Francis Lacassin "Conversazioni
con Simenon" Edizioni Lindau
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Ha pubblicato duecentododici tra
romanzi e novelle firmandoli con il suo nome, duecento romanzi e un migliaio
di racconti sono stati pubblicati con pseudonimi, ha venduto trecentocinquanta
milioni di copie dei suoi libri: Georges Simenon, l’inventore del commissario
Maigret, tradotto in moltissimi paesi, è conosciuto in tutto il
mondo. Ma lui, l’autore, chi è? Che cosa pensa del mondo? Come è
riuscito a costruire i suoi personaggi, così credibili, umani e
universali?
Francis Lacassin – intellettuale,
giornalista, editor e autore di numerose opere su Simenon - in una serie
di conversazioni iniziate nel 1969, lo ha conosciuto a fondo e con questo
libro ce ne offre un ritratto attento e pieno di sorprese. L’attività
di giornalista, iniziata a sedici anni e che ha svolto in due periodi della
sua vita, dal 1919 al 1922 e dal 1931 al 1937, mettendo le basi per la
sua carriera di scrittore: “non poteva esserci separazione netta tra reportage
e romanzo in un uomo la cui opera è fondata sull’osservazione della
realtà quotidiana”, scrive Lacassin. I viaggi di Simenon erano un
modo per conoscere le persone, non il pittoresco, e conoscere l’Africa
lo ha portato a toccare con mano i danni del colonialismo e del razzismo
a cui si è sempre opposto. L’incontro con il romanziere Binet-Valmer
e del marchese De Tracy, di cui fu segretario, e del vulcanico Eugène
Merle, lo portano a frequentare “una vita che altrimenti non avrei mai
conosciuto”.
Tutto diventa materiale per i suoi
libri, da quelli per ragazzi e i romanzi popolari, per “le portinaie, le
sartine, come si diceva allora, le modiste”, spesso pubblicati con pseudonimi,
fino ai romanzi degli anni successivi e al commissario Maigret, “un personaggio
evocato in 77 romanzi e 25 racconti”. Una produzione eccezionale, frutto
non soltanto di una profonda conoscenza umana ma anche della lettura di
libri, riviste mediche, di fisiologia medica, di criminologia, di una incredibile
curiosità per tutto quello che lo circonda, della frequentazione
dei tribunali: “sono sempre stato appassionato di tribunali. Già
quando avevo sedici o diciassette anni e avevo un’ora di tempo, entravo
in un qualsiasi tipo di tribunale in cui si giudicasse qualcosa”. Ma ci
sono anche temi come il carcere, il servizio militare, l’energia nucleare,
l’eutanasia, la morte, il rapporto con la madre, nelle Conversazioni e
un senso della vita particolare: “ho avuto grandi felicità; me ne
ricordo appena, ma mi ricordo delle piccole gioie; hanno un vantaggio,
ed è che si possono avere a tutte le età. Tutto qui.”
gabriella bona
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