· una area sorgiva con una o più
sorgenti perenni ed altre temporanee chiamate anche "troppopieni"con
portate in genere piuttosto variabili nel tempo e condizionate dagli
apporti infiltrativi.
L'area di alimentazione Comprende
l'intera superficie dell'idrostruttura carsica, ma può anche interessare
estesi versanti costituiti da litotipi non calcarei che riversano le acque
di scorrimento superficiale verso l'acquifero carbonatico. Il carso può
essere coperto da depositi residuali e eluvio-colluviali o presentare
estese superfici di roccia nuda con sviluppo delle diverse microforme da
corrosione, doline, inghiottitoi e depressioni tettonico-carsiche che
condizionano pesantemente le modalità di infiltrazione delle acque
superficiali. Ogni sistema viene alimentato da differenti tipi di apporti,
condizionati non solo dalle condizioni climatiche locali, ma anche dalle
differenti situazioni geologico-strutturali. Riconosciamo una
infiltrazione diffusa, detta anche primaria legata alle
precipitazioni che interessano l'intero areale, che può essere immediata
quando è legata alle precipitazioni piovose o ritardata in seguito allo
scioglimento del manto nevoso. Il fenomeno si esplica rapidamente nelle
zone dove affiorano superfici carsiche nude, mentre appare più o meno
rallentato laddove il carso è sottoposto ai diversi tipi di
copertura. Si individua invece una infiltrazione concentrata o
secondaria quando le acque di ruscellamento superficiale
provenienti anche da rocce non carsiche comprese nell'area di
alimentazione di un sistema si riversano in un inghiottitoio attivo o
semiattivo. Generalmente il ruscellamento superficiale è organizzato con
un reticolo di drenaggio che termina in un punto preciso (inghiottitoio) o
le cui acque si perdono in un tratto più o meno lungo del subalveo
(inghiottitoi subalveari). Gli apporti al sistema possono essere anche
molto rilevanti, condizionati dalla durata e dall'intensità delle
precipitazioni nell'area di alimentazione.
La zona non
satura La zona non satura, denominata anche zona vadosa, occupa il
volume di acquifero dominato dall'area di alimentazione e limitato verso
il basso dalla zona satura. La sua funzione è quella di trasferire in
profondità, con percorsi prevalentemente verticali le acque provenienti
dalla superficie. Lo spessore è legato essenzialmente all'entità di
rilievo e, in alcuni massicci, può addirittura superare i 2000 m di
spessore. In questa zona si possono individuare differenti parti,
condizionate in particolar modo da fattori stratigrafico-strutturali, con
funzionalità e |
| Grotta di Bossea: il lago di
Ernestina foto M. Paradisi
Fiume ipogeo foto B.
Vigna
spessori molto differenti e
diversificate da massiccio a massiccio: l'epicarso, le zone di
trasferimento e di ruscellamento e zone inattive. L'epicarso è
presente nella parte più superficiale, in genere fino a 2-5 m di
profondità, ed è caratterizzato da una struttura nettamente individuata e
caratterizzata da una intensa fratturazione che si riduce progressivamente
o che risulta limitata alla base da un orizzonte irregolare piuttosto
carsificato, separata dalla sottostante porzione rocciosa più compatta. Il
suo ruolo è quello di assorbire rapidamente le acque meteoriche e di
trasferirle in profondità. I fattori genetici della intensa fratturazione
sono legati essenzialmente alla decompressione dell'ammasso ed ai processi
di gelifrazione e termoclastismo. |