Emanuela Audisio "Il ventre
di Maradona" Mondadori Editore
Commento di
Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Riesce ad accendere dei fari speciali,
Emanuela Audisio, e a presentarci i personaggi dello sport, di ieri e di
oggi, in una luce diversa, facendo vedere e brillare lati che di solito
sono dimenticati, ignorati, trascurati, nel bene e nel male, e senza mai
neppure sfiorare il campo del pettegolezzo, ma diversi da come ce li avevano
raccontati finora. La sua capacità di trovare tratti e momenti particolari
rende i suoi libri piacevoli, interessanti, umani. Basta pensare a "Bambini
infiniti" o a "Tutti i cerchi del mondo" o ai suoi articoli su "Repubblica".
C'è tanta boxe, da Muhammad
Alì e Joe Frezier e le loro figlie, il coraggio di riaprire l'incontro
dei loro padri, Mike Tyson e Tiberio Mitri, Primo Carnera e Sonny Liston.
E tanto calcio: Francesco Totti
e Diego Maradona, Kakà e George Best. Ma anche l'atletica, con i
drammi degli atleti dopati della Germania dell'Est, il ciclismo, il motociclismo
e l'automobilismo con la morte di Senna e il terribile incidente che ha
privato Alex Zanardi delle gambe ma che gli ha dato un coraggio incredibile,
per far fronte a un mondo che, quando non sei perfetto, o quando non lo
sei più, tenta di dimenticarti, di metterti in un angolo. Ma lo
sport, e le Paralimpiadi lo hanno dimostrato a pochi passi da casa nostra,
è un mondo dove la perfezione fisica non è necessaria per
essere campioni.
Atleti contro il razzismo, atleti
che hanno tentato o saputo dare allo sport qualche cosa di diverso e che
Audisio ha saputo registrare, con la sua scrittura asciutta e veloce, da
centometrista del giornalismo sportivo.
gabriella bona
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