Le recensioni on line di Gabriella
 
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    Massimo Gramellini "Granata da legare" Priuli & Verlucca Editori
    Giuseppe Culicchia "Ecce Toro" Edizioni Laterza
     
    Commento di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
      
    Se qualcuno ha pensato che più di cento libri sul Toro bastassero per sempre, che gli scaffali dei tifosi granata non potessero contenerne altri, che sul Toro fosse già stato detto e scritto tutto… si è sbagliato! Lo dimostra il successo di questi due ultimi nati: “Granata da legare” di Gramellini ed “Ecce Toro” di Culicchia sono stati il successo dell’estate granata. E non perché il Toro è andato in serie A dopo nove mesi esaltanti: avevano cominciato a vendere alla grande appena usciti, quando il risultato non era ancora per niente sicuro. Ma i tifosi granata sono così e due libri da veri tifosi, due libri scritti con la pancia prima che con la testa e con la penna, non potevano che farci correre in edicola e in libreria e sprofondarci in una lettura commovente, divertente, tra lacrime e sorrisi, come sono stati questi cento anni di Toro. 
    Il libro di Massimo Gramellini (che è stato presentato con successo il 21 giugno al Teatro Giacosa di Ivrea, a otto anni esatti dal maledetto palo colpito da Dorigo) ripercorre nella prima parte le gioie e le sofferenze, calcistiche e sentimentali, del ragazzino Massimo nell’anno dell’ultimo (momentaneamente) scudetto del Toro. Sono poi riproposti gli articoli apparsi negli anni su “La Stampa” nella rubrica “Granata da legare” e dai quali si deducono capacità profetiche rare: a pagina 190 leggiamo: “Chissà quando torneremo, noi del Toro, in serie A. E comunque quel giorno potremo non ritrovare la Juve”, anche se Gramellini la immaginava in una coppa europea inventata per i più ricchi club europei, non nel pantano giudiziario in cui si ritrova oggi! E poi c’è l’ultima estate, quella passata sotto il balcone del municipio o attaccati a internet per sapere se saremmo morti per sempre o se qualcuno avrebbe avuto il coraggio di farci risorgere, fino all’arrivo di Urbano Cairo. Gramellini si ferma alla fine del 2005, insieme siamo andati avanti, fino all’11 giugno, a quella serie A che adesso sembra una cosa proprio seria. Su un balcone di piazza del Teatro, ad accogliere Gramellini, c’era uno striscione degli avvocati granata: “Giovannone, compra la Juve!” Possiamo di nuovo permetterci di sorridere e di ironizzare. 
    Dal Grande Torino allo scudetto del ’76, da Tilli Romero e Franco Cimminelli a Luciano Moggi, il tifo granata, Pasquale Bruno, i pali di Amsterdam, i riferimenti obbligatori all’”altra squadra” come Culicchia chiama l’”altra squadra” di Torino. Non c’è la ricerca dell’obiettività giornalistica, neanche un briciolo: è un libro pieno di passione, di recriminazioni e di entusiasmi. Ricorda come anche un “gobbo” come Roberto Beccantini fu costretto ad ammettere che “c’è il sospetto che le regole non siano uguali per tutti o che, comunque, per alcuni siano più uguali che per altri” e quando il cardinale Angelini a Radio Vaticana dichiarò che “persino un cieco avrebbe visto il fallo su Ronaldo”. 
    Passione, tremendismo, cuore granata. Li abbiamo letti tra sorrisi e lacrime: un grazie a due autori che ci fanno sentire orgogliosi della nostra maglia, al presidente Cairo che ci ha rimessi in pista alla grande, a tutti i giocatori che hanno dimostrato che anche senza ritiri estivi, grandi ingaggi e arbitri amici si può vincere. 
           
    gabriella bona 
      
 
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