Kossi Komba-Ebri "Nuovi imbarazzismi"
Edizioni dell’Arco – Marna
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
È imbarazzante invitare a
pranzo, nel periodo natalizio, un giovane “di colore”, vedendolo solo,
pensando che sia uno studente povero, e scoprire, quando tutti sono seduti
attorno al tavolo, che si tratta dell’ambasciatore della Guinea Bissau
in Italia.
Kossi Komba-Ebri, nato in Togo,
medico dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba e mediatore interculturale
nel mondo della scuola e della sanità, ha raccolto in Nuovi imbarazzismi
trentacinque storie di razzismo, visto nei suoi molteplici aspetti: dall’ambasciatore
confuso con uno studente povero e solo, alla ricercatrice universitaria
che vede l’impiegata dell’Asl scrivere sul modulo su cui la sta registrando,
alla voce professione, “domestica” perché è difficile immaginare
che chi viene dall’Africa possa fare altro. Mustafà è un
nome troppo difficile da pronunciare e in officina lo chiameranno Stefano
e un bambino tenterà di obbligare il figlio dell’autore a tifare
Brasile in una partita contro l’Italia, soltanto perché quella pelle
scura non può, secondo lui, ospitare un cuore azzurro.
“Ho sempre pensato che ragionare
su un linguaggio complica, distorce e pesa sulle relazioni, costituisca
un importantissimo aspetto della nostra società, che si vuole multietnica,
multiculturale e forse multilinguistica: ecco l’uso dell’italiano che,
chissà perché, si fa approssimativo e caricaturale quando
ci rivolgiamo a chi non si riconosce come uno dei ‘nostri’ (con la pelle
scura, cioè)”, scriveva Laura Balbo nella prefazione a Imbarazzismi,
pubblicato nel 2002, la precedente raccolta di Komba-Ebri.
Piccole perle, brevi racconti, alcuni
di poche righe, che evidenziano, con un notevole senso dell’umorismo, non
soltanto gli atteggiamenti pesantemente razzisti ma anche i luoghi comuni,
gli imbarazzi personali e lessicali di fronte a situazioni che non si riesce
a gestire, l’incapacità di esprimersi, il buonismo che spesso di
buono ha veramente poco.
Secco e ironico, il libro ci mette
di fronte a una realtà che affrontiamo quotidianamente ma con la
quale tardiamo ad avere dimestichezza. Fa pensare, fa sorridere, ci fa
un po’ vergognare.
gabriella bona
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