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    Raffaella Ferrero Camoletto "Oltre il limite - il corpo fra sport estremi e fitness"
    Edizioni Il Mulino
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
     
      
    Leggendo il libro di Raffaella Ferrero Camoletto – dottore di ricerca in sociologia e metodologia della ricerca sociale presso l’Università di Torino - ci si rende conto di quanti significati possa assumere il termine “limite” e di quanti e quali modi ci siano per superare o tentare di superare il proprio e quelli fissati da altri. 
    Dopo aver analizzato il concetto di sport nell’antichità e in tempi più recenti ma nei quali rimaneva attività di pochi, strutturata e agonistica, l’autrice passa ad analizzare le nuove forme sportive, nelle quali altri sono diventati gli obiettivi, che coinvolge sempre più persone ed è sempre più svincolato dalle organizzazioni centralizzate. “Dall’agonismo si passa dunque alla sperimentazione, […] una modalità per costruire e/o manifestare il proprio Io, [e] quelle potenzialità fisiche ancora inespresse che attendono di venire alla luce”. 
    Gli italiani che facevano sport e che l’Istat ha contato nel 1959 rappresentavano il 2,9% della popolazione; nel 2000 “più del 60% degli italiani è impegnato in una qualche pratica fisico-sportiva”. Le attività che hanno portato a questo aumento sono in gran parte gli sport estremi, le attività di glisse e il fitness: il gusto del rischio, il desiderio di confrontarsi con se stessi, il piacere di immergersi nella natura, nell’aria, nell’acqua, il desiderio di trasgressione e di evasione dalla società dei consumi come per i surfisti degli anni ’80, la palestra come luogo di benessere e di costruzione di un corpo muscoloso e piacevole, in un continuo reinventarsi, mischiando tra loro sport diversi. 
    Ma se gli sport “alternativi” sono nati anche da un rifiuto della struttura gerarchica delle federazioni, dal bisogno di sottrarsi a regole rigide, oggi si sono trasformati, spesso, in altro: in un “ipermercato del benessere”, in attività commerciali che tendono a vendere i loro prodotti per vacanze famigliari, in palestre dove i muscoli sono diventati fini a se stessi, oggetti di ammirazione e non funzionali a un’attività sportiva, in pratiche sportive nate in contrapposizione a quelle olimpiche e che sono state inserite nel programma olimpico, dove il doping è entrato “in una manipolazione che sconfina nell’abuso e nella violenza ai danni del proprio corpo”. 
    “Oltre il limite” tenta di dare una spiegazione e una giustificazione alla nuova attenzione verso il corpo e verso la sua espressione attraverso l’attività fisica, sottolineando gli aspetti positivi e negativi, lo sfruttamento commerciale, i nuovi modelli che ci propone. 
       
    gabriella bona 
   
 
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