Diego Marani "Come
ho imparato le lingue" Edizioni Bompiani
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
In un mondo in cui è sempre
più facile spostarsi, in cui molti per lavoro, per studio o in vacanza
si recano all’estero e in cui internet mette a disposizione notizie da
tutto il pianeta, conoscere le lingue straniere offre ottime possibilità
di allargare i propri orizzonti, di comunicare, di informarsi.
Ma lo studio delle lingue straniere
comporta un lungo lavoro, la possibilità di frequentare persone
di madrelingua con cui dialogare per imparare l’accento, la cadenza, lo
stile, oltre alle parole.
Diego Marani, funzionario internazionale
presso il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea di Bruxelles, ha studiato
francese, inglese, spagnolo, tedesco, sloveno, olandese e finlandese e
in questo agile e piacevole libro rivela le difficoltà e le gioie
che lo studio delle lingue comporta. Le fanciulle straniere, le insegnanti,
le canzoni, i colleghi di lavoro all’estero sono stati spesso lo stimolo
per iniziare o approfondire gli studi, per proseguire nella “presuntuosa
ambizione di parlare le lingue degli altri”, quell’arte che presuppone
doti di attore, che spacca “il guscio protettivo della propria identità”.
Dalla sua lunga esperienza distilla
consigli utili per chi decide di studiare un’altra lingua, a scuola, per
lavoro o per il semplice piacere di poter comunicare con persone che parlano
altre lingue, districandosi tra regole, grammatiche, strafalcioni e gaffe,
trovando il coraggio di tuffarsi in un mare sconosciuto in cui pian piano
si impara a nuotare.
Interessante e divertente, il libro
raccoglie, come conclusione, alcuni brani in europanto, un gioco linguistico
inventato dall’autore, una specie di lingua nuova che utilizza quei termini
che sono entrati in tutti i vocabolari e che tutti usiamo, spesso senza
neppure accorgerci che sono stranieri, con la stessa disinvoltura con cui
utilizziamo i vocaboli della nostra lingua.
gabriella bona
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