Il 22, 23 e 24 luglio scorso ci siamo ritrovate a Malta, nella terza conferenza dell'Associazione Donne della Regione Mediterranea, per parlare del "Militarismo nel Mediterraneo".
Discutere di questo tema è significato prima di tutto interrogarsi sul perchè e sul come della spirale militaristica in questa parte del mondo, oggi.
Perchè - nel momento in cui si parla di accordi di pace in Palestina e in Bosnia - essa continua a girare vorticosamente? Perchè la fine della guerra fredda sembra avere impresso un'accelerazione ai commerci delle armi e al warfare state nell'area mediterranea?
In Israele, nei primi anni '90 si è investito il 13% del Pnl in spese militari, ma solo il 2% nella sanità; in Turchia il 5% nel militare contro l'1,4% della sanità; in Libia il 7,2% contro il 3%; in Egitto il 5,1% contro l'1,1% e così via. E naturalmente, insieme alle spese militari, crescono la povertà e l'insicurezza sociale delle popolazioni.
Provare a darsi delle risposte significa anche indagare le cause, le origini del fenomeno, le basi della sua esistenza, metterne in luce le molte connessioni: con il capitalismo, con il patriarcato, con i fondamentalismi religiosi, con l'uso dei mass media. E poi raccontarne gli effetti, devastanti sempre e spesso irrimediabili, sulla salute degli esseri umani e sull'ambiente.
Infine significa pensare alle possibili vie d'uscita, se riusciamo a vederle.
Così, partendo da una riflessione sulla storia del Mediterraneo, Yana Mintoff propone una ricostruzione dei legami radicali e inestricabili tra militarismo e capitalismo, rappresentati emblematicamente oggi dalla condizione di dipendenza delle economie occidentali "forti" dalla produzione ed il commercio di armi, con i suoi effetti rovinosi e dissolutori.
E Rosalie Bertell, dell'International Institute of concern for public health, descrivendo con minuziosità e precisione di scienziata l'azione devastante dei gas mortiferi usati in guerra ma non solo, evoca il fantasma della megamorte, sulla quale si fonda il "nuovo ordine mondiale".
"Il militarismo è il cancro che sta distruggendo tutto ciò che amiamo e ci sta a cuore - dice - il lavoro è immane ed il tempo è poco. Se c'è qualcuno che può incivilire o bandire i guerrafondai, queste siamo noi donne".
Ma poiché è ancora fievole la voce dei 120 milioni di donne che vivono nella regione mediterranea, molta strada ci sta davanti.
Possiamo tuttavia assumerci la responsabilità di cominciare a percorrerla ed immaginare all'arrivo un mondo altro. "Smilitarizzato, umano, giusto - come dice Margarita Papandreu di Donne per la sicurezza reciproca - nel quale finalmente ci potremo permettere il lusso di sorridere".
Gli atti della Conferenza sono pubblicati nel volume
"Militarism in the Mediterranean" a cura di Yana Mintoff Bland.
Si può richiederne copia alla segreteria dell'AWMR di Cipro.