Donata Francescato "Ridere
è una cosa seria" Edizione Mondadori
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
Per secoli il ridere è stato
considerato un atteggiamento tipico degli sciocchi e delle persone poco
eleganti. “Un uomo di mondo può essere visto sorridere, ma mai udito
ridere”, scriveva nel 1748 Lord Chersterfield, ma già Aristotele
e Cicerone avevano messo in guardia da un pericolo nell’eccesso di riso
e nel Medioevo fu apertamente condannato. Ancora pochi anni fa, le persone
che amavano ridere godevano di poca considerazione, mentre oggi il riso,
il comico, la satira, sembrano essere diventati di moda. “Come mai si è
passati, in pochi decenni da un estremo all’altro?” si chiede, nel saggio
“Ridere è una cosa seria”, edito da Mondadori, Donata Francescato,
ordinaria di Psicologia di comunità all’Università La Sapienza
di Roma e coordinatrice del Network europeo degli psicologi di comunità.
“Si potrebbero riempire scaffali
di libri sulla sofferenza e sul dolore. Mentre ben poco spazio occuperebbero
i saggi sul ridere” sottolineal’autrice che, con il suo libro, tenta di
ovviare, almeno un poco, a questo vuoto.
Non tutti sanno ridere ed anzi “da
adulti ridere di gusto rimane un’esperienza frequente solo per alcuni e
rara per molti altri”.
Molti sono i fattori che influenzano
il riso: non soltanto l’intelligenza e la cultura che permettono di vedere
e di leggere gli aspetti ridicoli e divertenti del mondo che ci circonda
ma anche i mille aspetti del nostro carattere che, intrecciandosi tra loro,
portano ad amare o ad odiare le cose che fanno ridere, le persone allegre,
le situazioni in cui è più facile che il riso si sviluppi.
Il riso può diventare, per
i diversi soggetti, un modo per ritrovare energia o per provare profondo
fastidio.
L’autrice analizza, nel libro, la
risata usata come arma per ferire o come momento conviviale, consolatorio,
amicale, i meccanismi che provocano il riso, le situazioni favorevoli.
Un’ampia parte è dedicata
ai recenti studi sulle facoltà positive che il riso ha sulla salute
fisica e mentale, sugli ospedali che, anche in Italia, hanno introdotto
attività umoristiche a fini terapeutici e sulle associazioni che
le svolgono, ma anche sull’importanza del riso e dell’allegria nei rapporti
di amicizia, di coppia, famigliari.
Un’ultima parte analizza la sua
importanza nella politica: l’ironia e lo humor dei candidati nelle campagne
elettorali in un mondo in cui sempre meno importanza hanno i programmi
di fronte all’aspetto con cui i candidati si presentano, soprattutto in
televisione e la satira politica e le vignette che appaiono sui quotidiani
e che sempre più tendono a colpire i protagonisti della politica.
“Ridere di più e meglio per
il nostro benessere personale e comunitario si può!” conclude l’autrice,
dopo averci aiutati a riflettere sull’”importanza della risata nella vita
di tutti i giorni”.
gabriella bona
|