Massimo Novelli "Bruno Neri
- il calciatore partigiano" Graphot Editrice
Recensione
di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
“Il calcio, lo sport, contribuivano
a fare scordare un poco gli orrori della guerra. Anche nei lager nazisti
appena liberati, dai russi o dagli angloamericani, in Germania, in Polonia,
in Cecoslovacchia e in Austria, si improvvisarono partite di football fra
gli ex deportati e i militari”: Massimo Novelli, nel libro “Bruno Neri
– Il calciatore partigiano” edito da Graphot Editrice, racconta “storie
di sport e di guerra […] storie di calciatori e di pugili, di partigiani
e di fascisti, di uomini di sport che dovettero scegliere o furono scelti
negli anni di sangue che vanno dal 1942 al 1945”.
Bruno Neri morì a Gamogna,
il 10 luglio 1944. Faceva parte del Battaglione Ravenna e fu ucciso assieme
a Vittorio Bellenghi in uno scontro con i tedeschi. Neri era un calciatore,
aveva giocato nel Club Atletico Faenza, nella Fiorentina, nella Lucchese,
nel Torino e nella Nazionale italiana. Prima terzino destro e poi mediano,
“per Bruno quella di difensore concreto e morale di un’area, di un territorio,
di un’idea, di una bandiera, sarà una vocazione. Fino all’estremo”.
Novelli ripercorre, assieme agli amici del Torino Club faentino i luoghi
dell’infanzia, della giovinezza, dell’inizio della carriera di calciatore
e la montagna dove Neri trovò la morte lottando per la libertà.
Nella vita privata, il calciatore visitava mostre e musei, era amico di
scrittori e giornalisti, amato, stimato, rispettato da tutti coloro che
lo conoscevano, amatissimo da tutti i tifosi delle squadre in cui aveva
giocato con grande passione e talento. L’11 luglio 1946 “il consiglio comunale
di Faenza deliberò di dedicare al cittadino Bruno Neri, atleta caduto
per la libertà, il campo sportivo della Piazza d’Armi”.
Nel libro di Novelli trovano spazio
anche brevi storie di alcuni atleti vissuti in tempi difficili, tempi di
guerre e di scelte. Troviamo il portiere del Torino Pino Maina, ucciso
da un tram nel 1942 e Dino Fiorini, giocatore del Bologna oltre che modello
della ditta di prodotti di bellezza Bourjois, “caduto da fascista repubblichino,
nei giorni roventi del 1944”, i pugili Michele Bonaglia ucciso dai partigiani
nel 1944 e Merlo Preciso partigiano della Ventiduesima Brigata Matteotti.
La storia dello Start, la squadra
ucraina in cui giocavano calciatori famosi della Dinamo Kiev e del Lokomotiv
e che osò, durante l’occupazione nazista, sfidare sul campo e battere
ripetutamente le squadre delle truppe occupanti, anche quando “la posta
in palio era la vita” è forse la dimostrazione più chiara
di come lo sport riesca ad assorbire ed esprimere il bisogno di libertà,
l’orgoglio e la dignità di fronte a chi tenta di umiliare un intero
popolo.
Il 2 aprile del 1945, neanche un
mese prima che Torino fosse liberata e la guerra finita, nel giorno di
Pasqua, si giocò il derby tra Torino Fiat e Juventus Cisitalia.
Una serie di scorrettezze scatenò la rissa in campo e sulle tribune
cominciarono ad echeggiare colpi di arma da fuoco. Sparavano i tedeschi,
i fascisti, forse anche qualche partigiano. Quando i colpi cominciarono
a passare pericolosamente sulle teste dei calciatori, questi abbandonarono
la rissa per buttarsi a terra. Ma, appena finiti gli spari, ripresero ad
azzuffarsi, alla rissa si unirono i tifosi e soltanto con molta fatica
si riuscì ad arrivare alla fine della partita, tra contusi ed occhi
neri.
Storie conosciute ed altre poco
note, scritte con stile agile, grande partecipazione e attenzione alle
persone e al contesto storico: un libro, quello di Novelli, che ci racconta
storie importanti e che è giusto non dimenticare.
gabriella bona
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