Franca Valeri "Tragedie da
ridere" Edizioni La Tartaruga
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Nell’inverno 1949/50 Franca Valeri
esordisce in radio con uno dei personaggi che l’hanno resa famosa: la Signorina
Snob.
“In quel panorama – scrive nell’introduzione
al libro Patrizia Zappa Mulas – di poeti coraggiosi e corrosivi talenti
[…] Franca Valeri è stata l’unica voce femminile in quell’affresco
di Italia che cambia [e] per la prima volta un’attrice si affermava non
in virtù dei propri attributi anatomici o delle doti di caratterista
ma grazie alle proprie invenzioni letterarie”.
Scrittrice, regista, sceneggiatrice:
Franca Valeri è stata un’inventrice e un modello. Ha saputo mettere
in luce i difetti, i tic, i vezzi, le paure di un’Italia che si era arricchita
economicamente ma che manteneva ritardi culturali enormi: l’ironia con
cui ha saputo descrivere i suoi personaggi è pungente, dissacrante
e, nonostante gli anni passati, rileggiamo i suoi testi riconoscendo snobismi,
frustrazioni mal occultate, pretese prive di supporti logici, il tutto
giocato con estrema misura tra la tragedia e la commedia.
La Signorina Snob, la vedova Cecioni,
la Cesira: sono donne le protagoniste delle “tragedie da ridere” della
Valeri: “Tutte le donne di Franca Valeri hanno qualcosa in comune – non
sono mai inoffensive, mancano tutte di bonarietà, di mitezza. Quando
sono remissive con gli altri si accaniscono contro se stesse, pur di accanirsi
contro qualcuno. Quello che le sostiene sempre è l’autoillusione,
che è la faccia triste dell’inventiva. Parlano moltissimo per evitare
di pensare”.
È Valeri che pensa, che le
sa analizzare per raccontarcele, perché vedendole da fuori riusciamo
anche a guardarci dentro, a scoprire qualche pezzo di noi che sta raccontando.
Qualche pensiero in più,
qualche parola in meno…
gabriella bona
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