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Egr. Direttore,

                        stanchi delle chiacchiere e delle fesserie ascoltate e lette in questi giorni su quello che è stato ribattezzato il “Gladio della discordia”, abbiamo deciso di intervenire, una ed una sola volta, per chiarire determinati punti e svelare abissali falsità che i nostri benamati compagnucci continuano a professare e spacciare per verità assolute. Riportiamo in corsivo le dichiarazioni che non comprendiamo e soprattutto che non condividiamo.

Un monumento, una statua, un obelisco ricordano il valore morale o le gesta compiute da chi ne viene immortalato non il decesso del proprio corpo”, assolutamente vero e come fare a non ricordare tutti quei ragazzi che nel ’43, partono dal profondo sud, attraversando le linee degli americani, molte volte senza successo, per andare ad arruolarsi nelle file della Repubblica Sociale Italiana, per andare a combattere una guerra già persa, per andare a riscattare l’onore della Patria? Quanti di questi ragazzi sono stati fucilati dagli americani? Quanti di questi ragazzi sono morti, davanti i plotoni di esecuzione dei liberatori, gridando viva l’Italia?

E come fare a non ricordare il coraggio di quegli uomini che scelsero la montagna per costruire una nuova Patria, diversa da quella fascista, diversa da quella che dettava Mosca?

Vogliamo ricordare l’amore che quei ragazzi nutrivano per la Patria, ma come può capire chi ha fischiato l’inno di Mameli il giorno dell’inaugurazione del Gladio?

Non riusciamo a comprendere perché qualcuno afferma che “i partigiani lottavano contro gli invasori tedeschi e i loro alleati repubblichini, …, e i repubblichini combattevano contro i partigiani” e non contro le truppe Americane, Inglesi e via dicendo? che onestamente altro non erano che invasori, visto che ancora oggi la sinistra italiana denuncia una sudditanza militare ed economica verso gli USA.

Ma soprattutto ci preme rispondere ad un quesito sollevato da qualche ignorantello sprovveduto: “Cosa c’è da riconciliare?”.

A questa domanda vorrei che rispondessero i tanti ragazzi del Fronte della Gioventù, assassinati dall’antifascismo militante, tanto di moda negli anni ’70, vorrei che parlassero quei militanti della Giovane Destra caduti sotto i colpi dei democraticissimi comunisti in quei maledetti anni ’70, durante  i quali qualcuno affermava che uccidere un Fascista non è reato.

Ma purtroppo non sentiremo mai più quelle voci, non ascolteremo quelle risposte.

Tra l’altro, a proposito di marketing e immagine della città, siamo contenti che si parli di Crotone per un monumento, apprezzato o meno, e non che se ne discuta per note vicende giudiziarie riguardanti alcuni amministratori (chi ha orecchie per intendere intenda), su cui Noi non speculeremo solo per il nostro alto senso di Dignità ed Onore, termini a molti sicuramente sconosciuti.

Siamo stanchi di chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato, siamo stufi di chi si arroga il diritto di dare giudizi morali su cose che non può comprendere, siamo annoiati dai tanti starnuti ascoltati in questi giorni.

Ma siamo in democrazia e ognuno può dire quello che vuole anche se oggettivamente falso” e quindi pazienteremo ancora in attesa che si ritorni a fare Politica e a parlare dei problemi di questa città e di questa nostra amata provincia, ma questo lasciatelo fare a noi.

I militanti di Azione Giovani KR

 

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