Chahdortt Djavann "Che cosa
pensa Allah dell'Europa?" Edizioni Lindau
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“Che cosa pensa All?h dell’Europa?
Che cosa pensa All?h dell’islamismo, del terrorismo? Che cosa pensa All?h
degli uomini che parlano in nome di All?h, di coloro che uccidono e che
muoiono per All?h? Che cosa pensa All?h dei mull?, autoproclamatisi avvocati
di All?h? Che cosa pensa All?h dei kamikaze?” Sono le domande che l’autrice
si pone in questo libro, nate dalla visione di un mondo in cui, “da un
quarto di secolo a questa parte, gli uomini hanno messo All?h in tutte
le salse” e come risposta alle domande sorte dopo la pubblicazione del
libro “Giù i veli!” (Lindau) che Djavann, scrittrice iraniana che
da dodici anni vive a Parigi, ha pubblicato lo scorso anno.
Nonostante “l’ambizione mondiale
sia estranea alle preoccupazioni della grande maggioranza dei musulmani”,
si è andato strutturando un piano tattico per creare una comunità
musulmana anche al di fuori dei paesi islamici. È sfruttando le
debolezze dell’Occidente, il senso di sradicamento delle nuove generazioni
nate all’estero e che non riescono a sentire nulla verso il paese in cui
sono nate né verso quello da cui i loro parenti sono emigrati, non
riconoscendo le identità nazionali ma soltanto l’unicità
religiosa, che i movimenti islamici tentano di allargare il loro progetto
e la loro influenza in tutto il mondo, alleandosi spesso con i partiti
occidentali dell’estrema destra, impedendo una separazione tra il discorso
religioso e quello culturale e sociale.
E il velo è diventato emblema
e bandiera di questa battaglia, un velo che pare innocuo ai più
ma che maschera una concezione della vita che prevede l’inferiorità
giuridica della donna, la lapidazione, l’età legale da marito fissata
ai nove anni, la poligamia, la donna come oggetto, il rifiuto di ogni emancipazione
ed eguaglianza tra i sessi. È per questo che Djavann mette in guardia
da facili atteggiamenti di tolleranza verso un “simbolo che autorizza ogni
violenza e ogni barbarie contro le donne”.
Sono sempre più numerosi
i musulmani che vivono nei paesi islamici o all’estero e che rifiutano
l’integralismo e un’interpretazione del Corano che è contro le donne.
Sono sempre più quelli che, come l’autrice, pensano che “All?h,
se esiste, benché senza illusione, deve avere la debolezza di essere
umanista e di amare la filosofia e gli individui liberi, uomini o donne
che siano” e che ne abbia “abbastanza di sentir parlare di islam e [che]
gli piacerebbe mandare al diavolo gli islamici e i loro alleati”.
gabriella bona
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