Last update:  maggio,  2014

(C) 2005-2014 Matteo & Giovanna
 

Racconto dei fatti.
Fino al 2004 una vita come lavoratori, con una casa con un mutuo come tanti altri cittadini, ma con alle spalle   un passato da brivido sempre pronto a distruggere qualsiasi passo verso la libertà.

Nel 2004 subiamo l’attacco definitivo di uno stalker.. Ma lo “stalker” è solo una pedina in un gioco più grande che parte dalle nostre famiglie e dal circolo di  dove siamo nati fatto di normali operai, imprenditori nazionali e internazionali, militari di alto lignaggio, gente di chiesa, ... Cominciamo a capire che ci vogliono distruggere a tutti i costi, forse per cancellare definitivamente ogni nostro ricordo-testimonianza che ci portiamo appresso, o forse tutto è mosso da una cerchia di pezzenti con amicizie nei militari vicentini e padovani (alcuni legati ancora ai gruppi paramilitari...)

 Cominciamo a scrivere alle autorità il giro di amicizie dei parenti e quello che accadeva nel circolo degli “amici”. Ma non ci affidiamo a Padova o Vicenza —dove sarebbe naturale— ma a forze esterne che possono capire il fenomeno con più obiettività. Non ci rivolgiamo a Padova, semplicemente perché uno dei nostri zii andava fiero di avere come informatori i carabinieri di Padova per i procedimenti in  Procura di Padova!. Ci siamo rivolti prima ai carabinieri di  Rovigo, e poi alla Procura di Roma di piazzale Clodio e al Presidente della Repubblica.

A Roma, vi era anche la sede legale della società del calcio nazionale, dove vi lavorava, ai vertici, uno degli “amici”, il quale aveva (sempre a detta del parente) contatti con i carabinieri di Padova che li passavano le informazioni riservate all’occorrenza.  A Roma e al Presidente della Repubblica (allora Mr. Ciampi)  mandammo per raccomandata vari esposti da Novembre 2004 a Maggio 2005, ma quando in marzo andammo alla Procura di  Roma a chiedere a quale magistrato fossero stati assegnati i fascicoli, gli impiegati ci dissero che solo il primo della lunga serie di raccomandate era pervenuta: delle altre non vi era traccia! Una persona intuendo il grosso del problema, ci consigliò di rivolgerci ad un’altra Procura. Il primo esposto, che era l’unico pervenuto, fu aperto da un certo dottore  Verusio (non so se è quello attualmente in capo alla Procura di Grosseto che sta lavorando sul disatro della nave  Concordia) e  mandato a Padova per competenza (Verusio dunque ignorò quanto da noi scritto sull'esposto relativamente a possibili collusioni all'interno della Procura di Padova). Andammo anche al Quirinale per avere informazioni della copia (sostanzialmente identica salvo le forme di rito) e ci dissero che i documenti erano stati inviati al Ministero dell’Interno e poi dal Ministero erano andati in Prefettura di Padova. Tornati a Padova controllammo dal prefetto, ma tali documenti, che  erano stati inviati da Roma, tanto per cambiare, non risultavano inseriti nel database!

Oltre metà aprile 2005 tornammo a Roma e verificammo se era arrivata o scomparsa la posta che avevamo inviato per raccomandata ad inizio marzo: essendo ancora mancante consegnammo per l'ennesima volta tutto il materiale all’ufficio primi atti, facendoci fare un bel timbro sulla nostra copia (pensammo, sbagliando, che questa volta la documentazione sarebbe pervenuta di certo visto che la consegnammo a mano! Ma non fu così!).

Tornati a casa, a fine aprile preparammo una denuncia contro ignoti per appunto la sottrazione e/o smarrimento della  serie di fascicoli inviati da dicembre 2004 a marzo 2005. Spedimmo anche questa denuncia tramite lettera raccomandata alla Procura (senza includere la copia di atti scomparsi). Questa denuncia corrispondeva oramai alla nostra settima raccomandata nella lunga serie  inviata alla Procura di Roma. Le varie raccomandate le abbiamo nominate poi con R1..R8, mentre i due atti depositati a Roma li abbiamo chiamati D1-D2. Il malloppo totale a maggio 2005 era di 7 raccomandate, 2 atti depositati all’ufficio primi atti, qualche email alla Procura.
La foto sotto riportata mostra l'elenco delle ricevute degli atti inviati e/o depositati  in Procura.


Di tutto il malloppo sopra indicato sapremo solo in novembre 2005, tramite un fax proveniente dalla Procura della Repubblica di Roma, che solo la nostra raccomandata R7 era pervenuta: del resto non vi era traccia (la prima non conta, perchè era stata inoltrata a Padova e non l'avevamo dunque inserita nella lista degli atti scomparsi...) . Ecco qui uno stralcio del fax arrivato da Roma:



Quanto indicato qui sopra scritto per mano del magistrato e/o suo incaricato, in breve voleva dire che tutto quello che avevamo spedito/depositato  prima dell'R7  e dopo l'R1, non era mai pervenuto! Spiego meglio: l'esposto  R7 indicava la sottrazione e/o smarrimento degli esposti precedenti fornendo ovviamente una lista del materiale scomparso...  Il magistrato, come vedremo meglio in seguito,  pur iscrivendo il reato specifico numero  616 c.p., inerente lo smarrimento/sottrazione di documentazione , non risolveva affatto il caso. A detta sua  non vi erano elementi utili per risolverlo! Dunque non si poteva sapere se era stato un furto o uno smarrimento... Mancando elementi non si poteva procedere e dunque fu archiviato tutto.  Ovviamente non si preoccupò di parlare con noi in proposito: l'unica comunicazione fu quella sopra esposta.

La controreazione
Ora torniamo un po’ indietro. Dal momento che cominciammo  a scrivere i documenti alle autorità le cose peggiorarono di brutto. Cominciò in particolare a diffondersi una serie di diffamazioni sul nostro conto: si spargevano a macchia d’olio sul lavoro, sulle forze dell’ordine locali e sul Comune di residenza. Un fenomeno inarrestabile!  Non solo, in più alcune nostre pratiche normali cominciarono a subire anomalie, rallentamenti e addirittura smarriment anche  all’interno di vari uffici dell'Amministrazione Pubblica e in alcuni istituti bancari! Oltre che problemi nella consegna della posta, violazione di domicilio, minacce... Continuavamo a chiedere un aiuto alle forze dell’ordine e ai magistrati e nessuno si faceva sentire.

Andammo avanti per vari mesi, coi nervi a fior di pelle, con gente che ci veniva a perseguitare sotto casa. La paura era di casa.
Finché in marzo 2005, sotto stress mi capitò un incidente. Presi una forte scossa e sotto stress per i fatti narrati, uscii e mi scaricai danneggiando alcune auto dei vicini parcheggiate davanti casa. Fu un attimo: quella scossa fu come una bibita drogata che mi fece perdere la ragione per pochi attimi.  L’incidente fu strumentalizzato dai carabinieri padovani che ne modificarono la dinamica: in particolare dal vice-comandante, tale maresciallo P.P.,  che cominciò a perseguitare me e Giovanna. Il tal maresciallo si faceva chiamare comandante...  Il maresciallo mi fece passare per un soggetto paranoico e convinse i vicini a farmi denunciare per minacce: curiosità è che non avevo nessun rapporto con tali persone delle quali non conoscevo nemmeno il nome! Nel verbale fu completamente omesso il fattore scossa elettrica (il   contatore segnò un sovraccarico dell'80% per due giorni! E per due ore fu impossibile ripristinare la corrente elettrica).

Ora questo passo è molto importante. Ora se vi ricordate, di tutti gli esposti che avevamo inviato a Roma: il primo era veramente arrivato e fu  letto dal magistrato Verusio. Era poi stato inviato per competenza a Padova. Dunque al momento dell'incidente era già arrivato per competenza al maresciallo P.P. per le indagini, visto che a Padova era arrivato tre mesi prima dell'incidente . Fatalmente tutti gli esposti inviati successivamente all'arrivo a Padova non pervenirono a Roma! Un caso? L'unico che pervenne fu un esposto inviato in incognito con un altro nome: l'R7! Un'altro caso?  Allora questo maresciallo P.P. sapeva probabilmente tutto ma  non aveva mosso un dito! Cosa centrava lui con la sparizione di tali documenti?

Torniamo all'incidente che ho avuto in marzo 2005: il maresciallo cominciò a dirigere la situazione in modo da farmi considerare un mitomane, un paranoico. Ma non solo.

Io e mia moglie ci eravamo decisi, vista la situazione, di depositare anche  li da loro per le carte sparite a Roma: ma questo "comandante" non solo si rifiutò di prendere tale carte, ma continuò a considerarci come persone che farneticavano.: dunque dovevamo essere sottoposti a visita psichiatrica!

Visto che oggi  nel 2014 la mia situazione è preoccupante, ho meno remore,  e vi metto qui pure lo stralcio di una lettera che non avevo mai indicato così precisamente per provarvi quanto ho detto:





Questa lettera mi arrivò a casa dopo l'incontro con il maresciallo P.P..: mi si dice di presentarmi a farmi una visita psichiatrica!
La spiegazione di questa lettera, da parte dell'avvocato professionista a cui ci eravamo rivolti per ottenere aiuto era chiara: “vogliono insabbiare tutto e farvi passare per matti”, ci disse. Nell’ottica di arrivare a portare a termine il suo progetto, il maresciallo fece degli abusi d’ufficio: era stato lui a fare pressioni sulla dottoressa che sottoscrisse tale lettera  che continuarono poi anche negli anni successivi. Tutto questo serviva per  nascondere quelle testimonianza scritte negli esposti spariti!!!

Il nostro avvocato, che era anche parlamentare europeo, di certe cose se ne intendeva: ci disse subito che la procedura non era legale e non doveva essere fatta nessuna visita! Si mandò dunque una lettera al responsabile superiore della dottoressa   chiedendo spiegazioni!

Non ci fu nulla da fare, alcuni carabinieri al comando di P.P. ci venivano a rompere le scatole e volavano bestemmie! Per tutelarci dovemmo emigrare! Il maresciallo continuò a perseguitarci in giro per l'Italia in tutti gli anni successivi.

Anche se non vi furono mai delle carte "DA MATTO" O CERTIFICAZIONI CHE ATTESTASSERO LA MIA INSANITA' MENTALE, IL MARESCIALLO P.P. COINVOLSE MOLTE PERSONE, IN MANIERA INDIRETTA E ILLEGALE  IN TAL SENSO FACENDOLO CREDERE. LA STESSA POLIZIA DI STATO DI  UNA NOTA CITTA' ITALIANA, NEL 2010  SI SPORCO'  LE MANI ANDANDO DIETRO ALLE FARNETICAZIONI DEL MARESCIALLO P.P., COME VEDREMO, FACENDO DELLE COSE CONTRO LA LEGGE E ATTIVANDO DEI  PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI ILLEGALI. IL TUTTO PER RISPEDIRMI IN VENETO SOTTO LE GRINFIE DI P.P. E DI TUTTE QUELLE ISTITUZIONI CHE LUI TENEVA SOTTO SCACCO, COME APPUNTO I MEDICI DELL'ASL, I SERVIZI SOCIALI..! 

Torniamo alla narrazione della storia,
In giugno 2005, visto che in procura ordinaria perdevano tutto,  prendemmo la precauzione di spedire tutto il malloppo anche alla Procura Militare di Roma che chiamiamo RM1. La Procura Militare poteva entrare in gioco per la questione delle Antenne...
A Roma il contenuto della raccomandata RM1 fu inoltrato per competenza nuovamente alla Procura Ordinaria di Roma. Qui il fascicolo non venne perso e venne assegnato ad un magistrato, ma confluì poi in maniera rocambolesca nell'esporto  R7.

In giugno 2005 la vita in paese a Padova  non era più possibile, non solo per la persecuzione del maresciallo P.P. ma anche per il clima teso che si era creato nell’intero paese: il maresciallo infatti mi aveva dipinto come un pericoloso mitomane paranoico  che senza ragione poteva creare danni e minacciare persone. Era stato il maresciallo che aveva  convinto i vicini a denunciarmi per minacce, spiegando che in quella maniera si sarebbe potuto liberarsi facilmente di me (negli anni successivi  la nostra casa ritornò alla banca che ci aveva concesso il mutuo e venne comprata da gente del posto che aveva particolari interessi in materia, cioè aveva interessi che sloggiassimo... Dio li mandi un colpo!).  Da giugno  2005 avevamo levato le ancore e cercato di risolvere il caso rimanendo fuori da quell’inferno. Per cinque mesi non tornammo più a casa. Tornammo pochi giorni di nascosto in ottobre, poi partimmo per non tornare mai più. Non ci fu nulla da fare: perdemmo tutto!

Il magistrato di Roma  intanto, mentre vivevamo sul lago d'Iseo  in novembre 2005 ,ci inviò la notifica di richiesta di chiusura delle indagini sugli esposti spariti.  Noi a quel tempo eravamo rimasti completamente senza soldi a Marone in provincia di Brescia e vivevamo in una piccola tenda di campeggio. Purtroppo i carabinieri del luogo e il loro comandante, un tale maresciallo  Renda, erano stati influenzati da quelli di residenza, cioè dal solito P.P.: dunque non ci offrirono nessun appoggio e nessun appoggio avemmo nemmeno dai servizi sociali e/o difensore civico della Comunità Montana di Sale Marasino. E cosa ci troviamo anche qui a centinaia di km di distanza? Un carabiniere di P.P.! Un caso anche questo?
Stavamo per finire morti di fame perché nessuno ci aiutava, ed era perché era stato dato ordine alle autorità di non farlo: volevano che fossimo costretti a ritornare a Padova per cuocerci ben bene e assegnarci in stato di indigenza ai nostri parenti che non aspettavano altro!  Sarebbe rientrato tutto: le nostre testimonianze erano sparite, io sarei stato dichiarato matto, mia moglie sarebbe stata dichiarata con un forte esaurimento... E sarebbero stati tutti felici e contenti: chi a fare l'operaio, chi a cogliere le ossa dei morti per fare le sedute spiritiche che erano tanto in voga nel gruppo, chi a esercitare l'attività di pedofilia,  chi a farsi dire i segreti dei procedimenti in Procura di Padova direttamente dai carabinieri, chi godersi le reliquie a uso personale...

Ma noi non eravamo di quell'avviso.
In febbraio 2006 andiamo dunque fuori dall'ambiente del lago d'Iseo, saltiamo i carabinieri di Marone  e puntiamo diritti alla Questura di Brescia: lì  ripresentiamo il nostro caso: a Brescia  non vorrebbero avere a che fare con una cosa del genere dove c'entra la Procura di Roma. Comunque alla fine, una bionda scrive  la ratifica e acquisiscono tutto il materiale. Ridepositiamo tutti i documenti. Il giorno dopo siamo sbattuti dai carabinieri in strada. Vogliono che torniamo in Veneto! Ma dalla strada e di nascosto  riusciamo a raggiungere Roma in treno.

E’ marzo 2006. Vogliamo assolutamente parlare con il magistrato P. C.: ma è fatalmente  in ferie e così vediamo un suo impiegato. ; Mostriamo il fax che ci aveva scritto P.C. :Dunque spiegavamo all'impiegato che il materiale pervenuto era poca cosa: si trattava di un aggiornamento indicante tra le altre cose i fascicoli che non risultavano pervenuti al magistrato! Ci disse che il procedimento era stato chiuso e ci spinse ad andare in Cancelleria.  Ma quando eravamo già usciti dall'ufficio, 
si affrettò a richiamarci. L’impiegato controllando sul terminale  si accorse che il materiale era corposo e non poche pagine! Ci spiegò dunque, mostrandoci sul terminale,  che il nostro fascicolo era si in origine piccolo, ma era successivamente divenuto  ben corposo per il materiale inoltrato dalla Procura Militare  (si trattava del malloppo inviato un anno prima alla Procura Militare e spedito per competenza alla Procura Ordinaria, aperto da un magistrato e confluito poi al dott. C. che aveva già  un fascicolo aperto: l' R7 ).

Lasciata la segreteria del magistrato, ci dirigiamo in Cancelleria: effettivamente  il nostro procedimento era stato chiuso mesi prima! Esattamente Il  3 gennaio! Ma che ci facevano in Procura il tre di gennaio? Non stavano a festeggiare come tutti gli altri?

In Cancelleria riusciamo ad ottenere il decreto di archiviazione..
Scopriamo che il decreto contiene una serie di bizzarrie inconcepibili. La prima è che vi è scritto che noi abbiamo denunciato un reato verificatosi in una data posteriore all’invio dell’R7. Impossibile! Non è nemmeno concepibile che una persona possa denunciare un reato che avverrà in futuro! Non eravamo chiaroveggenti. E poi una serie di errori su date, su numeri… e una serie di parole formalmente corrette ma sostanzialmente  da gettare perchè errate o false. Non si faceva nessuna menzione dei reati segnalati sugli altri documenti che erano pervenuti dalla Procura Militare e non vi era stato nessun procedimento specifico!

Morale della favola , quel decreto stabiliva che il reato 616 da noi asserito non si era mai verificato e chiudeva il caso senza mai averci sentiti come testimoni, senza darci la possibilità di presentare prove o indizi… Senza mai che quei nostri esposti (R2,R3,R4,R5,R6, D1, D2)  fossero stati analizzati!

Se fossimo stati presenti avremmo potuto confutare chiaramente quanto stavano asserendo i giudici! Ma con noi i giudici non hanno mai voluto parlare, e non abbiamo nemmeno mai parlato con la polizia giudiziaria che doveva condurre le indagini...

Noi non avevamo un soldo e rimanemmo a Roma solo pochi giorni vivendo di Provvidenza. Alla fine delle ferie del magistrato eravamo già lontani da Roma: ad Assisi. E inviammo da Assisi un fax contestando il decreto di archiviazione. Non facemmo nessuna menzione di essere passati al suo ufficio e aver visto sul suo terminale che disponeva di tutta la documentazione!

La replica del magistrato si fece attendere solo pochi giorni: ci scrisse che l’istanza di riapertura delle indagini da noi richiesta, era stata rigettata e che il caso era chiuso e l’unica soluzione era il ricorso in Cassazione. Ma scrisse anche che la documentazione non pervenuta continuava a non essere pervenuta: cioè che lui non aveva in mano tutti i nostri esposti. Cosa che a noi, per quanto avevamo visto nel suo ufficio, non risultava affatto.

A questo punto cominciammo a capire che capitavano cose non chiare a Roma.  Siccome in quel periodo a Napoli vi erano degli indagini in corso sulla FIGC ci presentammo in questa procura consegnando del materiale che poteva in qualche maniera collegarsi a tali indagini, e facemmo contestualmente in settembre 2006 una denuncia contro il magistrato e il giudice per abuso d’ufficio e per aver soppresso degli atti veri nella Procura di Roma (questo almeno sono i reati formulati dal magistrato di turno a Napoli vedendo la nostra denuncia)...

A Napoli erano assai preoccupati, tanto da prendere l’incartamento immediatamente e assegnarlo al magistrato definitivo in due ore di orologio. Uno ci chiese: -“avete paura che vi vogliano ammazzare?”.  E lo disse con fermo convincimento,  aggiungendo che loro erano al corrente che a Roma capitavano cose del genere, e quasi a farci coraggio: “non siete gli unici a cui sono successe queste cose”, ci disse grosso modo.

Presa la denuncia, sigillata, e portata con la massima urgenza dal magistrato, il poliziotto ci disse di parlare subito nel pomeriggio con il magistrato. Ma il magistrato non c’era o  era occupato e tornammo due settimane dopo: purtroppo il procedimento era stato trasferito a Perugia, ovvero nella sede naturale ove vengono svolti i processi che riguardano anomalie della procura di Roma. A Napoli ci invitano dunque di andare con urgenza a parlare con il magistrato di Perugia e ci suggeriscono di far mettere tutti i colloqui a verbale.

A Perugia il magistrato non è più dell’Antimafia come era quello di Napoli. Nonostante le numerose richieste ci sarà impossibile  parlare con il magistrato. Il magistrato rifiuta ogni incontro e ogni nostra richiesta: altro che mettere i colloqui a verbale!
 Ma nel frattempo magistrato e Polizia di Perugia fanno degli errori madornali sul nostro caso: ASSEGNANO la nostra protezione alla stazione carabinieri del Maresciallo P.P..   E altri errori e banalità che ci misero in pericolo di vita.

Dopo tre mesi di tentativi di colloquio con il magistrato senza successo,  trovammo a Città di Castello dei carabinieri disponibili a scrivere un verbale serio e vagliare documentazione e prove in nostro possesso. Ne nasce una nuova denuncia querela che viene assegnata a un nuovo magistrato di Perugia: Gabriele Paci. Paci è diverso dal precedente, e si attiva subito. Ma il fascicolo di Paci gli viene “sottratto” quasi subito  e viene inserito, come aggiornamento, sul fascicolo del magistrato precedente. Tutte le attività si arenano nuovamente. 

Nel 2007 finiamo a vivere a Terni, inseguiti da una serie di persone che ci vogliono morte. A Terni alcuni ispettori di Polizia ci aiutano per chiedere una mano ai servizi sociali del comune, lo fanno tramite un articolo di giornale che dia risalto alla nostra vicenda. Dal giornale approdiamo a un programma della RAI,e ad una rete nazionale.   Giancarlo Magalli lancia un appello all’Umbria perché ci aiutino a trovarci un lavoro e una casa. Torniamo a Terni contenti confidando nella fine dell'incubo. Ma non sarà così!

Il comune di Terni non interviene e nemmeno il vescovo di Terni. Viviamo in Caritas, ma cercano di mandarci via il prima possibile senza offrirci soluzioni, soluzioni invece che per altri ospiti della Caritas arriveranno. Qualcuno racconterà alla Polizia che la Caritas ci aveva trovato la casa e noi avevamo rifiutato!

Inviamo un esposto/denuncia alla Procura di Firenze, accusando il magistrato di Perugia di lesione del nostro diritto di legittima difesa.

Il magistrato di Firenze, chiede notizie sul procedimento alla Procura di Perugia. Non sappiamo cosa poi sia successo. Fatto sta che non otterremo comunque l’incontro con il magistrato, né con quello di Perugia né con quello di Firenze.

Il magistrato di Firenze, un certo R.M., di certa esperienza, viene promosso, mandato alla Procura di Ferrara come capo procuratore. Lo aspetterà poi un “incidente”. Accusato di comportamenti inopportuni con i suoi colleghi, verrà buttato fuori dall’ordine dei magistrati senza più la possibilità di ritornarvi. Invece da internet risultò che il magistrato di Perugia chiederà il trasferimento: verrà trasferito nelle Marche e ora (2014), sempre da fonte internet sembra andrà nella Procura di Terni. Gabriele Paci invece ritornerà a fare le indagini in Sicilia sulla mafia. Curiosità è che il maresciallo P.P , come lui ci disse, proveniva dalla laguna di Comacchio (Ferrara).

Per noi non ci sarà pace:né a Terni né nel resto dell'Umbria, né in Abruzzo, né nelle Marche, né in Toscana, né in Emilia Romagna! Per tutto il periodo successivo  otterremo una persecuzione da alcune forze dell’ordine che si spingeranno a commettere alcuni atti amministrativi illeciti nel 2010,: atti coperti da una falsa parvenza di legalità, ma sostanzialmente falsi come si vedrà poi.

Dal 2009 non riusciremo più ad ottenere un lavoro, per il continuo perpetrarsi di un terrorismo nei nostri confronti. Da agosto 2010 vivremo senza una casa, in rifugi di fortuna, vivendo di Provvidenza. Stremati, la nostra condizione fisica peggiorerà a causa del tipo di vita. Siamo oggi  rimasti senza molti denti, e io Matteo ho tutti i denti davanti rovinati da buchi per la decalcificazione e mancanza di sostanze (per la carenza di alimentazione, carenza di sonno che non permette alle difese immunitarie di rinfrozarsi...).  Non otterremo nessun aiuto da servizi sociali e Caritas, anche a causa di una spaventosa campagna diffamatoria nei nostri confronti. Saremo trattati peggio dei peggiori criminali. Le nostre denunce rimarranno inascoltate. Noi destinati a morire tra incredibili sofferenze: il prezzo da pagare per aver nominato alcune persone di peso nei primi esposti. Si trattò di un peccato di gioventù, di persone poco esperte in cose legale quali eravamo e poco informati sulla reale situazione della giustizia in Italia. E si trattò di aver trovato un carabiniere bestia come P.P..

Io nella mia indigenza,  non riuscirò nemmeno ad ottenere un paio di occhiali da vista dopo la rottura dei miei,  e dovrò arrangiarmi con una miopia di 6/10, con la quale ho difficoltà anche ad allacciarmi i lacci delle scarpe... Con febbre a 38 e influenza lasciato a dormire fuori...

Il progetto finale sarà   di farci morire, facendo sembrare la cosa come il naturale evolversi di una vita ai bordi della società (vita fatta da persone che vivono di malaffare e che non vogliono integrarsi nel tessuto sociale, cioè il vestito che ci hanno apposto addosso). Oppure rimandarci là dove siamo nati, per darci in pasto a quell’ambiente che ha mostrato di saper giostrare forze di polizia e magistrati a proprio piacimento.


Nel 2012 facciamo un nuovo  esposto ai carabinieri .
E in Luglio 2013 depositiamo l'ennesima denuncia in Procura:  senza esito! Forse sarà sparita anche questa! Il responsabile sembrava proprio non volerla: prima cominciò a dire che ci volevano le marche da bollo, poi che non si capiva il reato, e infini a malincuore ci fece un timbro sopra: ma da quando non si mette un numero di protocollo? Nessun numero di protocollo infatti!

Il maresciallo P.P. fece il disastro, ci mise contro carabinieri e polizia di mezza italia, e ci bloccò tutti gli interventi dei servizi sociali  e noi non riuscimmo a fare nulla per fermarlo! CI ha rovinato la vita! Siamo sicuri che non siamo nemmeno gli unici: ancora nel 2005 l'assistente sociale ci diceva che aveva  fatto passare per matte altre persone. Perchè? Il maresciallo non è più in provincia di Padova, nel 2013 è andato a Vicenza, nella caserma Chinotto dove vi è un reparto speciale. Lì se nessuno lo fermerà potra fare danni ancora più gravi approffitando della sua posizione e della sua divisa!  Come mai a Vicenza? Questa domanda potrebbe avere una risposta nei documentari qui inseriti in lingua inglese nella parte dell'Unico.

La narrazione della prima parte della storia del periodo compreso tra il 2004 e il 2009 è contenuta nel documento narrazione1 "screening", mentre la seconda parte dal 2009 al 2014 è contenuta nel documento "narrazione2".
Nell'indice a sinistra si trovano molti documenti, compresi originali.


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