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Per
gli studenti universitari in giurisprudenza, l’iter prima era più o
meno così: quattro anni di studi, (quando tutto andava bene), due di
tirocinio, i fatidici giorni dell’ esame di stato e la partenza ad una
lunga ed estenuante carriera professionale. Ora,
dopo quattro anni di studi, quindi di sacrifici, di ansie e due anni di
praticantato (che significa lavoro a tutti gli effetti, spesso senza
alcuna retribuzione) gli aspiranti avvocati dovranno sostenere l’esame
di stato con regole del tutto nuove. Il
Consiglio Nazionale Forense, infatti, già dalla prossima sessione
d’esame ha previsto uno “stravolgimento” delle regole in uso. Il
decreto legge prevede che la sede per le prove di abilitazione scritta sia
quella dove si è svolta la maggior parte della pratica,
il divieto di utilizzare i codici commentati, la preselezione
informatica dei candidati, (come già avviene per magistrati e notai) e
l’abbinamento delle commissioni d’esame alle sedi attraverso sorteggio
( per fare la prova orale, un candidato di Messina potrebbe andare, se
sorteggiato, anche a Udine). Tutto
ciò potrebbe sembrare una semplice riforma se non fosse che queste regole
verranno attuate a partire dall’entrata in vigore della legge. Sottoporsi
ad un esame è di per sé una tensione quando le regole sono già ben
rodate e cosa succederebbe a coloro i quali si troverebbero a sostenere
una prova tanto importante senza avere la ben che minima certezza? Si
avrebbe il caos. Le
regole del gioco, in genere, si decidono prima e non durante! Ci
si chiede perché aggiungere ansia all’ansia. Non si parla, infatti, di
un concorso per ottenere un posto di lavoro, ma di un esame di accesso
alla professione di avvocato dove la fiducia, la professionalità sono le
qualità essenziali per un professionista che vuole fare carriera. Oltre
a questo il bisogno di rendersi indipendenti, soprattutto nelle regioni
meridionali, è ancor più una chimera. Non c’è spazio per i giovani,
che spesso vengono sfruttati; le risorse delle famiglie sono sempre minori
e adesso anche un esame molto più oneroso. Perché non studiare una legge
che favorisca l’immissione nel mondo del lavoro come viene sancito
dall’articolo 4 della Costituzione? Azione
Giovani si sta adoperando a livello nazionale per evitare che il decreto
Castelli venga convertito in legge con la consegna in Commissione
Giustizia dell’unico atto ufficiale in opposizione. Si
sta altresì attivando per una manifestazione di protesta di fronte a
tutti i tribunali d’Italia. L’invito
è rivolto a tutti coloro che vorranno parteciparvi. Per una raccolta di
firme , per un volantinaggio e/o per avere maggiori informazioni mandare
un fax al numero 0962/23667 o in alternativa scrivere un e-mail ag-calabria@virgilio.it. Il Coordinatore Regionale Gianfranco Turino
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