E' mancata infatti molto spesso in passato una collaborazione tra il mondo dell'archeologia ufficiale e quello della speleologia, fatto questo che ha portato a volte alla perdita di informazioni e alla dispersione di reperti che non hanno potuto essere adeguatamente studiati, ma sono spesso entrati a far parte di collezioni private nella migliore delle ipotesi e più spesso irrimediabilmente dispersi soprattutto nel caso di materiali giudicati "non di pregio". Un esempio tipico è il Monfenera. Oggetto di attenzioni fin dall'800 da parte di geologi e paleontologi per le sue caratteristiche geologiche e per il ritrovamento frequente nelle sue grotte di resti di fauna fossile, soprattutto dell'Orso delle caverne (Ursus spelaeus), è stato razziato a più riprese fino a tempi recenti dai collezionisti di fossili. Studi scientifici in queste grotte sono iniziati infatti solo alla fine degli anni '50 quando sono stati effettuati i primi scavi con tecniche di indagine moderne. In queste grotte viveva l'uomo di Neandertal, e ciò è stato documentato
Incisione di "antropomorfo" alla Borna del Servais foto G. Villa
Primo piano dell' "antropomorfo" foto G. Villa
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La grotticella Ciumera in Val Noce (Cantalupa) foto G. Villa
non solo dall' abbondante industria litica, ma anche dal ritrovamento di resti fossili umani: è infatti di questi anni la scoperta di alcuni denti (e precedentemente di un frammento di osso temporale) nella grotta Ciota Ciàra e nel Ciutarùn: si tratta degli unici resti di Neandertaliani dell'Italia nord occidentale, probabilmente abbastanza antichi; attorno agli 80 mila anni (ricordiamo che l'uomo di Neandertal copre un arco di tempo che va all'incirca dai 130 mila ai 35 mila anni fa). Sono questi i siti preistorici in grotta più antichi in Piemonte.
Frequenti in tutto l'arco alpino della Regione sono invece i ritrovamenti di età più recenti che vanno dal Neolitico al Bronzo, dalla grotticella Boira Fusca (Cuorgnè TO) ai ripari e alle grotticelle della val di Susa (Vaie, S. Valeriano, Chianocco ecc.). Sempre nelle valli della provincia di Torino la Balm Chanto in Val Chisone (Roure) ha fornito testimonianze del tardo Neolitico, Eneolitico, Calcolitico e Bronzo. Accenniamo appena alle grotte di queste valli, utilizzate in epoche storiche come rifugio: la più nota è la Ghieisa d'la Tana (Angrogna) rifugio dei Valdesi durante le persecuzioni.
Neolitico lo troviamo anche nei ripari di Aisone (valle Stura di Demonte) con sepolture. Ma dobbiamo proseguire fino alla media val Tanaro, da Garessio a Ormea per trovare altre grotte di interesse preistorico. Questa valle, da sempre via di passaggio per le genti che provenivano dalla costa ligure dirette alla pianura padana, ha conservato nelle sue grotte tracce di quelle antiche frequentazioni. A Garessio nell'Arma dei Grai (Nasagò) e ad Ormea nella Grotta dei Saraceni (o Balma del Messere) gli scavi effettuati hanno rivelato la presenza del Neolitico. Ai Grai è stata anche ritrovata una sepoltura di un bambino con numerose ceramiche e selci.
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