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    Piero Coggiola "Pane e resistenza" Edizioni Tipografia arte della stampa
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
     
    A sessant’anni di distanza da quel 25 aprile 1945 che segnò la definitiva liberazione dell’Italia dal nazifascismo, Piero Coggiola ricorda quei mesi di lotte, di paura, di fame, di deportazione e di morte ma anche di lavoro, di speranza, di solidarietà, e lo fa ricordando attraverso il ruolo fondamentale e spesso dimenticato dei panettieri. 
    Dopo la fallimentare politica agricola del fascismo, dopo anni di guerra, l’Italia è ridotta alla fame. Mancano anche gli alimenti di base e trovare pane, latte, verdure, sale, è un’impresa. Il pane si fa con il riso, con le patate, con tutto ciò che si riesce a reperire e a impastare. 
    Eppure, nei libri di storia, di pane e di panettieri non c’è traccia, della loro fatica, della fantasia nel mettere insieme qualche cosa che nutra e che riempia lo stomaco. Coggiola ha cominciato a fare il panettiere da ragazzino e ha continuato per tutta la vita, anche negli anni difficili della guerra e della resistenza. È per questo che conosce e riesce a raccontare con passione quei mesi, la difficoltà non soltanto di reperire i cereali ma anche di macinarli, impastarli, cuocerli, trasportare il pane, farlo arrivare ai partigiani che lottano per la libertà e vivono sulle montagne. 
    Le “storie minori” di panettieri e fornarine del Biellese si incrociano con le testimonianze dei partigiani, con pagine di letteratura e ci fanno conoscere personaggi e ruoli che la storia ha spesso dimenticato: racconti semplici e pieni di ricordi, di una vita coraggiosa e orgogliosamente narrata dopo tanti anni. 
      
    gabriella bona 
   
 
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