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L'Annunciazione di Gattinara, è una delle composizioni più alte e più sentite. Si ha un senso del monumentale, accresciuto dal grandioso sfondo architettonico; le figure sono trattate con pastosità e « peso di carne ». C'è un amore per gli stralci casalinghi, come la porta aperta dietro all'Angelo, quasi per far intravedere uno scorcio di paesaggio sereno, silente, come sereno e silente è l'ambiente di cui queste due figure vivono la loro sacra azione. Vi è una freschezza di ispirazione, nel volto della Vergine Annunziata (fig. 1) che l'appiglio all'opera varallese di Gaudenzio, non ha potuto eliminare. Direi quasi che quegli elementi di maniera che nella Vergine gaudenziana erano ancora percepibili, qui scompaiono del tutto. La morhida leggerezza del velo che ricopre i capelli della Madonna, il roseo incarnato del volto, ammorbidito da tenui ombreggiature che ne addolciscono e arrotondano l'ovale del viso, l'albbassarsi lento delle palpebre e la piccola bocca socchiusa sono tutti elemeni che concorrono a dare a questa creatura un valore d'arte vera, una assoluta mancanza di retorica. Si ha come un senso di sospensione, il divino e l'umano si incontrano in un'opera di dolce poesia. Gaudenziani pure gli Angeli nella lunetta sopra l'Angelo dell'Annunciazionee (anngeli che rivedremo nella Crocefissione) meno sentiti però e più di maniera negli svolazzi accentuati delle vesti. La scena centrale con la Vergine Addololata ed il Figlio morto tra le braccia (fig 2) è un tema che si ripete più volte nell'ambito della pittura piemontese, specie del seicento. L'insieme è accurato ed armonico. Le stesse scene dei piccoli tondi sono vivaci e mosse (ad es. quella della Presentazione al tempio) (fig 8) a parte una certa rigidezza in qualche figura (della Discesa dalla Croce ad es.) (fig 9). La testa della Vergine, ricorda tra l'altro quella della Santa della Pinacoteca di Varallo, data a cerchia gaudenziana, ed alcune figure femminili di Gaudenzio stesso (riferimenti pure al Lanino degli affreschi nel Duomo di Novara e delle storie di S. Caterina a Vercelli). Nei piccoli tondi dell'Addololata i fatti vengono riportati alle loro proporzioni reali e quotidiane, il profondo del particolare contro l'esteso delI'universale. Si direbbe che l'artista abbia voluto trasformare la storia di Cristo in una storia di comuni uomini, di esseri di tutti i giorni, quali già lo Spanzotti aveva saputo darci negli affreselli di S. Bernardino ad Ivrea. Passando al gruppo della stanza accanto, il puntualizzarsi dei riferimenti agli affreschi gaudenziani di S. Maria delle Grazie si fa più preciso. Sicuramente l'anolnimo pittore di Gattinara indugiò a lungo a Varallo dinanzi al Ferrari tanto evidenti sono i richiami, le ripetizioni direi letterali degli schemi iconografici varalliani.
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