Gian Luca Favetto "Italia,
provincia del Giro" Edizioni Mondadori
Commento di
Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
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Dopo averci trascurati per anni,
il Giro d’Italia è tornato e ritornato a Ivrea: il 20 maggio sfrecciando
veloce all’Intergiro di corso Massimo d’Azeglio e il 17 giugno nel giardino
di corso Cavour, dove la libreria Cossavella ha organizzato la presentazione
di “Italia, provincia del Giro” di Gian Luca Favetto.
Giornalista, critico teatrale e
cinematografico, scrittore e portiere titolare dell’Osvaldo Soriano Fútbol
Club, Favetto è stato ingaggiato da Mondadori che gli ha affidato
il compito di raccontare il Giro del 2005, l’88°, con quegli otto che
ricordano le ruote delle biciclette. Ne è nato un libro originale,
diverso dai tanti che abbiamo letto finora sul ciclismo. Chi l’ha definito,
durante la presentazione “un bel libro sul ciclismo perché parla
d’altro” si è avvicinato molto al vero. Favetto ha raccontato, nel
libro e durante la presentazione, questo villaggio che si sposta, coinvolgendo
l’intero Paese, unendo per tre settimane il Nord al Sud, il mare alla montagna,
le cucine, le storie.
Nel continuo partire per arrivare,
per ripartire e arrivare un’altra volta, in un originale gioco di piani
temporali, si incrociano le vite di millequattrocento persone: i ciclisti,
gli organizzatori, i direttori sportivi, le forze dell’ordine, il personale
sanitario, i giornalisti, i traduttori, le miss, gli addetti al montaggio
e allo smontaggio degli arrivi e delle partenze, quelli che mettono e tolgono
i cartelli rosa che indicano il percorso. Ma nel libro troviamo anche il
pubblico che aspetta lungo la strada o arrampicato sulle montagne, ore
di attesa e picnic, gli striscioni, le biciclette e i camper che fanno
da quinte al passaggio dei girini e, tra una salita e una fuga, una vittoria
e una cronometro, mille pensieri e ricordi, il cinema e la letteratura,
la storia e la geografia, le biglie con le foto dei ciclisti e l’eterno
confronto con i campioni sempre presenti : Coppi, Bartali e oggi anche
Pantani sono il metro su cui si misurano le imprese quotidiane del Giro.
Favetto ha trascorso le tre settimane
del Giro precedendo, seguendo o accompagnando nel vivo la corsa, ha potuto
vederla nei vari aspetti e, soprattutto, è riuscito a leggere la
gara con gli occhi vergini di chi lo affronta per la prima volta, senza
le abitudini, i tic e i pregiudizi dei veterani, senza la fretta di dover
mandare il pezzo per il giornale del giorno dopo, facendoci gustare in
un modo completamente nuovo questo Giro che “è una città
a sé stante. Fa comune, provincia. È un paese più
che una città, con leggi sue, regole, tradizioni, abitudini, confini.
Te ne accorgi standoci dentro. Anche i paesi possono essere nomadi o stanziali.
Il Giro è un paese che si muove, ha le sue radici nel movimento
[…] non è il Giro che appartiene all’Italia, è l’Italia ad
appartenere al Giro. È l’Italia provincia del Giro”.
gabriella bona
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