Wolfgang Schivelbusch: "Storia
dei generi voluttuari" - editrice Bruno Mondatori
Recensione
di Gabriella Bona
Caffè, cioccolato, tè,
tabacco, spezie: siamo abituati a considerarli piccoli piaceri, piccoli
vizi, cose assolutamente normali nella vita di ogni giorno, che consumiamo
senza chiederci da dove siano giunte, quando abbiano cominciato a far parte
della nostra vita.
Con “Storia dei generi voluttuari”,
edito da Bruno Mondatori, lo studioso tedesco Wolfgang Schivelbusch, gia
autore di “Luce. Storia dell’illuminazione artificiale nel XIX secolo”
e di “Storia dei viaggi in ferrovia”, ci conduce alla scoperta del percorso
che i generi voluttuari hanno fatto per entrare nella nostra vita.
Il libro tenta di dare una risposta
a diverse domande: “qual è stata l’influenza di tali generi di consumo
nella storia dell’uomo in epoca moderna? Come mai, in determinati periodo,
apparvero in Europa dei generi di consumo totalmente nuovi? Caffè,
tè, tabacco sono state scoperte coloniali casuali, oppure vennero
a soddisfare bisogni nuovi di consumi diversi? E ancora: come descrivere
questi nuovi bisogni?”
I primi generi voluttuari ad entrare
in Europa sono le spezie, soprattutto il pepe. La loro origine esotica
e il loro prezzo molto alto divennero “uno dei mezzi più efficaci
per realizzare il di stanziamento delle classi sociali”. L’aristocrazia,
la borghesia e il proletariato si caratterizzarono sempre meglio anche
attraverso l’uso o l’esclusione da questi generi.
Il caffè, che “intorno al 1650
in Europa […] era ancora sconosciuto, al massimo usato come un medicinale”,
diventa la bevanda verso cui la borghesia tenta di indirizzare la classe
operaia, spesso poco produttiva perché troppo dedita alle sostanze
alcoliche. Ma il caffè fu anche la bevanda simbolo della moderazione
della Riforma, soprattutto calvinista.
I locali dove il caffè veniva
servito, e che presto divennero i “Caffè” erano anche la sede delle
attività più elevate della città: la letteratura,
il giornalismo e la politica vi trovavano una sede naturale e contrapposta
all’osteria plebea ed alcolica.
Anche il tabacco ha conosciuto una serie
di rituali di iniziazione. La pipa e il sigaro, il tabacco da fiuto e la
sigaretta hanno conosciuto momenti di particolare diffusione e precise
collocazioni sociali.
L’alcool, già presente e diffuso
in Europa prima dell’introduzione dei coloniali nelle forme di vino e birra,
ha seguito, come genere voluttuario autoctono, la loro espansione, senza
essere mai soppiantato e, anzi, con una propria autonoma evoluzione, dall’acquavite
ad altri superalcolici. E’ cambiato il rituale che lo accompagna, anche
se è l’unico prodotto ad avere una particolare caratteristica sociale:
offrire da bere agli amici, brindare alla salute sono caratteristiche che
gli altri generi voluttuari non sono riusciti a sostituire.
Ognuna di queste sostanze ha trovato,
nei vari livelli sociali e nel corso dei tempi, estimatori e detrattori,
ognuna di esse è stata proposta come medicina fisica e sociale o
come veleno del corpo e dei rapporti umani. Non è per caso, quindi,
che l’ultima parte del libro sia dedicata ai “paradisi artificiali”, a
quelle droghe che soltanto recentemente hanno fatto il loro ingresso sul
nostro mercato e non sono ancora diventate “normali”, quelle che ancora
vengono definite “veleni inebrianti”. Ma anche la paura delle droghe sta
cedendo il passo a ragionamenti più sensati e già la distinzione
tra droghe leggere e pesanti dimostra una maggiore capacità di affrontare
il problema. Si arriverà anche per queste sostanze alla soluzione
già adottata in passato per molte altre, quando “la società
e lo Stato, invece di proibirli, pensarono di tassarli?” Spesso si parla,
si giudica, si decide e si legifera su prodotti poco conosciuti, si ignora
o si sottovaluta il percorso storico di altre sostanze, si usano pesi e
misure diversi per prodotti simili, guidati da pregiudizi che hanno molto
poco di logico e di scientifico. Molti di questi paradossi, che è
importante conoscere, sono sottolineati e spiegati nel libro.
Una vasta scelta di illustrazioni rende
piacevole e interessante la lettura e più incisivi i concetti espressi
nel testo.
gabriella bona
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