Libri scritti da Arrigo Muscio Lettera di un bambino abortito alla madre |
MI AMI TU? “….Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia
fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e
baluardo, mia potente salvezza….” Sal. 18,2 “Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
<<Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?>>. Gli
rispose: <<Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene>>. Gli
disse: <<Pasci i miei agnelli>>. Gli disse di nuovo:
<<Simone di Giovanni, mi vuoi bene?>>. Gli rispose:
<<Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene>>. Gli disse:
<<Pasci le mie pecorelle>>. Gli disse per la terza volta:
<<Simone di Giovanni, mi vuoi bene?>>. Pietro rimase addolorato
che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse:
<<Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene>>. Gli rispose
Gesù: <<Pasci le mie pecorelle”. Gv. 21,15 seg. Il Signore è un Dio d’amore che non solo ama per primo (la Creazione è infatti un atto d’amore!), ma desidera essere amato. Il primo comandamento è un chiaro invito all’amore prioritario verso Dio. Spesso sorvoliamo su tale concetto che invece è fondamentale per comprendere tutto il resto. Dall’amore verso il Signore deriva infatti il comportamento verso il prossimo e tutta la Creazione. Solo chi ama il Signore con “tutto il suo cuore e tutta l’anima” desidera osservare la Sua eterna Parola. Da tale rispetto derivano la legge ed i comandamenti. Se, infatti, amiamo veramente Dio desideriamo compiacergli: lo preghiamo, ci accostiamo ai sacramenti con assiduità, entriamo in comunione perenne con la Santissima Trinità che ci dona la forza per diventare veicoli dell’amore misericordioso e caritatevole del Signore. Se pensiamo al grandissimo mistero Eucaristico in forza del quale riceviamo in noi, quando ci accostiamo al “Gesù nascosto”, il Re dei Re dovremmo essere perfettamente persuasi di continuare la Messa nella nostra vita donando al prossimo, in virtù della presenza di Cristo, la concretezza del Vangelo. Dovremmo quindi prioritariamente donare Cristo a quanti sono disposti ad accogliere il Suo messaggio; amare gli altri come noi stessi; pregare per la conversione del mondo, per la guarigione degli ammalati, per la liberazione dai demoni, per contrastare il maligno e gli empi (come ci insegnano i salmi), per la pace nei cuori, nelle famiglie e nel mondo; compiere tutto quanto il Vangelo ci insegna eternamente. Ma tutto ciò non è possibile senza l’amore vero (non quello dei sepolcri imbiancati) verso Dio “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano” (Gv. 15,5 seg.). Se comprendiamo tale concetto ci è facile capire anche le motivazioni delle domande sull’amore poste da Gesù al papa Pietro (supremo pastore del gregge). Se per ipotesi un papa non amasse più Dio non potrebbe compiere il proprio dovere secondo gli insegnamenti dell’unico Maestro e capo della Chiesa (Gv. 21,15 seg.). Tale atteggiamento, fondamentale per un papa, lo è ovviamente per tutti i discepoli anche se moderne teorie sociologiche di ispirazione marxista fanno credere che la cosa più importante sia l’amore verso il prossimo. Teoria scalzata dalla storia in quanto i santi, che hanno amato prioritariamente Dio, si sono prodigati encomiabilmente nei confronti anche del prossimo, mentre i “santi” marxisti hanno creato i gulag! |