Francesco Caremani "Il calcio
sopra le barricate" Limina Editore
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“Los Angeles e Napoli, la cucina
di un albergo e il ‘San Paolo’, Robert Kennedy e Valcareggi, l’arbitro
tedesco occidentale Tschenscher e il ventiquattrenne arabo Shiran Shiran.
Era il 5 giugno del 1968 e mentre a Los Angeles, nel corridoio di un albergo
Shiran Shiran uccideva Robert Kennedy, spegnendo per sempre il Sogno Americano,
a Napoli l’Italia di Valcareggi vinceva la semifinale degli Europei contro
l’Urss per sorteggio”: bastano poche righe e Francesco Caremani riesce
a portarci immediatamente nell’atmosfera di un anno fondamentale, di un
anno incredibile, con storie di ogni tipo che si incrociano, spesso senza
neanche vedersi, conoscersi, se non dopo molti anni, di un anno che ha
voluto dire molto e spesso, nel bene e nel male, ci è riuscito.
Ma oggi, quando si dice ’68, a pochi
viene in mente che proprio quell’anno l’Italia, il 10 giugno, a Roma, vinse
un Europeo di calcio che è rimasto, finora, l’unico.
“L’Europeo del ’68 l’ho seguito
alla televisione in bianco e nero […] L’entusiasmo, però, era ai
minimi termini, le partite scialbe non aiutarono a scuotere le persone”
racconta Paolo Sollier, il calciatore del Perugia che entrava in campo
salutando con il pugno chiuso e che fa parte dei personaggi di quegli anni
che Caremani ha intervistato per questo libro “dal duplice taglio storico-sportivo,
o sportivo-storico se preferite”.
Gianni Rivera, Giorgio Amendola,
Mario Capanna, Massimo Carlotto, Soriano Ceccanti, Enrico Deaglio, Sandro
Mazzinghi, Giampiero Mughini, Paolo Sollier, Paolo Sorbi, Gianfranco Zigoni:
sono i protagonisti di questo libro che cerca di descrivere “il 1968 e
dintorni” in un’analisi che non teme le contraddizioni, le voci diverse
e in netto contrasto: un periodo che ha dato speranze e delusioni, che
può essere visto in mille modi: davvero i calciatori non si accorgevano
di quello che succedeva fuori dal loro mondo dorato? Davvero chi occupava
fabbriche e università aveva abbandonato gli stadi e disertato il
tifo calcistico? È davvero possibile che un’intera nazione possa
cambiare a così poca distanza di anni: lutto nazionale nel 1966
per la sconfitta (la prima) con la Corea, indifferenza nel 1968 per la
vittoria dell’Europeo, delirio nazionalistico per Germania-Italia 3-4 nel
1970 in Messico? Ognuno ha una storia e una risposta, Caremani le raccoglie
con attenzione e delicatezza.
Attraverso i racconti e le interviste
raccolti in “Il calcio sopra le barricate” troviamo interessi, ragionamenti,
collegamenti, spesso inaspettati, che aggiungono un tassello per riuscire
a capire un anno diverso da tutti gli altri, strane forme di amnesia, un
gomitolo di sentimenti che dopo tanto tempo non si è ancora sciolto
e che continua a essere affascinante, vivo, strano, coinvolgente.
Il Vietnam, la Primavera di Praga,
la morte di Kennedy e di Martin Luther King, il terremoto in Sicilia, il
Maggio francese, il pugno nero di Tommie Smith e di John Carlos, l’invasione
della Cecoslovacchia: c’erano davvero troppi ingredienti per riuscire a
percepire il gusto di una vittoria all’Europeo. Tra calcio e storia, dopo
tanti anni Caremani ha deciso, con questo bel libro, di riportare alla
memoria anche quel momento, senza dimenticare tutto il resto.
gabriella bona
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