C. Camarca - M. R. Parisi: "SOS
PEDOFILIA" - Baldini & Castoldi
Recensione di Gabriella
Bona
“Sette milioni di bambini in tutto il
mondo sono costretti alla prostituzione. Pasto sulla mensa di diciotto
milioni di turisti sessuali che si spostano da casa per raggiungere i Paesi
della fame e del dolore. Finanziando un mercato valutato intorno ai dieci
miliardi di dollari, pari a ventidue mila miliardi di lire italiane”.
Eppure lo scrittore Claudio Camarca
e la psicologa, psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi, nel libro
“SOS Pedofilia” edito da Baldini & Castoldi, scrivono che “gran parte
delle violenze sessuali sui bambini avviene all’interno delle mura domestiche,
almeno il sessantacinque per cento”.
Un dramma di dimensioni enormi, un crimine
contro l’umanità: “le cifre parlano di una guerra che inspiegabilmente
tardiamo a combattere”.
Ma la violenza di padri, nonni, zii.
di persone vicine al bambino come insegnanti, bidelli, istruttori sportivi,
persone di cui il bambino si fida e che di questa fiducia abusano nel modo
più orrendo, viene spesso coperta o ignorata prima di tutto dalla
famiglia. E’ difficile denunciare chi ci sta vicino, il marito, il padre,
il fratello che hanno violentato la nostra bambina o il nostro bambino
ma è anche difficile, nella vita frenetica che conduciamo, trovare
il tempo per amare, per capire, per aiutare queste figlie e figli in tenera
età.
Un’educazione che non tenga conto delle
loro esigenze, l’indifferenza e l’iperprotettività creano l’ambiente
ideale in cui può inserirsi chi, invece, “divide il suo tempo con
il bambino, ascoltandolo con interesse e giocandoci insieme, [mettendolo]
al centro dell’universo” e che, alla fine, lo violenta, lo uccide, lo sottopone
a prove tremende.
Quella in cui viviamo è una civiltà
in cui “la brama di possedere, il far agire dietro nostro ordine, capisaldi
di una società incentrata, fondata sui rapporti di potere” porta
a ricercare, per la soddisfazione dei propri desideri, i bambini, ancora
incapaci di far valere i propri diritti.
Mentre dilaga la pedofilia (ma gli autori
si chiedono giustamente se ha senso continuare ad usare per questo orrore
una parola che significa ‘amore per i bambini’) voyeuristica, fatta di
film pornografici e di siti internet, di programmi televisivi e di pubblicità
che mercificano e banalizzano l’immagine dell’infanzia, è difficile
trovare chi denunci questo tipo di abuso: non è affatto passivo,
perché “la sola fruizione di una fotografia che riporta un bambino
violato, fa dell’utente un protagonista di quell’abuso […] è proprio
per lui che viene perpetrato il crimine”.
Eppure della pedofilia si sa ancora
troppo poco, esiste poca letteratura scientifica e poche analisi sul campo
e questo, unito all’omertà famigliare, al rifiuto di denunciare
per la paura di far rivivere al bambino momenti terribili in tribunale,
alla paura collettiva di aprire gli occhi su un orrore che coinvolge tantissime
persone, rallenta un processo di conoscenza e la ricerca di soluzioni di
un problema che ogni giorno, tra silenzio, paura e indifferenza, ingoia
sempre più bambine e bambini in ogni parte del mondo.
gabriella bona
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