Cavità artificiali
Gian Domenico Cella, Maria Consolata Lusso e Piergiuseppe Menietti
Ai minatori del Marchesato di Saluzzo spetta il primo traforo alpino. Siamo nel 1475: Ludovico II, marchese di Saluzzo, per evitare di pagare i dazi sui valichi posti al di fuori del marchesato decide di fare scavare un tunnel sotto il Colle delle Traversette, a breve distanza dalla cima del Monviso. Nel 1480 il Pertus du Viso, conosciuto attualmente con il nome di Buco di Viso, è cosa fatta: la galleria, che si apre alla rispettabile quota di 2915 m, con una lunghezza di 75 m e una larghezza di circa 2 metri e mezzo, permette il passaggio di un mulo con il suo carico.
Il Buco del Viso - foto G. Cella
Le fortificazioni, numerosissime e bellissime in Piemonte, sono sempre accompagnate da imponenti opere sotterranee. Molte sono visitabili accompagnati da guide (Fenestrelle, Exilles), altre, con prudenza, da soli (Monginevro, Chaberton, Colle delle Fenestrelle, tanto per citarne qualcheduna). Gli speleologi, tra l'altro, hanno effettuato numerose scoperte nella vasta roccaforte di Verrua Savoia, quasi del tutto andata distrutta.
Galleria nei Sotterranei della "Cittadella" di Torino - foto P. Menietti
Un'opera che ha dello straordinario è la Cittadella di Torino, voluta nel 1564 dal duca Emanuele Filiberto ed in parte demolita alla metà dell'ottocento per ragioni urbanistiche. La distruzione coinvolse solo parzialmente la rete di gallerie sotterranee della fortezza.
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Nel 1958 l'allora capitano Guido Amoretti scoprì, nel sottosuolo, la scala fatta saltare da Pietro Micca durante l'assedio del 1706. Nello stesso anno furono localizzate le vestigia del "Pastiss" un forte difensivo posto davanti al bastione di S. Lazzaro della cittadella.
Dal 1976 vi operano i volontari dell'associazione "Amici del Museo Pietro Micca" sotto la direzione del gen. Guido Amoretti e con il coordinamento di P. Menietti. Si tratta di una casamatta a pianta trilobata costruita a rinforzo del bastione S. Lazzaro per intercettare l'eventuale nemico prima che questo arrivasse alle mura della cittadella. Ogni sua possibile mossa fu infatti anticipata con la creazione di sistemi di contromina, stanze che si rivelavano essere delle vere e proprie trappole per chi vi penetrava, data la presenza di feritoie dalle quali si poteva fare fuoco sui malcapitati o di caditoie per fare cadere delle granate. Insomma l'opera che è stata fino ad ora "riportata alla luce", è veramente potente e complessa ed è fortemente rappresentativa di quella che era la sofisticata arte della guerra del periodo cinquecentesco. Tutto questo oggi è sotto importanti reti viarie e quartieri eleganti di Torino.
I castelli hanno da sempre scatenato la fantasia popolare. Curioso sapere che i sotterranei di alcuni degli innumerevoli castelli piemontesi sono stati esplorati e studiati dagli speleologi. Così nel novarese per quelli di Galliate e di Novara.
Vicino ad Asti, circondato da una splendida quanto rigogliosa campagna, si erge il castello di Montiglio, la cui struttura più antica risale al X sec.; la tipologia costruttiva dei sotterranei è qui solitamente rappresentata dal semplice scavo nelle argille compatte, con un impiego di strutture di sostegno quasi nulle.
Si lascerà che tutte le ricchezze sotto il piano di calpestio della nostra regione vengano dimenticate? Ci auguriamo di no, ma purtroppo siamo in pochi ad occuparci di questo ramo della speleologia ed il lavoro, se si vuole, è tantissimo.
Sotterranei del Castello di Novara foto G. Cella
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