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    Marco Pastonesi "Il diario del gregario" Edizioni Ediciclo
    ovvero Scarponi, Bruseghin e Noè al Giro d’Italia
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
     
    Quando, dopo i primi anni e le prime gare, ci si rende conto che i campioni sono gli altri, che di fronte, se si è scelto di fare il ciclista come mestiere, ci sarà una lunga e faticosa vita da gregario, che cosa può spingere a continuare, a sobbarcarsi centinaia di chilometri, ettolitri di pioggia, bagni di sudore, quintalate di borracce da distribuire ai compagni? 
    Se Luigi Malabrocca è diventato famoso, più che per le sue vittorie, per la “maglia nera” dell’ultimo classificato al Giro d’Italia conquistata nel 1946 e nel 1947, sempre in aperta sfida con Sante Carollo, che invece riuscì nell’impresa nel 1949, dimostra come sia dura la vita di uno che non arriva primo al traguardo, di quanto grande sia il lavoro per conquistare un pezzo di notorietà, qualche parola e il proprio nome stampato su un giornale sportivo. 
    Marco Pastonesi ha dato voce, in questo delizioso “Il diario del gregario” a tre uomini di fatica, gregari importanti per le loro squadre e per i loro capitani ma che l’arrivo se lo devono sempre far raccontare da chi c’era, mentre loro continuavano a pedalare, magari soltanto per qualche minuto ma sempre abbastanza indietro per non vedere mai le braccia del vincitore alzarsi sul traguardo. 
    Michele Scarponi, Marzio Bruseghin e Andrea Noè si raccontano, attraverso la penna di Pastonesi, in un saliscendi di emozioni che fanno conoscere un ciclismo più profondo e reale di quello che leggiamo sui giornali, tra interviste ai vincitori e commenti di giornalisti sportivi, frasi retoriche e, spesso, per chi conosce la fatica di andare in bicicletta, senza senso. 
    È una vita faticosa ma nella quale l’ironia e il sorriso sono sempre presenti: se ti chiami Scarponi e sulla porta dell’albergo della squadra trovi scritto che “è vietato entrare con sci e scarponi”, ti arrabbi di più perché non ti vogliono far entrare o perché hanno scritto il tuo cognome con la lettera minuscola? Se ti chiami Noè e il miglior piazzamento lo raggiungi in una giornata di diluvio universale, sai già che tutti rideranno! Se il suo amore per gli animali farà sì che alla trasmissione televisiva in cui lo hanno invitato gli chiedano dei tuoi asini e non di ciclismo, che faccia farà Bruseghin? 
    È così che scopriamo l’altro ciclismo, i Giri d’Italia del 2002, 2003, 204, attraverso i pensieri, le riflessioni, le lunghe giornate su un sellino e il sonno ristoratore (qualcuno approfitta del Giro per recuperare le notti perdute tra i pianti dei pargoli), la gioia per le vittorie dei capitani e i giochi di squadra, in cui i gregari devono dare tutto e spesso con poco riconoscimento, quelle salite che non finiscono mai, perché la vita di un gregario, anche in pianura o in discesa, è sempre una salita, per mantenere il posto, per continuare a correre, perché i gregari sono molti più dei campioni. 
    “Pastonesi è uno che si stufa subito delle frasi fatte, delle banalità, delle ipocrisie, delle furberie dialettiche”, scrive Nino Manoliti nel post scriptum al libro e lo stile allegro e ironico di Marco ci permette di leggere storie semplici, raccontate da chi non è abituato a essere intervistato, da chi non si è sentito dire che cosa deve o non deve dire, dalla spontaneità di chi è abituato a pedalare e pensa, pensa molto, in quelle strade lunghe che non finiscono mai ma a cui difficilmente qualcuno pensa di chiedere il contenuto di quei pensieri. 
       
    gabriella bona 
   
 
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