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    Renzo Bardelli "Generazione epo"Edizioni Edifir
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
     
     
    Amore e delusione, voglia di riscatto e desiderio di rivincita, tristezza e rabbia: sono sentimenti forti quelli che si incrociano nelle pagine del libro di Renzo Bardelli: “Generazione Epo” racconta il suo grande amore per il ciclismo e le difficoltà di una vita dedicata al sogno di mantenerlo pulito. “Questo libro bollerà la ‘Generazione Epo’ senza pietà, per cercare di salvare e ridare credibilità allo sport del pedale. Sarà un forte atto di passione civile”, scrive l’autore nella premessa. Bardelli è stato sindaco di Bottegone, comune in provincia di Pistoia, nel 1984 è diventato presidente del G.S.Bottegone e nel 1994 ha fondato la società Il Micco, in collaborazione con il comune di Pistoia: una ex scuola elementare trasformata in centro sportivo. E proprio lì successe un episodio che, scrive Bardelli, “demolì e disintegrò il castello delle mie illusioni”, sentendo il direttore sportivo fare il conto dei soldi spesi in medicinali dopanti e di quanto era l’importo imputabile a ogni corridore. L’impegno contro il doping che lo vede da sempre impegnato, che lo ha portato a istituire il Memorial Giampaolo Bardelli, un premio dedicato al fratello e destinato a persone che si sono distinte nella lotta contro il doping, non poteva convivere con simili pratiche. “terminò lì, per sempre, il mio impegno di dirigente sportivo”, scrive ancora. Quello che sicuramente non è finito ma che, anzi, da questa vicenda ha preso un’ulteriore spinta, è l’impegno nella lotta a un mondo che sempre più sta sprofondando nell’imbroglio farmacologico.
    Lo studio, la denuncia, l’attività giornalistica sono il suo lavoro quotidiano e il libro riassume anni di attività controcorrente: contro i medici dopatori, contro le leggi che creano confusione, contro i dirigenti federali troppo spesso distratti o conniventi, contro i giornalisti che tentano di nascondere o giustificare, contro una giustizia sportiva che non riesce a colpire e che ha lasciato il compito di perseguire il doping alla giustizia ordinaria, ma anche al fianco di chi crede ancora nello sport pulito, dirigenti, medici, atleti, giornalisti.
    I bambini di dodici o tredici anni che vengono sospesi perché trovati positivi al controllo antidoping sono un cruccio enorme per Bardelli e il suo libro, il suo impegno, la sua irruente attività colpiscono in un mondo in cui il doping sta diventando una drammatica normalità.
      
    gabriella bona 
   
 
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