Jan Ullrich a cura di Hager
Bossdorf "O tutto o niente" Edizioni Libreria dello sport
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
In mezzo a un mare di lentiggini
due occhi scuri puntati chissà dove: è l’immagine della copertina
di “O tutto o niente”, il ritratto perfetto di uno dei ciclisti più
importanti e più sfortunati dei nostri giorni. La sua sfortuna più
grande si chiama Lance Armstrong, l’uomo-robot che già tre volte
lo ha relegato al secondo posto nel Tour de France e quest’anno al terzo.
Se anche soltanto metà di ciò che si può leggere in
“L.A.Confidentiel”, il libro su Armstrong, scritto da Pierre Ballester
e David Walsh, fosse vero, chiunque avrebbe il diritto di demoralizzarsi.
Ullrich no, lui ci riprova, con la forza e la rabbia che sono le sue caratteristiche
principali.
E si racconta: nel libro – scritto
in prima persona e curato dal giornalista Hager Bossdorf - ci porta a conoscere
questo atleta e la sua crescita, il rapporto con la madre, i fratelli e
il nonno, gli anni trascorsi in una Germania ancora divisa e nella quale
lui è vissuto in quella dell’Est, con tutti i pregi e i difetti
dei paesi socialisti, la scoperta della bicicletta e le prime gare di un
bambino mingherlino a cui dovevano costruire biciclette su misura perché
non se ne trovavano di abbastanza piccole, la caduta del Muro di Berlino
e la scoperta dell’Occidente, con i suoi lussi e le sue tentazioni, le
vittorie, tante, dalle Olimpiadi del 2000 al Mondiale (dilettanti nel 1993
e professionisti nel 2001), al Tour de France del 1997, soltanto per citare
le più importanti e un carattere strano, pieno di alti e bassi,
di slanci e di depressioni, l’amore per la fidanzata Gaby e per la piccola
Sarah Maria, l’abitudine a rifugiarsi nel cioccolato per superare la depressione,
il ricordo del cioccolato come unico premio per i piccoli vincitori della
Germania dell’Est, i problemi di peso, il rapporto con gli allenatori Peter
Sager e Peter Becker, la squalifica per doping e la tenacia nel continuare,
nel superare i periodi di crisi, nel voler essere ancora una volta primo.
O tutto o niente, senza .vie di mezzo. Quest’anno è partito per
vincere il Tour de France ma sulla sua strada ha trovato ancora una volta
Armstrong ma forse ci riproverà. Per vincerlo.
Finito il libro, un ultimo sguardo
alla copertina: ma quello sguardo fisso è perso nel vuoto o sta
già guardando al podio, al gradino più alto del Tour del
2006?
gabriella bona
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