Marcello Flores "Tutta la
violenza di un secolo" Edizioni Feltrinelli
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“Può sembrare che gli interrogativi
che accompagnano questo libro siano più numerosi delle risposte
che esso offre. Lo scopo di questi interrogativi è di non accontentarsi
mai di una spiegazione o di un’interpretazione, per non perdere la complessità
che accompagna ogni fenomeno storico”, leggiamo nella conclusione di Tutta
la violenza di un secolo nel quale lo storico Marcello Flores ci accompagna
attraverso la violenza che ha colpito il mondo nel XX secolo: “si calcola,
in sintesi, che nel corso del Novecento le persone uccise in atti di violenza
di massa siano state tra i cento e i centocinquanta milioni (qualcuno propone
addirittura la cifra di duecento)”.
“Se si vuole uscire dalla terribile
ma per certi versi rassicurante convinzione che la violenza appartiene
alla storia umana – scrive l’autore - ed è perciò ineliminabile,
o dagli stereotipi vagamente razzisti che dipingono gli altri come più
disponibili alla violenza […] occorre accettare che le risposte debbano
essere complesse, articolate e probabilmente ancora ambigue e insufficienti”:
le forme di violenza che hanno caratterizzato lo scorso secolo: i conflitti
di tipo strategico, ideologico, economico, territoriale, religioso, etnico,
coloniale; le guerre, i genocidi, le distruzioni, gli assassini, gli stupri,
le torture; i nemici interni e i nemici esterni; gli obiettivi dichiarati,
nascosti, taciuti e inconsci che le hanno determinate, devono oggi essere
capiti per tentare di non dover affrontare il XXI secolo in una situazione
simile a quella del precedente. E per capire bisogna ricordare. Il libro
di Flores non racconta soltanto i vari aspetti, anche quelli meno conosciuti
e meno riconosciuti delle grandi guerre, ma ricorda avvenimenti che la
storia ufficiale tende a mettere ai margini se non a dimenticare del tutto.
E ritrovarsi in mezzo a queste pagine piene di orrori fa male, molto male,
ma è necessario per raggiungere “l’obiettivo di una giustizia che
sappia non solo individuare i colpevoli, ma servire a far crescere una
cultura e un clima capaci di impedire il ripetersi di violenze di massa
d’ogni genere”.
Di fronte a una violenza e a guerre
che hanno colpito ogni parte del mondo, che hanno visto popolazioni sterminate
nei modi più crudeli, che hanno visto trasformarsi in nemici coloro
che fino a poco prima avevano convissuto negli stessi territori e in pace
per secoli, che hanno visto terribili dittature consolidarsi uccidendo
tutti coloro che mettevano in pericolo o in discussione i principi su cui
erano nate e di fronte alle giustificazioni in base alle quali sono state
scatenate e che non hanno mai permesso di superarle completamente, rileggere
in poche pagine tutto l’orrore può portare a un sentimento di disgusto
e a un ripensamento, al desiderio di affrontare con uno spirito diverso
e più attento gli anni che ci aspettano. Perché sono i governi
che dichiarano le guerre e le attuano ma siamo noi e la nostra coscienza
che glielo permettiamo o possiamo tentare di impedirglielo.
gabriella bona
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