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2. Fra tutte le verità e le bugie che su questa guerra sono state raccontate attraverso i mass media in questa tremenda settimana di distruzione e di morte, c'è una verità semplice e terribile che che tutti pensano ma nessuno vuole dire: questa guerra è stata pianificata ai computers del Pentagono per ragioni che nulla hanno a che vedere con i massacri incrociati che avvenivano in Kossovo fra serbi e albanesi, ma solo sfruttando questa occasione come propizia agli interessi economici e politici degli Stati Uniti nei Balcani.
3. Questa guerra portata nel cuore dell'Europa è però qualcosa di più di una delle tante guerre "di bassa intensità" che sono state provocate nel mondo da quando è "scoppiata la pace" del 1989, allo scopo di destabilizzare le aree dove si profila qualche minaccia, o anche soltanto qualche resistenza agli interessi dell'Impero. L'obiettivo degli Stati Uniti è con ogni evidenza quello di consolidare militarmente il limes* dell'Impero confinante con la Jugoslavia e la Russia.
(*) limes = confine fortificato.
4. Ma nei Balcani si sta giocando con altrettanta evidenza anche una partita fra Stati Uniti ed Europa riguardante la spartizione delle aree economiche, fra area del marco ed area del dollaro. Gli Stati Uniti, con l'alleato più fedele Gran Bretagna, intendono anche contenere l'espansione europea dominata dalla rinascente potenza germanica. E come è accaduto altre volte nella storia degli uomini, potenze grandi e piccole (in questo caso, di nuovo e vergognosamente anche l'Italia) si coinvolgono nella guerra contro un altro paese individuato come bersaglio comune, per non perdere il posto al tavolo dei negoziati che ridisegneranno i confini degli stati e delle zone d'influenza.
5. Nel Kossovo si era riacceso da circa dieci anni un conflitto etnico-politico che ha ragioni antiche, dopo il ritiro dell'autonomia del Kossovo da parte della Serbia. Si conoscevano queste ragioni, si sapeva dei massacri incrociati fra Uck e milizie serbe, si poteva operare per una soluzione politica. Invece si è cinicamente fomentato lo scontro, foraggiando l'Uck (è risaputo che ufficiali americani in pensione hanno addestrato i miliziani albanesi e kossovari arruolati nell'esercito clandestino) e alimentando negli albanesi di Tirana l'illusione che da questa guerra potesse sortire una "Grande Albania", che incorporasse il Kossovo e, chissà, anche la Macedonia.
6. Di questo conflitto , oltre alle diplomazie istituzionali delle Nazioni Unite e dell'Osce, si occupavano le Ong che da anni andavano tessendo una diplomazia di pace: voglio ricordare l'operato di "Beati i costruttori di pace" e di Alberto Labate, che ha trascorso un anno intero a Prishtina; il convegno "I care" all'Università di Lecce, il viaggio dei trecento nel dicembre scorso dalla Puglia, il convegno delle donne del mediterraneo l'estate scorsa a Gallipoli, dove donne serbe e albanesi hanno con fatica tessuto un appello comune per una soluzione politica del conflitto. In tutte queste occasioni (e nelle decine d'altre che ci sono state negli anni scorsi ovunque in Italia ed in Europa), dov'erano i mass media? Chi organizza sa quanta pazienza e fatica costi richiamare l'attenzione degli operatori di giornali e televisioni, locali e non, su iniziative come quelle citate, dove "persone di buona volontà" si spendono per prevenire tragedie come quella in atto. Ma le iniziative di pace non fanno notizia, la guerra invece si.
7. Potevano esserci (e possono esserci ancora) modi diversi dai bombardamenti per indurre alle ragioni della convivenza pacifica etnie in conflitto e per salvaguardare i diritti civili ed umani conculcati. La guerra non risolve i problemi ma li aggrava. Non potevano non saperlo i capi di governo che hanno dato il via a questa catastrofe. E se lo sapevano, perché hanno perseguito la via dell'aggressione alla Serbia, stracciando ogni carta, statuto e trattato internazionale?
8. C'erano e ci sono soggetti internazionali diversi dalla Nato autorizzati ad agire militarmente. Se di azione militare nella Jugoslavia c'era bisogno, l'Onu era l'unica organizzazione legittimata ad effettuarla. E nessuno venga a raccontare, dati i rapporti di forza oggi esistenti nel mondo, che gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali non avevano i mezzi per convincere gli stati reticenti dentro il Consiglio di sicurezza. Soprattutto da parte di chi ha fretta di celebrare il funerale delle Nazioni Unite si irride alla loro palese mancanza di autonomia. Ma l'Onu può ancora riassumere il suo ruolo se l'Assemblea Generale degli Stati membri ne riprende il controllo.
9. Che dire? Come dirlo? Che fare? Sono domande che ciascuna di noi si pone, presa dallo sgomento, dal senso d'impotenza, e anche, perché no, dalla vergogna di fronte allo spettacolo terribile delle distruzioni di Belgrado e Prishtina e dell'esodo dal Kossovo. La cessazione immediata dei bombardamenti - riuscire a fermare le bombe prima che ne sia stata scaricata sulla Jugoslavia la quantità preventivata dai lucidi folli pianificatori di guerre - può allentare questa stretta tremenda nella quale ci troviamo, senza ragione e senza dignità. Allora chiediamo questo, insistentemente, prima di ogni cosa.