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    Ave Appiano: "Bello da mangiare" - Edizione Maltemi
    Recensione di Gabriella Bona
     
    Arte e gastronomia, pitture e cibi, sono gli ingredienti del gioioso e intelligente libro di Ave Appiano: “Bello da mangiare”, edito da Maltemi, analizza “una serie di opere comprese tra il Medioevo e la nostra contemporaneità contenenti particolari commestibili o composizioni di alimenti” per arrivare a “comprendere e gustare il senso profondo, non solamente con gli occhi ma anche con il palato”. 
    Incontriamo l’Arazzo di Bayeux, realizzato nell’XI secolo, in cui su “70 metri di lunghezza e 50 centimetri di altezza si racconta la conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni”. La cottura del cibo e i pasti, la carne di manzo, la selvaggina , il vino cotto e i banchetti sono parte integrante della storia. 
    Le rappresentazioni dell’Ultima Cena che si trovano tra le Alpi e la pianura del Piave, realizzate tra il XIV e il XVI secolo narrano non soltanto un profondo senso religioso ma anche il tipo di alimentazione della zona: i gamberi di fiume, le castagne e i fichi appaiono sempre, accanto ad alimenti più fedeli alla tradizione. 
    Mele cotogne, melograni, uva, pesche, pere sono ripresi nella pittura allegorica nel corso dei secoli. Intorno al 1500 si affaccia il realismo e il “Mangiatore di fagioli” di Carracci, i “Mangiatori di ricotta” di Campi, la “Vecchia cuciniera” di Velásquez ci offrono una rappresentazione sociologica del periodo in cui sono state realizzate. 
    Aspetti storici, sociologici e morali appaiono nei quadri dei Bruegel e dei Brueghel. “A metà strada tra una retorica umanizzazione della natura e una moraleggiante naturalizzazione dell’uomo” troviamo le opere di Giuseppe Arcimboldo. 
    Dalla fine del ‘500 a tutto il ‘700 la rappresentazione del cibo svela “l’inconscia inquietudine per l’indigenza provocata dalle carestie frequenti”. 
    Negli ultimi secoli, un benessere sempre più diffuso porta ad una pittura più ricca, più ricercata e raffinata, alla ricerca estetica, fino ai contemporanei, come nell’opera di Dalí, di Thiebaud, di Assetto, di Botero. 
    L’autrice è coadiuvata, nella stesura del libro, dallo chef Andrea Ambrosini che, con una serie di suggerimenti pratici, invita alla realizzazione di alcuni dei piatti dipinti e alla loro collocazione in ambienti adatti alla loro degustazione. 
        
    gabriella bona

 
 
 
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