Stefano Maggi "Storia dei
trasporti in Italia" Edizioni Il Mulino
--
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Migliaia di anni fa gli esseri umani
potevano spostarsi e trasportare merci basandosi esclusivamente sulle proprie
forze. Poi impararono a cavalcare e a caricare i beni da trasportare sugli
animali. Da allora l'evoluzione dei mezzi di trasporto si è evoluta
lentamente, fino alle soglie del XIX secolo, quando una brusca accelerazione
ci ha portati allo stadio attuale, tra ingorghi e polveri, avvelenati dai
gas di scarico e dotati di mezzi potenti e velocissimi ma di fronte a uno
strano contrasto: scopriamo che "alla fine del Novecento, nell'era degli
aerei e delle navicelle spaziali superveloci, in grado di oltrepassare
ampiamente la barriera del suono, la velocità media dei maggiori
centri urbani era all'incirca quella del Settecento: 15 km/h [e] poteva
verificarsi di impiegare più tempo per andare in pullman dalla stazione
di Milano Centrale all'aeroporto Malpensa, che per raggiungere da qui Roma
con il jet".
Stefano Maggi ripercorre la storia
dei trasporti in Italia con attenzione, sulla base di un'amplissima documentazione,
corredando il lavoro con disegni e fotografie che illustrano l'evoluzione.
Dai carri trainati da buoi su strade sterrate all'evoluzione dei mezzi
su acqua, tra i più antichi - e non è per caso che le principali
città siano nate in riva al mare o a fiumi navigabili - fino ai
giorni nostri, un dato emerge dal libro: per molti motivi nel nostro paese
è mancata la programmazione necessaria per creare una rete di trasporti
che non fosse sbilanciata e spesso assurda. La presenza, fino al 1861,
di molti stati con politiche - non soltanto nel campo dei trasporti - molto
diverse tra loro; la presenza di confini e barriere doganali; forti interessi
economici che hanno fatto preferire, nei vari periodi, un sistema di trasporto
a un altro; una generalizzata improvvisazione: sono queste le cause di
quello che ancora oggi paghiamo in fatto di disorganizzazione, di inefficienza,
di caos, di sprechi e di ritardi.
Se i mezzi di trasporto sono, secondo
"Adam Smith, padre dell'economia politica [...] non solo un'attività
economica ma anche una precondizione per lo sviluppo economico e sociale",
è logica conseguenza che zone lasciate prive di mezzi di trasporto
rimarranno non soltanto isolate ma prive di quello sviluppo.
In una società sempre più
mobile, in cui il lavoro è spesso lontano dall'abitazione, in cui
le merci si spostano da un paese all'altro in modo sempre più consistente,
in cui al trasporto "per dovere" si è aggiunto quello "per piacere"
dei viaggi e delle villeggiature, in cui ogni giorno aumentano i motivi
per doversi o volersi spostare, è necessario ripensare una politica
del trasporto che sia dotata di una logica precisa e che tenga conto dell'inquinamento,
permettendo la progettazione, la realizzazione e la circolazione di mezzi
poco inquinanti.
Dai carri agli aerei più
veloci, dalle biciclette ai piroscafi, dalle funicolari ai treni ad alta
velocità, Maggi racconta tutto quello che, nel bene e nel male,
si è riusciti a costruire nel nostro paese. Rileggere il passato,
rilevare i punti che hanno portato a squilibri e distorsioni o - e non
sono mancati - i risultati positivi, può essere utile per impostare
diversamente il futuro.
gabriella bona
|