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    Fidel Castro "Prima della rivoluzione" Minimum Fax
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
     
    Quando, nel 1989, cadde il muro di Berlino e cominciò il crollo dei regimi dei paesi dell'Europa dell'Est, sembrava anche troppo facile pronosticare la fine di Fidel Castro e dell'esperienza cubana. Sono passati diciassette anni, Castro ha recentemente compiuto ottant'anni e Cuba resiste, nonostante tutto. Dall'assalto alla caserma Moncada, nel 1953, che segna l'inizio della rivoluzione cubana, è passato più di mezzo secolo, il ragazzo non ancora trentenne che la diresse è oggi un signore molto anziano ma fermamente deciso a rimanere il líder máximo e a governare un piccolo paese tra i più conosciuti al mondo.
    Al centro di un acceso dibattito da sempre, il castrismo, con i suoi aperti ammiratori e i suoi più accesi detrattori, è comunque un'esperienza unica. Per le strade di L'Habana, tra ragazzini che giocano a baseball e officine dove si costruiscono pezzi per poter continuare a viaggiare con le vecchie automobili degli anni '50 abbandonate dagli statunitensi dopo la rivoluzione, si scopre una diffusa povertà ma l'assenza di quella miseria che colpisce molti paesi latinoamericani e i paesi più ricchi. È con orgoglio che i cubani parlano di scuola, di sport, di medici "prestati" ai paesi del terzo mondo e di quella capacità di resistere di fronte a un mondo che vorrebbe la caduta del regime di Castro e la normalizzazione dell'isola caribica.
    Per capire come tutto questo sia stato possibile, dopo fiumi di inchiostro versati per raccontare Cuba e il castrismo, è importante, anche, capire che cosa è successo prima, come è nato il leader della rivoluzione, quale è stata la sua formazione.
    Sono Deborah Shnookal, scrittrice australiana, Gabriel García Márquez e il teologo della liberazione brasiliano Frei Betto a consegnarci un inedito ritratto di Fidel Castro, le origini contadine della sua famiglia, l'educazione in scuole cattoliche d'élite, la laurea in legge, le prime esperienze politiche, la passione per lo studio, la ricerca della giustizia, lo spirito rivoluzionario, i viaggi in America Latina, il sogno di un'unità latinoamericana "affinché i nostri popoli si unissero per far fronte all'oppressione e al dominio degli Stati Uniti".
    Il libro di quello che García Márquez definisce "uno dei grandi idealisti del nostro tempo", si conclude con le lettere dal carcere, scritte tra il 1953 e il 1955, dalle quali traspare il desiderio di comprendere il mondo, di conoscere e di organizzare un sistema diverso, di creare una serie di priorità, tra le quali l'istruzione per tutta la popolazione, che formino la base per il futuro.
    Amati, odiati, criticati o elevati a modello, Fidel Castro e il regime cubano hanno, oltre all'incredibile longevità, il merito di aver offerto un'esperienza diversa e unica. Per decidere sul suo valore è necessario, prima di tutto, conoscerli in tutti i loro aspetti.
           
    gabriella bona 
      
 
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