Ugo Riccarelli "L'angelo
di Coppi" Mondadori Editore
Recensione
di Gabriella Bona
Storia e fantasia, magia e poesia sono
gli ingredienti sapientemente dosati da Ugo Riccarelli nel libro “L’angelo
di Coppi” pubblicato da Mondadori: una tenera carezza al mondo dello sport
e ai suoi personaggi.
Momenti importanti, veri o sognati,
ci narrano storie sconosciute o riportano all’attualità personaggi
quasi dimenticati.
“Il 12 febbraio del ’59 Coppi uscì
dal cancello della sua villa” e incontrò un angelo a cavallo di
“un’Aquila nera […] con il manubrio basso e i tubolari larghi, il rapporto
fisso e la vernice andata”, che pedala in salita senza che il Campionissimo
riesca a raggiungerlo. Chi è “quel ragazzo [che] se ne era andato
via come un saluto” davanti alla Bianchi lucida e leggera?
Guy Moll e Tazio Nuvolari sono stati
campioni nell’automobilismo. Il primo che aveva imparato a pennellare le
curve “in Africa, da bambino, […] guidando i cammelli”, corse una sola
stagione, nel 1934, e nello stesso anno morì durante le prove della
Coppa Acerbo. Il secondo ebbe una vita sportiva lunghissima e piena di
successi, diventò un mito delle sport per tutti gli appassionati
dell’automobilismo.
Emil Zatopek, la “locomotiva umana”,
l’unica persona che sia riuscita a vincere in una sola Olimpiade, ad Helsinki
nel 1952, i 5000 metri, i 10000 e la maratona, dovette lasciare l’attività
sportiva per l’appoggio dato a Dub?ek.
Jack Johnson arrivava dai campi di cotone,
divenne un grandissimo pugile ma si attirò l’odio del Ku Klux Klan
e della popolazione bianca: la sua boxe era bellissima “prediligeva la
scherma, il divertimento e la tattica, non la forza bruta”, ma era “un
uomo del colore sbagliato”.
Il calcio è raccontato da Ricciarelli
nel ricordo del Grande Torino, attraverso un labirinto borgesiano che precede
la tragedia di Superga e nelle gesta della Start, “undici uomini prigionieri,
undici stelle vere, allenati da un improbabile manager: un panettiere”,
gli undici che con le loro fantastiche partite giocate durante l’invasione
tedesca, hanno già ispirato il film di John Huston “Fuga per la
vittoria” e nella finta, sempre la stessa ma a cui nessun avversario sapeva
sottrarsi del più grande giocatore brasiliano, quel Garrincha che,
quando era bambino, sembrava che non sarebbe mai riuscito a camminare e
che, invece, fu due volte campione del mondo.
Jean-Antoine Carrel, italiano di Valtournenche,
ed Edward Whymper, inglese, si sfidano per la conquista del Cervino. Nati
entrambi nella prima metà dell’Ottocento, rivivono nelle pagine
del libro la loro faticosa, drammatica ed esaltante impresa.
Le partite di calcio di Pier Paolo Pasolini,
scrittore, poeta, regista ed ideatore e allenatore del Caos di Monteverde,
una squadra di borgata che parla in romanesco e che più che in una
partita sembra impegnata in una rissa, tra maledizioni e bestemmie, ma
che, conquistata dal fascino di Pasolini riesce a diventare una vera squadra,
rappresenta la parte più dolce e commovente del libro ed è
la descrizione di un momento di incontro tra sport e cultura in cui molti
ancora si rifiutano di credere
gabriella bona
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