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                       SOMMARIO


Si avvale successivamente del contributo scientifico di esperti operanti nei vari settori della biologia, della sistematica, della zoologia, della fisiologia e della genetica.
L'incontro in grotta con un vero "cavernicolo", quello che noi definiamo tecnicamente "troglobio", anche se si presenta minuto e con colori poco appariscenti, è sempre un momento magico, poiché in quei pochi millimetri di vita si racchiude una storia che ci riporta indietro nel tempo di alcuni milioni di anni. Infatti, molte di queste specie provengono dall'era terziaria; sono esseri che conobbero in passato un'ampia distribuzione resa discontinua successivamente da numerosi eventi climatici. La scomparsa di molte specie avvenne con l'arrivo delle masse glaciali del Quaternario e le grotte di origine carsica concessero a pochi "eletti" un prezioso rifugio. Sulla base di studi effettuati da molti ricercatori, si ritiene infatti che l'ambiente cavernicolo, particolarmente severo, abbia favorito selettivamente quegli animali che presentavano già in superficie adattamenti morfologici ed ecologici idonei (es. in relazione alla vita sotto l'humus, i massi interrati, presso i ghiacciai, ecc.,).
È una lunga storia di fossili viventi in cui l'ambiente sotterraneo, "conservatore" per eccellenza, ha permesso la sopravvivenza di organismi relitti, rappresentanti di gruppi animali più diffusi nel passato e attualmente con distribuzione geografica limitata o fortemente disgiunta. Il proteo, unico anfibio cavernicolo europeo che vive esclusivamente nella regione dinarica, nell'Istria e parte della Venezia Giulia, è un esempio in tal senso, e così pure i meno specializzati geotritoni (Speleomantes) della Sardegna, delle Alpi Marittime e dell'Appennino settentrionale, affini a generi nord-americani.
Frequentando le caverne si imparano cose importanti: che la vita è un miracolo di perfezione a tutti i livelli e che noi siamo ospiti su questa Terra che a volte dischiude le sue viscere per mostrarci le sue meraviglie nascoste e, come tali, dovremmo essere il più discreti possibile cercando di lasciarci dietro solo le nostre impronte e di portare con noi solo la conoscenza e le immagini suggestive di questi luoghi che hanno apprezzato il silenzio durante migliaia di millenni di storia geologica e biologica quando l'uomo, come specie, era ancora molto lontano, nel tempo e nello spazio.







Il volume "Biospeleologia del Piemonte. Atlante fotografico sistematico" (264 pagine a colori) è disponibile nelle librerie specializzate, nelle biglietterie delle grotte visitabili o presso l'Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi (tel. 349 1456412).

Prima documentazione in piemonte di un accoppiamento di Parabathyscia dematteisi
Grotta dei Partigiani - foto: E. Lana


Doderotrechus casalei
Grotta di Rossana - foto: E. Lana



Per saperne di più

LANA E., 2001c - Biospeleologia del Piemonte. Atlante fotografico sistematico. - Reg. Piemonte, A.G.S.P., ed. "La Grafica Nuova", Torino, pp. V + 260.
LANA E., PASCUTTO T., 2000 - Biospeleologia. La vita nelle viscere del Piemonte - Piemonte Parchi 93:20-24.
PASCUTTO T., 1998 - Indagini biospeleologiche in cavità del Piemonte settentrionale. Provincie di Biella, Vercelli, Novara e Torino (dal 1992 al 1997). C.A.I., Sezione di Biella, Tipolitografia di Borgosesia, 83 pp.

Sito web "Biospeleologia del Piemonte":
http://digilander.iol.it/enrlana





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