Ungulani Ba Ka Khosa "Ualalapi"
Aiep Editore
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“È il tredici marzo del 1896.
Il piroscafo ‘Africa’ getta l’ancora nel Tago. Decine di imbarcazioni a
remi e a vela si affollano attorno al vapore. I lisbonesi hanno trascurato
le loro occupazioni per accalcarsi sul molo: aspettano, avidi di curiosità,
lo sbarco di Ngungunhane, imperatore di Gaza”: l’introduzione di Vincenzo
Barca, anche ottimo traduttore del libro, ci porta immediatamente nel cuore
di una storia di colonialismo, di guerra, di rapina di un’Africa che Ungulani
Ba Ka Khosa – mozambichiano nato nel 1957 da madre sena e padre changana
– racconta attraverso la voce di personaggi che furono al vertice di quella
società e di sconosciuti abitanti di poveri villaggi.
La storia di Ngungunhane, imperatore
di Gaza, e di Ualalapi, il guerriero che uccidendone il fratello gli permise
di prendere il potere e di regnare fino al momento della cattura e dell’esilio,
si intrecciano con le leggende, la stregoneria, un caleidoscopio di storie
e di storia del Mozambico del XIX secolo.
“Per lo più voci del popolo,
che intervengono a prestar soccorso, a proporre dubbi, perché la
memoria deve alimentarsi dei frammenti conservati da tanti per potersi
dire collettiva [e] le fonti storiche portoghesi, che sfoggiano, a titolo
di timbro autenticatorio la firma di chi le ha redatte”, scrive ancora
Barca, sono la struttura del racconto.
Parole attraverso le quali conosciamo
le guerre locali e coloniali, i disastri del colonialismo e del postcolonialismo,
le affinità tra vicende lontane più di un secolo e quelle
dei nostri giorni: dalla spettacolarizzazione della cattura del “tiranno”
alle guerre di “pacificazione”.
“Ualalapi” è un libro che
ci porta anche a conoscere un paese lontano e una cultura poco nota, piena
di simboli arcaici, di personaggi fantastici, di storie che fanno parte
della cultura di una popolazione che ha saputo dare alle parole un valore
e un fascino particolari e accattivanti.
gabriella bona
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