Antonella Ponzo "Il
ritorno" Edizioni Sie
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Il dolore, la rabbia, il ricordo
di una sofferenza infinita a volte riescono a trovare una dimensione nuova
nella vita adulta di chi li ha dovuti subire. Non la riproposizione di
ciò che si è vissuto ma la rielaborazione e gesti nuovi:
una proposta di amore dove c’è stata violenza, di tenerezza per
compensare l’indifferenza, di generosità che nasce dai cocci di
un’infanzia maltrattata.
Antonella Ponzo ha vissuto sulla
propria pelle e negli anni delicati dell’infanzia la violenza sessuale,
quella che troppo spesso rimane chiusa tra le pareti della famiglia, oltre
le quali leggi non scritte ma che resistono nel tempo obbligano a mantenere
il silenzio. E ha deciso di rompere quella spirale che finisce per legare
la vittima al carnefice, quel silenzio che sembra tutelare, ha avuto il
coraggio di ripercorrere quegli anni, quel “vissuto con un padre pedofilo
e una madre volutamente sorda [che hanno] lasciato in me dei solchi indelebili”.
Per sé e per suo figlio Antonella
ha cominciato a lavorare sulla propria esperienza, ha letto il libro di
Andrea Cammarata “Tuo figlio, Andrea”, ha elaborato la sua storia con il
Centro studi Hänsel e Gretel e, alla fine, è nato “Il ritorno”,
un libro che è l’inizio di una nuova esperienza, un gesto di affetto
verso tutti quelli che hanno dovuto subire in silenzio e uno stimolo a
trovare il coraggio di dire, di parlare, di denunciare.
Il lungo lavoro di elaborazione
ha prodotto un testo scorrevole, scritto bene, con uno stile personale,
un ritmo incalzante e una precisa scelta delle parole, come difficilmente
succede quando chi non scrive per professione si propone di esprimere sentimenti
così profondi. “Il ritorno” fa male, ogni pagina ci mette di fronte
a cose che vorremmo non succedessero, a una violenza che vive in mezzo
a noi ogni giorno, a un silenzio che soffoca, alla paura, all’orrore ma
ci offre anche una prova di coraggio, una presa di coscienza che è
volta soprattutto agli altri, al desiderio di andare oltre, di tentare
di offrire un contributo per combattere la violenza sui bambini. E il suo
libro è sicuramente prezioso in questa lotta in favore dei bambini.
gabriella bona
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