Carlo Favot "In bicicletta
con il codice" Edizioni Ediciclo
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
L’editore sottolinea, nelle prime
pagine del libro, come il lavoro di Favot sia frutto, oltre che di attento
studio, di incontri, riunioni, convegni, anche dell’uso costante della
bicicletta. E chiunque si metta a leggere queste pagine si accorge subito
che è vero: per l’attenzione con cui sono state estrapolate dal
Codice della strada e dal Regolamento applicativo gli articoli preziosi
per i ciclisti; per la cura delle domande più frequenti e per le
risposte sempre pertinenti; ma soprattutto per i commenti, precisi e intrisi
di quell’ironia di cui non può fare a meno chiunque decida di usare
la bicicletta come mezzo di trasporto e/o come strumento di svago e di
turismo.
Succede spesso che i pedoni urlino
cose cattive ai ciclisti che salgono sui marciapiedi o che gli automobilisti
sfoghino i loro clacson dietro a quelli che per non rimanere bloccati negli
ingorghi si mettono al centro della strada e scavalcano code e tubi di
scappamento. Ma se sul Codice leggiamo che le biciclette devono viaggiare
sulla destra della carreggiata, sappiamo anche che su quella destra troveranno
tombini, macchine parcheggiate in modo precario, cocci di bottiglia in
corrispondenza delle campane del vetro, portiere che si aprono all’improvviso,
automobilisti impegnati in acrobatiche manovre di parcheggio. C’è
scritto anche che dobbiamo utilizzare, dove ci sono, le piste ciclabile
ma andate a vederle: sono regolarmente trasformate in parcheggi di emergenza,
in zona cassonetti, piene di foglie secche e di spazzatura varia, oltre
ad avere spesso un fondo impraticabile.
Insomma, il Codice assimila le biciclette
a qualsiasi altro mezzo, con gli stessi doveri e le stesse multe – sì,
anche quella per guida in stato di ebbrezza – ma nella pratica quello che
manca sono gli stessi diritti: alla precedenza, alla sicurezza. E i ciclisti
si aggiustano come possono, definiti “utenti deboli della strada”, cercano
di arrivare sani e salvi. Incorrendo in un sacco di infrazioni, per fortuna
raramente punite dalle forze dell’ordine che si rendono conto della loro
precarietà e del loro forte istinto di sopravvivenza.
Più che un manuale per i
ciclisti In bicicletta con il codice può diventare uno strumento
utile per le amministrazioni pubbliche e per i loro progettisti: visto
che “la bicicletta è il mezzo di trasporto meno dannoso in termini
di incidenti provocati, quello che garantisce il maggior risparmio energetico
possibile e che provoca il minor squilibrio territoriale per la realizzazione
di strutture viarie a essa dedicate”, pensare di dare spazio e sicurezza
ai ciclisti può dimostrarsi un vantaggio per tutti.
gabriella bona
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