A Genova, il 15 e il 16 giugno scorsi, molte centinaia di donne hanno dato vita ad un grande convegno, un vero e proprio «contro G8» femminile, con la partecipazione di esponenti dei movimenti di resistenza femminile alla globalizzazione, di studiose internazionali di economia, di molte giovani donne che guardano con timore al loro futuro, ma non intendono rassegnarsi.
Il «contro G8» femminile ha messo in luce quanto la globalizzazione pesi in maniera drammatica sulla vita delle donne, degli individui, degli strati più indifesi della popolazione e quanto renda più difficili quei complessi e faticosi compiti della riproduzione della vita umana e sociale che, ovunque, assicurano le condizioni stesse della sopravvivenza e che,
ovunque, continuano a pesare sulle spalle delle donne.
A Genova le donne hanno discusso con passione ed elaborato la seguente
Carta di intenti:
Noi donne migranti e native che prendiamo parte all’evento "Punto G - Genere e globalizzazione" autorganizzato dalla rete della Marcia Mondiale delle donne contro le guerre, le violenze e la povertà a Genova nei giorni 15 e 16 giugno 2001, in previsione della riunione dei G8 di luglio, e che saremo presenti con modalità autonome anche in quell’occasione, intendiamo:
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protestare contro l’occupazione militare della città che il governo ha predisposto per il Summit dei G8,
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manifestare liberamente il nostro pensiero negli spazi pubblici garantiti dalla Costituzione alle cittadine e ai cittadini di questo paese,
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protestare contro un potere privato e privo di legittimità democratica, che pretende di decidere della nostra sorte,
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lottare contro il sessismo e il razzismo, per la libertà di decisione rispetto alle nostre vite nel presente e nel futuro,
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protestare contro le ingerenze di tutti i fondamentalismi religiosi ovunque si manifestino,
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garantire che ogni donna possa avere la libera disponibilità di sé e della propria vita, con piena libertà di scelte riproduttive, sessuali, scolastiche, lavorative,
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lottare in primo luogo in Italia contro le iniziative vaticane e ministeriali che attentano alla legge 194,
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protestare contro le manipolazioni genetiche, l’inquinamento del pianeta, il trattamento crudele degli animali in allevamenti di tipo industriale, che causano la distruzione e l’avvelenamento del pianeta e inducono la proliferazione di malattie,
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lottare per un rapporto sobrio e grato verso la natura e la terra,
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protestare contro le violenze e le molestie sessuali in famiglia, a scuola e sul lavoro contro donne, bambine e bambini,
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lottare per un rapporto rispettoso e felice tra le persone,
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protestare contro una politica economica iniqua, contro la distruzione dello stato sociale che offriva garanzie di cittadinanza sociali, posti di lavoro, scelti soprattutto dalle donne e che ora viene sostituito con forme privatizzate e assistenziali del tutto insufficienti per una tutela generalizzata,
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lottare per un’economia che riconosca l’intreccio indissolubile tra la sfera produttiva e quella riproduttiva, promuovere politiche di assunzione di pubblica responsabilità attraverso servizi sociali efficaci, il diritto di accedere alle risorse, le vite, il tempo e lo spazio di ciascuno e ciascuna, e non solo il profitto,
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protestare contro le guerre dimenticate, le spese militari, il crescente militarismo, le avventure belliche, che violano la Costituzione, il diritto internazionale, la ragione e l’umanità, lasciando dietro di sé rovine, malattie, crudeltà e danni all’ambiente, alle persone, alle cose, alle memorie,
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lottare per una politica di pace, fuori dalle alleanze militari aggressive e per un’Europa neutrale, nella prospettiva di vivere in un mondo che si renda capace di ripudiare effettivamente la guerra, favorendo i ricongiungimenti familiari e l’asilo a chi ne ha bisogno.
Punto G Genere e Globalizzazione
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