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    Paul Ginsborg "Il tempo di cambiare" Einaudi Editore
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
      
    In un mondo sempre più complesso, dove sembra che, attraverso sempre nuovi strumenti, sia possibile arrivare ovunque e conoscere tutto, ci rendiamo conto che, invece, le risorse fisiche, culturali e morali sono sempre più nelle mani di pochi, a discapito di una maggioranza di cittadini per molti dei quali sono irraggiungibili anche le risorse alla base della sopravvivenza. 
    Viviamo in un mondo dove “l’economia e la politica sono dominate da dicotomie, fratture e contrasti, evidenti soprattutto in una lunga serie di categorie binarie: ricchezza e povertà, potere e impotenza, genere maschile e femminile, profitto ed etica, legalità e illegalità, consumo umano e danno ambientale, guerra e pace”, un mondo che Paul Ginsborg ha analizzato sotto vari aspetti, offrendoci la possibilità di vedere molte delle cose che ogni giorno abbiamo davanti a noi ma sulle quali difficilmente abbiamo il tempo e la voglia di soffermarci. 
    Il titolo del primo capitolo del libro “Non si può andare avanti così” riassume il desiderio e il tentativo di cambiare la direzione che le nostre vite hanno preso, anche attraverso quelle piccole cose che è possibile fare ogni giorno, perché “non vi è tipo di scelta più importante di quella che esercitiamo nei consumi quotidiani”, dalla scelta del tipo e della quantità dei prodotti, all’uso del mezzo di trasporto. 
    “È nelle microazioni e negli interstizi della vita quotidiana – prosegue Ginsborg -  che vanno cercate le alternative”. Nella scelta di come usare il nostro tempo, di come gestire i rapporti personali, famigliari, sociali, l’impegno civile e politico. 
    Un’analisi dell’individuale, del mondo famigliare, del locale e del globale, dove gli incroci sono infiniti e determinanti; lo smantellamento dei servizi e dello spazio pubblico; la precarizzazione del lavoro; il dominio del mercato su quello dei valori; il ruolo del mezzo televisivo e della banalizzazione dell’informazione di fronte a un mondo sempre più complesso e che avrebbe bisogno, per essere capito e modificato, di un approfondimento sempre più ampio; il ruolo dei partiti, sempre più chiusi in se stessi in un momento in cui sarebbe indispensabile la più ampia partecipazione; il ruolo delle competizioni elettorali e il loro costo nell’abbassamento del livello democratico e, infine, la storia di una città, Porto Alegre, in Brasile, dove la partecipazione popolare ha dato frutti insperati e che l’autore spera possano essere esportati e allargati a comunità sempre più grandi. 
    Merito del libro è che l’autore, professore all’Università di Cambridge, docente nella facoltà di Lettere di Firenze e impegnato nella società civile, riesce a darci il quadro di una situazione molto difficile e preoccupante per il nostro pianeta ma accompagnandola con entusiasmo e una volontà vera di cambiamento: “intraprendere azioni quotidiane, seppure minime, che ci pongano sul versante dell’uscente marea di bonifica piuttosto che di quella entrante della distruzione” è un invito e uno stimolo per tutti. 
       
    gabriella bona 
   
 
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