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    Francesca Viscone "La globalizzazione delle cattive idee" Editrice Rubbettino 
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
      
    Francesca Viscone ha lasciato due volte la sua regione, la Calabria, ma è sempre tornata, portando con sé l’immagine che della Calabria si sono fatti coloro che vivono nel nord dell’Italia e all’estero. È tornata per capire a fondo, per studiare, per scrivere con attenzione e dettagliatamente, perché “non ci si può giustificare per tutta la vita”. E allora occorre fare chiarezza, per esempio su quei cd di canti di malavita e di mafia che uscirono nel 2000 in Germania, Svizzera e Austria e nel 2001 in Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Scandinavia, accompagnati da una campagna di stampa che deformava completamente la realtà della Calabria, della sua gente e della ‘ndrangheta: “La stampa straniera – scrive l’autrice – non solo diffonde l’idea che tutti i calabresi amino questo genere musicale e che a Cosenza, Catanzaro e Reggio, soprattutto nei centri storici (ma perché proprio nei centri storici?) i canti risuonino dalle finestre aperte, ma considera un ‘evento’ culturale l’uscita di due compilation che ripetono musiche conosciute in ambienti marginali che non rispecchiano né la cultura popolare, né la mentalità della maggior parte dei corregionali”. 
    La ‘ndrangheta esiste ma esistono, in Calabria, molte vittime della ‘ndrangheta e di quella mentalità che spesso frena i giovani, che gli fa vedere il proprio paese come un luogo senza speranza, che li spinge a emigrare o ad arrendersi. 
    La Calabria non confonde – come fanno gli ideatori dei cd e i giornalisti stranieri – il brigante, eroe romantico, bandito sociale, sovversivo in cerca di giustizia, con l’affiliato alla ‘ndrangheta che accetta la logica del potere e che vive di violenza, vendette, alla ricerca dell’interesse per sé, per la propria famiglia e il proprio clan. Sono le cattive notizie che si diffondono in altre regioni e all’estero a creare un’immagine della Calabria che non corrisponde al vero. 
    Moises Vaim, citato dall’autrice, scriveva in un articolo come, grazie alla globalizzazione, le cattive idee siano in grado di “diffondersi sempre più in fretta provocando così grossi danni” anche perché “la velocità di comunicazione e il volume di informazione rischiano di rendere tale indagine futile e superficiale perché il tempo per apprendere, ponderare e reagire di fronte al massiccio affluire di nuove idee è troppo compresso e limitato [ed è] più difficile filtrare la verità”. 
    Francesca Viscone ci parla della Calabria, ci porta a conoscere in modo approfondito il paese che ama e conosce ma, allo stesso tempo, ci mette di fronte alla banalizzazione con la quale spesso è guardata e descritta la realtà e ci offre un metodo di analisi che può essere utilizzato applicandolo a studi diversi, a realtà nuove e poco conosciute, mettendoci in guardia dai gravi danni che la fretta e la superficialità possono provocare. 
           
    gabriella bona 
      
 
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