Filippo Podestà "Campioni
senza dimora" Edizioni Terre di mezzo
Carlos Drummond de Andrade
"Quando è giorno di partita" Edizioni Cavallo di ferro
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Un progetto nato da un giornale
di strada: Terre di mezzo non poteva non essere l’editore di “Campioni
senza dimora”, il libro che racconta la storia di una squadra di calcio
che è diventata campione del mondo. Non è un sogno, è
tutto vero: Bogdan e Barbara sono arrivati in Italia dalla Slesia, una
regione di quattro milioni di abitanti al confine tra la Repubblica Ceca
e la Germania. Vivendo tra campi e container nasce “l’idea di creare
un’associazione che promuova la dignità degli ospiti del campo,
[i] piccoli, invisibili topolini metropolitani”.
L’Associazione Liberazione Multietnica
ha Barbara come presidente e Bogdan consigliere, lavora con l’associazione
3 febbraio, in collegamento con i centri sociali milanesi e MultiEtnica,
l’associazione sportiva, punta a dare visibilità alle loro lotte.
Una squadra di calcio di rom e di immigrati da vari paesi, la voglia di
giocare, Milly Moratti che la appoggia, e la prima partita, il 24 marzo
del 2000. La squadra migliora ogni giorno, anche se non basta per superare
le enormi difficoltà dei senza casa. La partita contro i consiglieri
comunali di destra e della Lega, i tornei del Csi, la gioia di una doccia
per chi non ha neanche un rubinetto.
Sotto la bandiera della pace prosegue
il viaggio, fino al 2003, al primo mondiale di “street soccer”: duecento
atleti, rifugiati, emarginati, homeless, uomini e donne di 18 nazioni e
l’Italia che porta a casa un quinto posto. Nel 2004 è prima, in
un torneo a 26 squadre, ma “l’Italia non si è accorta di niente,
mentre loro erano a giocarsi tutto”. Indifferenza, questo fa male a chi
ritorna con una coppa sudata e non trova nessuno ad aspettare.
Il calcio di Carlos Drummond De
Andrade, poeta e scrittore, considerato una voce simbolo del Brasile, è
stata una sorpresa anche per i suoi nipoti, quando hanno deciso di organizzarne
il materiale. È nato così “Quando è giorno di partita”,
una serie di scritti, articoli, poesie, lettere che attraversa gli anni,
dal 1950 al 1986, l’anno prima della morte. Nelle sue pagine non troviamo
il giornalista sportivo e, infatti,Drummond de Andrade di sé dice
nel 1974: “Di calcio non m’intendo, e ormai è tardo per cominciare
a intendermene” ma la persona sensibile che ha capito che “la necessità,
in Brasile, di dimenticare i gravi problemi del paese, difficili da affrontare,
o almeno di mitigarli con un pizzico di spensieratezza e di allegria, ha
fatto sì che il calcio diventasse la felicità della gente.
Ricchi e poveri smettono di pensare per seguirlo affascinati” e che
bisogna seguire e capire il calcio per dialogare e capire come va il mondo.
Attraverso le varie edizioni dei
mondiali, da Svizzera ’54 a Messico ’86, attraverso i grandi campioni come
Pelé e Garrincha, in un continuo incrocio tra il pallone e la politica,
l’amicizia e l’impegno sociale – Drummond era tifoso del Vasco da Gama
perché era stata la prima squadra a ingaggiare giocatori neri -,
tra vittorie e sconfitte, scopriamo il Brasile, visto con gli occhi di
un grande intellettuale che è stato capace di indagare e descrivere
quel cuore verdeoro che batte soltanto quando il pallone rotola.
gabriella bona
|