Italo Moretti "L'Argentina
non vuole più piangere" Sperling & Kupfer Editori
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Così vicina e così
lontana: l’Argentina è abitata da un numero altissimo di italiani
e di discendenti di italiani, in Italia vivono moltissimi argentini, spesso
discendenti di emigrati italiani, ritornati durante i periodi più
drammatici che l’Argentina ha attraversato. Eppure non è facile
capire come si vive all’altro capo del mondo, che cosa è successo
nel dicembre 2001, che cosa ha determinato il crollo di un paese vasto
e ricco e che cosa sta succedendo adesso. Italo Moretti, giornalista inviato
della Rai per molti anni in America latina, con questo libro attraversa
la lunga e drammatica storia argentina, le dittature che si sono susseguite
(sei colpi di stato in cinquant’anni) e i governi democraticamente eletti
ma – come quelli di Juan Domingo Perón e di Carlos Menem - che hanno
affondato completamente l’economia e la credibilità del paese.
Oggi il presidente Néstor
Kirchner, colui che ha avuto il coraggio di dire, di fronte al Fondo Monetario
che esigeva dall’Argentina misure drastiche che permettessero di pagare
il debito contratto da governi scellerati: “Ammettiamo la responsabilità
dei dirigenti argentini ma vorremmo che riconoscessero le loro responsabilità
anche quegli organi internazionali che contribuirono a imporre quelle politiche
e a determinare lo sviluppo del debito” e di riaprire i processi agli aguzzini
della dittatura del generale Videla, sta tentando di risollevare il paese,
di restituire un livello di vita accettabile, di ridurre la disoccupazione
e la povertà. Gli ostacoli sono molti ma è riuscito a coinvolgere
tutto il paese nel suo progetto, tentando di ridargli un sorriso che manca
da troppi anni.
Il Proceso, come è stata
chiamata la dittatura che ha schiacciato il paese dal 1978 al 1983, è
ancora una ferita aperta, ha lasciato uno strascico difficile da superare
e Moretti ne analizza gli aspetti più importanti, il coinvolgimento
delle grandi potenze, dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica, il tentativo
di Jimmy Carter di avversare i dittatori e il riavvicinamento messo in
atto dal suo successore Ronald Reagan, il ruolo della chiesa cattolica
con i vescovi che in grande maggioranza appoggiarono la dittatura e i sacerdoti,
le suore, le associazioni colpite duramente dalla repressione, il lavoro
paziente e coraggioso delle donne che continuano a chiedere giustizia per
i figli desaparecidos e a cercare i nipoti sequestrati dai militari.
Il racconto affascinante e chiaro
di Moretti ci porta a scoprire un’Argentina ancora poco conosciuta ai più,
piena di strane storie che si incrociano e che hanno, negli anni, reso
drammatica la vita di quel paese. Ma oggi l’Argentina vuol smettere di
piangere, vuole ritrovare il sorriso, vuole ripresentarsi al mondo come
paese democratico e vivo.
“Siamo troppo lontani, di noi non
importa niente a nessuno”, mi hanno detto spesso i miei amici argentini,
che si sono spesso sentiti abbandonati. Raccontare la loro storia è
un modo per metterli al centro del mondo, un posto che meritano di avere.
gabriella bona
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