’ prosegui’ con Giuseppe Filippo, che sposo’ Sales, ed ebbe un unico figlio, Michele.
Da Michele Benso di Cavour e Adelaide de Salle nacquero Gustavo e Camillo.
Il piu’ famoso secondogenito Camillo Benso di Cavour mori’ celibe, mentre dal primogenito Gustavo ed Adelaide Lascaris nacquero Augusto, morto nella battaglia di Goito, e la secondogenita, Giuseppina.
Con la morte di Gustavo Benso di Cavour si estingueva cosi’ la linea primogeniale dei Benso di Cavour.
Il 10 agosto 1810 nasce a Torino nel palazzo paterno, in via dell’arcivescovado, (piu’ tardi via Cavour) Camillo, Paolo Benso di Cavour, secondo genito del marchese Michele, e di Adelaide Sellon.
Il 1820 Camillo entra in accademia militare a Torino, e il 24 aprile del 1824 e’ nominato cadetto.

Il 9 luglio e’ nominato paggio di Carlo Alberto di Carignano.

Il 16 settembre e’ nominato luogotenente del genio militare.

Il 27 novembre 1828 nasce suo nipote Augusto, figlio di suo fratello primogenito Gustavo.

Il 1830 incontra la marchesa Anna Giustiniani.

Il 1831 nasce la sua seconda nipote Giuseppina, sorella di Gustavo.

Il 24 febraio 1835 parte con l’amico Pietro di Santarosa per il primo viaggio in Inghilterra e Francia.

BARONI CORSI di TURRI e MOGGIO.


temma: d’azzurro al leone d’oro attraversato da una banda di rosso, caricata da tre stelle d’oro, e fissante un sole radioso del medesimo, posto nel canton destro del campo.
I baroni Gallelli di Badolato, si sono imparentati con questa Casata, quando il barone cav. don Ettore Gallelli Benso n. a Trieste il 13 08 73 sposa il 9 giugno 2007 a Roma, presso la chiesa di S.Domenico e Sisto, donna Isabella n. a Roma il 27 11 75 figlia di Stefano dei baroni Corsi di Turri e Moggio, e di donna Fabiola Cenci Bolognetti dei principi di Vicovaro. Antica famiglia originaria della Toscana, quella dei Corsi è una casata di grande e antica nobiltà, che nel tempo ha dato molti uomini alle armi, agli studi, alla chiesa, e alla diplomazia. Trasferitosi in Abruzzo nel 1670, ebbe con un Leopoldo nel 1799 in concessione da Ferdinando II Re delle due Sicilie, le baronie di Turri e Moggio. I Corsi sono infine imparentati coi principi Cenci Bolognetti, principi Colonna Paliano, marchesi Malvezzi Campeggi, i di Sangro, principi di Fondi e S.Severo, e con i principi Hohenlohe-Bertenstain, questi a loro volta imparentati con la Real Casa Imperiale d’Austria, d’Asburgo-Lorena.



CENCI BOLOGNETTI


enci olognetti

Stemma: Trinciato merlato innestato a merli acuti di rosso e di argento a sei crescenti rivolti dell'uno all'altro, disposti in due bande.


Beatrice Cenci
dipinto di Guido Reni, in
un'incisione dell'epoca



amiglia nobile che dovrebbe derivare dall'antica gens Cincia, ovvero da Cincio Alimento, ma alcuni la fanno discendere da un Cencio del ramo dei Crescenzi, che ebbero alte cariche prefettizie nel Medioevo. I C. avevano la loro più antica residenza nel rione Regola, allargandosi fino al vicino rione Sant'Angelo. Dominavano una montagnola con rocca, fortificazioni, torri, archi e cappella gentilizia detta di San Tommaso ai C. (v.). Nel Trecento ebbero la carica di cancelliere della città, notizia riportata anche da alcune epigrafi trovate a San Bartolomeo all'Isola, e il più illustre rappresentante fu un Giovanni, cancelliere, capitano dell'urbe e senatore nel 1380, oltre ad essere un abile imprenditore. Dal Quattrocento i C., imparentati con illustri famiglie aristocratiche romane, come gli Orsini e i Colonna, divennero i pib importanti mercanti-banchieri di Roma e parteciparono, in prima linea, alle lotte poliltiche. Nel 1413 un Petruccio fu conservatore in Campidoglio. I1 ricco casato divenne nel Cinquecento uno dei più numerosi; vari membri aumentarono d'importanza per le attività imprenditoriali e si allargarono i possedimenti, con nuove terre. baronie, feudi. Un Ludovico nel 1575 si sposò con Laura Lante, con relativa eredità di beni del Lante (v.). Ma il casato entrò in crisi con Francesco (1549-98). Questi era figlio naturale di un monsignor Cristoforo, che lo aveva lasciato erede di un ingente patrimonio, del quale non fu però saggio amministratore, perchè si vide infliggere forti penalità in seguito a turpi delitti compiuti. Sposato ad Ersilia Santacroce, aveva avuto dodici figli, otto morti fanciulli, gli altri quattro vittime della sua prepotenza; cosi i1 primogenito Giacomo gli incitò contro nemici, e accusatori ed egli reagì infierendo sulla seconda moglie, Lucrezia Petroni, sul giovane figlio Bernardo e sulle figlie Antonina (che però, sposandosi con un Savelli, riusci a liberarsi del padre) e Beatrice (1577-99). Questa fece uccidere il padre nel 1598 con la complicità della matrigna e dei fratelli Giacomo e Bemardo nel castello di Petrella Salto, presso Rieti, dove tutta la famiglia si era dovuta ritirare per volere di Francesco, che aveva problemi con la giustizia pontificia delitto fu compiuto i1 9 settembre 1598 con l'intervento del castellano Olimpio Calvetti, amante di B.: Francesco. ucciso a bastonate e martellate, venne poi precipitato da un balcone della rocca, sul cuil pavimento di legno era stata praticata un'apertura per far credere ad un incidente. Ma qualche mese dopo la polizia pontificia scoprì la verità e vennero imprigionati tutti I figli e Luerezia; Olimpio Calvetti fu fatto uccidere da monsignor Marco Guerra, parente del C., perchè non confermasse sotto la tortura la complicità delle donne. E si ebbe il processo, con il giureconsulto Prospero Farinacci che tentò la difesa di Beatrice accusando Francesco di stupro nel confronti della figlia. Ma i giudici furono inesorabili e si ebbe la dura sentenza: Giacomo fu condannato al mazzolamento e squartamento, Beatrice e Lucrezia alla decapitazione, Bernardo, per la giovane età, fu condannato al carcere a vita. La sentenza venne eseguita sulla piazza di Ponte Sant'Angelo l'11 settembre 1599, al cospetto di una enorme folla. in aran parte simpatizzante per i condannati; e fu principalmente la morte di B. a commuovere la gente, tanto da idealizzare la figura della ragazza fino a chiamarla "la vergine romana" e proclamarla innocente. Alla condanna peraltro non fu estranea la volontà di papa Clerinellte VIII, desideroso di impossessarsi dei beni dei C., passati in effetti ai suoi parenti, gli Aldobrandini (v.). Da allora il Monte dei C. perse il carattere di fortilizio per diventare una corte privata col palazzo e la piazza. che meglio rappresentano l'alto rango sociale della famiglia. Peraltro il casato, per mancanza di eredi maschi, dato l'alto numero di prelati, vescovi e cardinali, da numerosissima che era, si ridusse a pochi membri, anche in grado di coprire importanti cariche; cosi Bernardo priore dei caporioni nel 1636, Tiberio creato cardinale da Innocenzo X nel 1650, Girolamo conservatore nel 1680, Baldassarre (1648-1709) che ebbe la porpora cardinalizia nel 1697 da Innocenzo XII, Virginio conservatore nel 1724 e un altro Baldassarre (1710-63) creato cardinale nel 1761 da Clemente XII. E cosi i C. si estinsero in altri casati. Gaetano nel 1675 sposò una Origo (v.) e sua figlia Caterina sposò Giovanni Antonio Sampieri; il figlio Cristoforo non ebbe figli e pertanto nel 1746 lasciò eredi i figli della sorella, ovvero i Sampieri (v.). Nel 1772 Virginio (morto nel 1755) sposò nel 1723 Maria Anna Bolognetti e il loro figlio Girolamo (morto nel 1803) aggiunse al proprio cognome quello del Bolognetti (v.) di cul ereditò i1 titolo di principe di Vicovaro e i beni di famiglia, iniziando il ramo dei C. Bolognetti, che proseguì con un altro Virginio (1765-1803) e Alessandro (1801-72) con i1 quale i C. B. furono ascritti al patriziato romano con Senatus consulto del 1838. Così i discendenti, tutti patrizi romani, principi di Vicovaro e marchesi di Rocca Priora don Virginio (1840-1909), don Guido Paolo (1881-1965), dal quale don Paolo (1929-96) e don Stefanello, da cui Mario Valerio.

Chiesa di San Tommaso ai Cenci

E' in piazza delle Cinque Scole nel rione Regola. Anticamente detta a Capo delle Mole per la sua vicinanza alle mole ancorate sul Tevere, ebbe anche l'appellativo di San T. Fraternitatis poichè fu, per un certo periodo, sede della Romana Fraternitatis, il più importante fra gli antichi sodalizi romani. Era la chiesa giurisdizionale dei C. che vi ebbero sepoltura. Oggi appartiene alla Confratemita dei Vetturini, romanescamente detti Bottari, che ogni anno vi fanno celebrare una messa nel giorno del supplizio di Beatrice e del fratello Giacomo. L'altar maggiore possiede una vera e propria meraviglia: un tondo di murra turchina, una varietà di marmo di estrema rarità, l'unico che si conosca in Roma.

Palazzo Cenci

E' in piazza Monte Cenci 17-20-21, nel rione Sant'Angelo. I vari edifici che costituiscono il Palazzo C. sono stati realizzati nel corso dei secoli, iniziando nel Cinquecento, quando sul Monte C., che prese appunto nome da questa antica famiglia baronale romana, furono acquistate e demolite alcune case dei Crescenzi. Probabilmente i1 tutto avvenne a seguito di lotte medievali, se già nella seconda metà del Trecento i C. sono segnalati sul monte con un balneum e una torre. 11 palazzo assunse in ogni caso lo stato attuale tra i1 1570 e il 1585 ad opera di quel Francesco, intomo al quale si scatenò la famosa tragedia familiare. La facciata principale sulla piazzetta presenta al pian terreno due portali a sesto semicircolare incorniciati da bugne rustiche, uno dei quali è sormontato da un rilievo romano con testa di medusa (n. 20). Li sovrasta una costruzione a mattoni terminante con una loggetta cinquecentesca. La parte posteriore del palazzo sulla piazza del C. e la via Beatrice C. presenta al pianterreno (al n. 7A della via) un arco sormontato da una loggia e finestra incorniciata con stucchi settecenteschi; la sopraelevazione è ottocentesca. I1 coronamento del terzo piano è costituito da un fregio con le mezzelune dei C. e le aquile dei Lante, in ricordo del matrimonio di Ludovico C. con Laura Lante nel 1575.

Palazzo Cenci Bolognetti

E' in piazza delle Cinque Scole 23, nel rione Regola. I1 palazzo fu costruito nell'Ottocento per i C. B. sull'area occupata da alcune case appositamente demolite, che facenvano parte dell' "isola" C.: la realizzazione dell'edificio ad L indica infatti. sul lato corto, l'inserimento di elementi architettonici di quelle costruzioni cinquecentesche. là dove è inserito il grande portale che presenta inciso nell'architrave il cognome "C. B." ed è sovrastato da una loggia. I1 prospetto lungo sviluppa su tre piani: il primo è a finestre architravate; bello il cornicione a mensole con decorazioni di rose e mezzelune.

Palazzo Petroni Cenci Bolognetti

E' in piazza del Gesù 46. nel rione Pigna. L'edificio originale fu costruito per i Petroni (v.) nel Cinquecento. ma venne trasformato nel 1737 da Ferdinando Fuga per la stessa famiglia. Fu quindi venduto ai B. e divenne pertanto la dote per l'ultima di questa famiglia che andò sposa ad un C. nel 1772.
I1 palazzo fu restaurato nell'Ottocento e nel 1970 venduto dai C. all'universita di Roma, diventando poi sede della Democrazia Cristiana. La facciata sviluppa su due piani, oltre i1 pianterreno e l'ammezzato, con un ampio portale tra due pilastri sottostanti un balcone. I due piani sono scanditi da quattro pilastri, con finestre a timpano triangolare, tranne la centrale ove è centinato.

Palazzo Cenci Sampieri

E' in via dei Cimatori 19, nel rione Ponte. Questo edificio rinascimentale fu costruito per I'Arciconfraternita dei Fiorentini in sostituzione di un gruppo di case demolite per l'apertura di via Giulia; in ogni caso vi abitava il corriere Zucca prima del 1593, anno in cui passò a Giovanni Ansaldi. Nel 1545 divenne proprietà di Fabio Vigili, vescovo di Spoleto e segretario di Paolo III, e fu ereditato dal nipote Onofrio, per divenire poi proprietà dei Machiavelli Mannini fino alla fine del Seicento. Successivi proprietari furono gli Origo, i Cenci, i Maccarani, i Sampieri e infine i Capo, che attualmente vi abitano. In ogni caso qui abitò anche Antonio Barberini, padre di Urbano VIII, e vi morì nel 1559, forse in condizioni di affittuario di Onofrio Vigili. I1 palazzetto, restaurato nel 1932, presenta al pianterreno un portale a bugne decentrate, con due finestre architravate e inferriate. sulla sinistra; i1 terzo piano è un loggiato chiuso su pilastri.

Palazzo Cenci Bolognetti di Vicovaro

L'edificio risale al castello costruito dagli Orsini nel 1260, quando ci fu la trasformazione del vicus in fortezza e furono eretti i torrioni, ancora visibili, e nelle mura fu inserito il portale gotico, tuttora esistente, con la rampa d'accesso interna. Le sale furono affrescate nel Trecento c Quattrocento e in esse fu ospitato Pio II nel 1461; qui avvenne nel 1493 l'incontro tra Alessandro vI e il re di Napoli Alfonso II, per organizzare un'opposizione al re di Francia Carlo VIII alla conquista di Napoli. I1 castello divenne un palazzo nel Settecento e furono i Cenci Bolognetti a dargli l'attuale fisionomia, distribuita su due ali con semplici finestre; si rinnovarono gli ambienti interni, dove furono ospitati nel 1789 Pio VI. nel 1834 Gregorio XVI e nel 1847 Pio IX.

Colonna

Stemma: Di rosso alla colonna d'argento, la base e il capitello d'oro coronata dello stesso.

Famiglia nobile romana originatasi all'inizio del XII secolo dai Conti di Tuscolo (v.) nella persona di Pietro, flglio del conte Gregorio, che assunse l'appellativo de columna dal castello di Colonna sui Colli Albani di cui era signore. Dopo essersi saldamente radicati nel territorio circostante Roma in vari rami, tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo i C. si imposero come una grande potenza regionale e cittadina; per un lungo periodo i cardinali di casa C.. dal primo




PRINCIPI COLONNA- PALIANO.


temma:di rosso alla colonna d’argento, la base e il capitello d’oro coronata dello stesso.
I baroni Gallelli hanno acquisito questa parentela, attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio, imparentati col ramo principale dei Colonna Paliano, atraverso il matrimonio tra Leopoldo Corsi di Turri, e Isabella de Sangro, figlia di una Colonna-Paliano, matrimonio questo celebrato il 1889 a Napoli. Antica e nobile famiglia romana originatasi all’inizio del secolo XII dai conti di Muscolo, nella persona di Pietro, figlio del conte Gregorio, che assunse l’appellativo di Columna, dal castello di Colonna sui colli Albani, di cui era signore. Dopo essersi saldamente radicati nei territori attorno Roma, attraverso vari rami, nel secolo XIII i Colonna si imposero come una grande potenza regionale e cittadina, per lungo tempo i cardinali di casa Colonna, a cominciare da Giovanni, morto nel 1216, condizionarono l’operato del papato e della curia, intervenendo nell’elezione stessa del pontefice.



PRINCIPI MASSIMO LANCELLOTTI


temma:partito:nel primo partito .a) fasciato d’argento e d’azzurro alla banda d’oro attraversante ; b) d’argento alla mezza croce d’azzurro caricata da otto scudetti d’argento movente dalla partizione e accantonata da due leoni di rosso, coronati d’argento (Massimo), nel secondo d’azzurro a 5 stelle d’oro, disposte in croce, accompagnate in capo a un lambellodi 4 pendenti di rosso (Lancellotti)
I baroni Gallelli di Badolato, hanno acquisito questa parentela, attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio,imparentati coi Cenci Bolognetti, a loro volta imparentati coi principi Massimo Lancellotti.



PRINCIPI de SANGRO


temma:d’oro a tre bande d’azzurro.
I baroni Gallelli di Badolato hanno acquisito questa parentela, attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio. Questi sono infatti imparentati coi di Sangro, principi di Fondi e di S. Severo, attraverso il matrimonio celebrato il 1901 tra Leopoldo Corsi, barone di Turri e Moggio, nato a Napoli 26.06.1882 sposa il 14 sett. 1902 donna Isabella de Sangro, figlia della principessa donna Bianca Colonna -Paliano, e don Andrea de Sangro, principe di Fondi, e S.Severo. Quella dei de Sangro, è una delle famiglie più prestigiose e vicine alla corona Borbone due Sicilie, il loro antenato più famoso o famigerato fu, Raimondo de Sangro principe di S. Severo, l’alchimista. Si dice che conducesse segretamente degli esperimenti su cadaveri, per studiarne gli esiti, ma il mito a volte si confonde con la realtà.



PRINCIPI BARBERINI


temma:d’azzurro a tre api d’oro, poste due in capo e una in punta.
I baroni Gallelli di Badolato, hanno contratto questa parentela attraverso il matrimonio celebrato il 9 giugno 2007, tra don Ettore Gallelli Benso, e donna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio, figlia di Stefano Corsi di Turri, e donna Fabiola dei principi Cenci Bolognetti, questi ultimi a loro volta imparentati coi principi Barberini.



MARCHESI MALVEZI CAMPEGGI


temma: partito nel primo: d’azzurro alla banda d’oro col capo d’angio’ (Malvezzi) Partito nel secondo: d’oro alla mezza aquila di nero sormontata da raggiera e da corona d’oro. D’oro al cane rampante di nero collarinato di rosso (Campeggi)
I baroni Gallelli di Badolato, hanno acquisito questa parentela attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio, imparentati coi principi Cenci Bolognetti di Vicovaro, parenti a loro volta dei marchesi Malvezzi Campeggi di Dozza, attraverso il matrimonio tra il principe Paolo Cenci Bolognetti e la marchesa Vannella Malvezzi Campeggi. Nobile famiglia originaria romagnola.



CONTI ROSSI DI MONTELERA.

 

 

 


temma: di rosso al leone d’oro tenente una lancia dello stesso con la fiamma svolazzante, troncata d’azzurro e d’oro, al bisante d’oro posto nel canton destro.
I baroni Gallelli di Badolato, hanno acquisito questa parentela attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio, imparentati a loro volta coi Rossi di Montelera.



PRINCIPI ORSINI.


temma:
I baroni Gallelli di Badolato, hanno contratto questa parentela attraverso il matrimonio celebrato il 9 giugno 2007, tra don Ettore Gallelli Benso, e donna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio, figlia di Stefano dei baroni Corsi di Turri, e donna Fabiola dei principi Cenci Bolognetti, questi ultimi a loro volta imparentati coi principi Orsini.



IMPERIALI DI FRANCAVILLA.


temma:
I baroni Gallelli di Badolato, hanno contratto questa parentela attraverso il matrimonio celebrato il 9 giugno 2007, tra don Ettore Gallelli Benso, e donna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio, figlia di Stefano dei baroni Corsi di Turri, e donna Fabiola dei principi Cenci Bolognetti.



PRINCIPI HOENLOHE-BARTENSTEIN.


temma:
I baroni Gallelli di Badolato, hanno acquisito questa parentela attraverso il matrimonio coi baroni Corsi di Turri e Moggio, a loro volta imparentati coi principi Helloen-Bertenstein, tramite il matrimonio di Raffaele Corsi e Margherita Hoenlohe-Bertenstein, quest’ultima figlia di S.A.R.Anna d’ Asburgo-Lorena. Antica, ricca, e potente famiglia feudale di principi tedeschi, gli Hoenlohe ebbero anche il titolo di altezze serenissime. Il Bartestein fu un principato ricco e potente, gli Hoenlohe ebbero i più ampi diritti feudali, tra i quali anche quello di una moneta loro, oltre a un grande esercito che ne sorvegliasse i confini. Si trattava in pratica di uno stato indipendente, situato all’interno della Germania pre-unitaria, divisa appunto in diversi principati. Nell’antica linea comitale della famiglia si ricordano: Filippo Carlo Gaspare 1688-1744 Carlo Francesco Filippo 1729-1744 Giuseppe Antonio 1729-1744 Nella linea invece principesca del casato si ricordano: Carlo Filippo Francesco 1729-1744 Giuseppe Antonio 1729-1744 Luigi Carlo Francesco Leopoldo 1763-1798 Louis Aloysius 1798-1806 Imparentati con gli Asburgo-Lorena, e ricevuti più volte nell’ordine dei cavalieri Teutonici, il casato ebbe la contea del Bartenstein, che successivamente divenne un principato. Situato a nord est del Baden-Wuttemberg in Germania, il Bartestein era una divisione dell’Hoenlohe Schillingsfurst, e venne elevato a rango di principato nel 1744 ma allo scioglimento del Sacro Romano Impero. La casata Hasburg (Asburgo) è invece stata secondo alcuni storici, la più importante Casa regnante d’Europa, i suoi membri sono stati infatti reggenti in Austria come duchi, 1282-1453 arciduchi 1453-1804, e imperatori 1804-1918; re di Spagna 1516-11700; re di Portogallo 1580-1640; e per molti secoli ancora imperatori del Sacro Romano Impero (fino al 1806) Il motto della dinastia è A.E.I.O.U. in genere interpretato come Austriae est imperare orbi universo. (spetta all’Austria regnare sul mondo) Le origini della famiglia risalgono al secolo X, e si riferiscono alla piccola nobiltà feudale delle regioni dell’Argovia e dell’Alsazia. Il capostipite di questa importante Casata fu Guntram, vassallo dell’imperatore Ottone I, questi ebbe due figli, Werner e Radbod. Werner divenne conte di Stasburgo, ed ereditò dei feudi in Alsazia e sulla sponda destra del Reno. Questi il 1082 fece costruire un castello chiamato Habichtsburg, da cui Hapsburg, da cui derivò il definitivo nome del Casato Asburgo, nome che rimase così per sempre legato alla famiglia. Nel 1273 gli Asburgo con Rodolfo I ebbero la dignità imperiale, ottenendo l’Austria la Stiria e la Cariola. Alberto I, figlio di Rodolfo consolidò i propri domini, che la famiglia tenne fino 1740, passando poi alla neonata dinastia Asburgo-Lorena. Il ramo degli Asburgo d’Austria, viene chiamato così per i possedimenti Austriaci, e per distinguerlo da quello Spagnolo. Il ramo d’Austria si creò nel 1521 con il trattato di Worms, che stipulava la divisione tra i due eredi, a Ferdinando venne infatti dato il dominio sull’Austria, e a Carlo V, fratello maggiore i restanti illimitati territori. Dopo la morte di Carlo VI nel 1558, il titolo imperiale passò a Ferdinando I, rimase al ramo Austriaco della famiglia, che dato la sua potenza e influenza sui principi tedeschi riuscì a tenerlo fino alla morte di Carlo VI, ultimo maschio della famiglia. Dopo la perdita del titolo imperiale, Francesco Stefano di Lorena lo riprese; da lui passò ai figli maschi della dinastia Austriaca degli Asburgo-Lorena. Gli Asburgo furono costretti dalle circostanze ad affrontare le invasione dei Turchi, che stavano mettendo in ginocchio i Balcani, e avevano invaso l’Ungheria della quale Ferdinando era l’erede. I Turchi nel giro di un decennio raggiunsero le porte di Vienna, Assediata per la prima volta nel 1529. Dal XVI secolo in poi, quasi tutti i membri della famiglia si trovarono a combattere contro i Turchi, infatti dal 1663 iniziò una massiccia offensiva dei Turchi, respinti dalle porte di Vienna. Essi si piegarono definitivamente contro gli eserciti di Eugenio di Savoia sul fiume Tibisco, e la pace di Carlowiz riportò tutti i possedimenti ungheresi e Balcanici, sotto la corona Asburgica. La perdita della guerra dei ternt’anni, intrapresa dagli Asburgo per riunire sotto un'unica corona la fede cristiana, segnò l’inizio del declinio della dinastia Nel 1770 scoppia un'altra guerra tra Austria e Francia per la successione del trono Spagnolo, vacante per la morte dell’ultimo Asburgo, Carlo II. Luigi XIV voleva unire le corone di Francia e Spagna, designando come erede Filippo di Borbone, così gli Asburgo d’Austria per la violazione del testamento di Carlo II, dichiarò guerra alla Francia. Pur non vincendo la guerra, Carlo VI d’Asburgo annesse alla corona d’Austria molti territori sparsi in Europa, come: Lombardia, i Paesi Bassi spagnoli, o il regno di Napoli. Ma negli anni seguenti Carlo VI non riuscì ad avere figli maschi, quindi nominò erede la giovane Maria Teresa d’Asburgo, che sposò Francesco Stefano di Lorena, con il quale ebbe inizio la dinastia Asburgo-Lorena.



LE FONTI:

Libro d’oro della consulta araldica del Regno d’Italia. 1943
Annuario della nobilta’ Italiana S.A.G.I. edizioni 2006
Rivista araldica del Collegio Araldico Colonnello Bertini Frassoni, 2libro d’oro della nobilta’ Italiana”.
Libro d’oro della nobilta’ italiana, collegio araldico Colonnello Bertini Frassoni. Edizioni 2005
Elenco nobiliare regionale.
Catasto onciario di Badolato.
Le grandi famiglie di Roma, edizioni Newton 2005
Elenco ufficiale del S.M.O. Gerosolimitano dei cav. di Malta e Rodi.
Elenco ufficiale dei cav. jure sanguinis del S.M.O. Costantiniano di S.Giorgio.
Elenco ufficiale delle Reali guardie d’onore dei Savoia.
Elenco ufficiale dei cav. di Malta della Reale arciconfraternita di S. Giovanni in Catanzaro.
Grande Armoriale Italiano, del Consiglio Araldico Italiano, marchese Spreti, edizione 2007
Libro su Zara di Dokozan. Edizione 1988
Storia medioevale di Badolato, dello storico A. Gesualdo. Edizioni Frama Sud 1986
Storia medioevale e moderna di Badolato, dello storico A, Gesualdo. Edizioni Frama Sud 1987
Storia di Badolato dal 1799 al 1999. dello storico A. Gesualdo. Edizioni Frama Sud. 1999
Elenco ufficiale dei sindaci dei nobili di Badolato.
Archivio Araldico Vailardi.

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