Luisella Bolla "Incantesimi"Edizioni
Vallecchi
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“Sveglia alle 6,30 per non perdere
Esmeralda. Corsa al mercato per arrivare in tempo all’appuntamento con
Vivere. Pranzo in perfetta sincronia con Beautiful. Lavaggio stoviglie
davanti a Cento Vetrine. Si stira con Sentieri. Questo euforico inseguimento
del tempo finzionale della televisione ricorda l’omino chapliniano di Tempi
moderni mentre cerca disperatamente di tener dietro alla catena di montaggio”:
Luisella Bolla ripercorre, in “Incantesimi – Alice nel paese della fiction”,
la storia della televisione, dagli sceneggiati e dei teleromanzi degli
anni ’50 a oggi, alle telenovele, alle serie, alle soap opera.
“In principio c’era il libro”, sottolinea
l’autrice, ricordando gli anni degli sceneggiati tratti dalle grandi opere
letterarie, quando la televisione credeva nelle proprie “responsabilità
morali ed educative” e quando “il vero scopo dei romanzi sceneggiati [era]
proprio far vendere molte copie del libro”. È, infatti, “attraverso
gli sceneggiati [che] gli italiani scoprono, si appassionano, prendono
gusto alla lettura”.
Grandi attori di cinema e di teatro
vengono arruolati per “creare pathos, tensione emotiva, intensità
sentimentale” e anche se qualche intellettuale storce il naso, la televisione
si dimostra un importante stimolo culturale.
Dal romanzo alla storia e negli
anni ’70, assieme al teleromanzo “a suspence”, nascono i primi sceneggiati
del “nuovo realismo” che indagano sul mondo del lavoro, sull’abusivismo
edilizio, sul confronto tra Nord e Sud, tra città e campagna e affrontano
i temi del femminismo.
“La Piovra – sostiene nel 1985 Vittorio
Spinazzola – costituisce un vero e proprio evento politico, in quanto tende
a mobilitare l’opinione pubblica nazionale diffondendo universalmente la
coscienza della gravità del pericolo mafioso e dell’urgenza di combatterlo”.
Con i serials arrivano anche le
soap: nel 1990 arriva in Italia Beautiful e la fine del monopolio Rai scatena
la concorrenza tra reti pubbliche e private, “affollando la giornata televisiva
con un flusso ininterrotto di storie”.
La fiction dilaga nella vita quotidiana,
nelle abitudini di ogni giorno, facendo propria la vita reale e riproponendola
sul piccolo schermo. Per il “consumatore […] l’idea più originale
per organizzare un viaggio divertente è visitare i luoghi delle
serie televisive preferite”: lontano dalle grandi opere e dai grandi attori,
la fiction dei nostri giorni entra nella vita degli spettatori come modello
di comportamento, crea un incrocio che permette di indirizzare il procedere
della narrazione con la possibilità di esprimere la propria approvazione
o il disappunto, influenza ogni ambiente se anche la Regione Campania,
con fondi europei, finanzia “corsi per figuranti dello spettacolo”, le
cosiddette veline.
“Dopo l’unificazione della lingua,
che fu uno dei meriti dello sceneggiato e nell’Italia dove si parlavano
i dialetti importò l’italiano dei grandi romanzi, ora il ritorno
alla lingua della realtà passa attraverso la dizione sporca degli
attori che attingono liberamente alle parlate vernacolari e alle cadenza
popolaresche”: con un’analisi precisa e attentissima Luisella Bolla ci
porta attraverso i cinquant’anni della fiction televisiva e alla sua particolare
evoluzione.
gabriella bona
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