Raffaella Malaguti "Le mie
cose" Bruno Mondadori Editore
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Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
"Che cosa succederebbe se, per esempio, improvvisamente, gli uomini
potessero avere le mestruazioni mentre le donne no? La risposta è
semplice - le mestruazioni diventerebbero un evento mascolino, invidiabile
e di cui stimarsi" scrive la femminista statunitense Gloria Steinem che
Raffaella Malaguti riporta nel suo "Le mie cose - Mestruazioni: storia,
tecnica, linguaggio, arte e musica". Un po' come per i peli, i capelli
brizzolati e le gambe storte, così affascinanti negli uomini e detestabili
nelle donne, almeno nei canoni correnti e dai quali è difficile
liberarsi.
"Le mie cose" e i mille modi per parlarne, senza mai chiamarle per
nome, perché sono un evento che nel corso dei millenni ha creato
problemi, preconcetti, anatemi, paure. E ancora oggi non riusciamo a viverle
come una fase normale, un momento della nostra vita, ma continuando a portarci
addosso vecchie credenze popolari e tabù.
Se il femminismo ha avuto, tra gli altri, il merito di cominciare a
nominarle, di tentare di smantellare la vecchia struttura patriarcale,
se il "cyberfemminismo", cantanti, scrittrici e pittrici hanno avuto il
coraggio di inserire le mestruazioni nelle loro opere, ai vecchi tabù
se ne sono sostituiti di nuovi, nati soprattutto dalla pubblicità
che in parte ha soltanto riproposto, travestendoli, quelli arcaici e in
parte ne ha prodotti di nuovi. Se, fino agli anni '60, "la regolamentazione
audiotelevisiva italiana non permetteva di pubblicizzare questi prodotti
su radio e tv, considerandoli un argomento intimo (come la carta igienica)",
oggi in tutti gli inserti pubblicitari televisivi troviamo montagne di
assorbenti e chilometri di carta igienica. E le pubblicità degli
assorbenti giocano spesso sulla paura: quella che si veda attraverso gli
indumenti attillati, quella che un assorbente non abbastanza assorbente
possa provocare macchie sui vestiti, quella che si possano sentire orrendi
odori al passaggio di una donna nel periodo delle mestruazioni. L'obbligo
è quello di nascondere, di essere pulite, invisibili e inodore:
la società moderna non si capacita che, di fronte a un'evoluzione
sempre più rapida in tutti i settori, le donne continuino ad avere
le mestruazioni e a metterci nove mesi per fare un figlio, esattamente
come le nostre lontane progenitrici. E allora "quelle cose", "quei giorni",
vanno nascosti, resi il più possibile invisibili, perché
il "manovratore" non ne sia in qualche modo infastidito.
L'autrice - che è collaboratrice della Rai e si occupa di cultura,
attualità, economia, viaggi e aspetti della contemporaneità
per diverse testate estere, per l'editore inglese Time Out e per "il manifesto"
- ha tentato di ricostruire una storia delle mestruazioni il più
ampia possibile e ha avuto la capacità di distillarla dai testi
che, nei secoli, sulle donne, hanno scritto gli uomini. Soltanto da pochi
decenni e soprattutto all'estero, le donne hanno cominciato a parlare e
a scrivere di se stesse, su temi delicati e spesso mal visti. In Italia
era un testo che mancava.
Nel libro troviamo anche l'indicazione di molti siti web sui quali
si possono trovare ulteriori notizie, per ricostruire un pezzo di storia
che, dove c'è, è spesso diversa da quella reale.
gabriella bona
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